Capitolo 12

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Passarono circa due settimane e di Simone, nessuna traccia. Ormai avevamo smesso di scriverci più o meno tre giorni dopo che io tornai a casa. Non so dirvi precisamente perché, ma me l'aspettavo. Andiamo, perché Simone Giannelli avrebbe dovuto perdere la testa per me? Sono solamente una semplice studentessa, abito al sud dell'Italia e lavoro saltuariamente in una pizzeria per arrotondare le spese. Lui può avere sicuramente ragazze più interessanti di me. Sfortunatamente, non ero per niente brava a nascondere le mie emozioni. Le mie coinquiline mi vedevano giù di morale e in quei giorni, infatti, fecero di tutto per farmi ridere e per farmi svagare. Sapevano bene che Simone non si era fatto più sentire e quando potevano, non perdevano occasione per fare dei commenti negativi sul suo conto. Nonostante tutto, avrei avuto un esame a breve e, quindi, mi toccò riprendere in mano la situazione e tornare a studiare. Mi mancavano pochi esami, prima di potermi laureare, e a rovinarmi non sarebbe stato di certo un ragazzo. Neanche se il ragazzo in questione è un campione olimpico ed è conosciuto in tutto il mondo.

Così trascorse un'altra settimana, poi un'altra ancora. Passavo le mie giornate sui libri, a giocare a carte con le mie coinquiline e a guardare film sul divano. Ogni tanto andavamo anche al cinema, una delle mie passioni più grandi.
Ovviamente, non smisi di seguire la Superlega, anche la pallavolo era una delle mie passioni. Non avrei di certo smesso a causa di un incidente di percorso. Continuavo a seguire la mia squadra del cuore, che non si limitò solamente a giocare le partire, ma anche a vincerle. Nonostante tutto, ero felice che la Diatec si trovasse ai vertici della classifica, anche se mi faceva una strana impressione vedere Simone oltre lo schermo.


Due settimane dopo il mio ritorno, io e le altre decidemmo di organizzare a casa nostra una cena con altre colleghe universitarie, per festeggiare il compleanno di Eleonora, una delle mie coinquiline. Stava andando tutto liscio, mi stavo persino divertendo. Stavamo bevendo un po', non molto, e la situazione andò degenerando, dato che iniziammo a fare commenti sia sui ragazzi della nostra università, sia su attori e cantanti famosi.

"Ma quale Shawn Mendes, avete visto che figo Luca Vettori?"  Disse Rossella, una mia compagna di corso.

"Luca chi?" "Mai sentito." Dissero in coro altre due ragazze.

"Un pallavolista." Risposi io, compiaciuta del fatto che, finalmente, ci stavamo addentrando in un campo che conoscevo bene come le mie tasche.

"Ma no, se vogliamo parlare di pallavolisti, io preferisco di gran lunga l'alzatore. Com'è che si chiama? Giannelli?" Incalzò Clelia.

In un attimo, mi sentii addosso gli occhi di Federica, Eleonora, Ilaria e Alessandra, le mie coinquiline.

"Non puoi paragonare Vettori a Giannelli. E poi, levatelo dalla testa. Girano voci che alla Supercoppa abbia portato con sé la fidanzata. L'hanno beccato in giro per Bologna con una tipa. Vettori invece è single, ve l'assicuro, mi sono informata bene." Continuò Rossella, ammiccando un sorriso.

Inutile dire che il mio volto aveva assunto un colore rossastro. Stavo andando letteralmente a fuoco.

"Ma va, fidanzato quello. Sicuramente si trattava di una scappatella, figurati se un ragazzo della sua età, per di più famoso, si va ad impelagare in una storia seria. Comunque, è inutile parlarne. Nessuno di loro guarderebbe mai una ragazza come noi." Dopo aver finito di parlare, Clelia alzò lo sguardo, che ricadde su di me.

"Ehi, che ti prende, Iris? Sembra tu abbia visto un fantasma."

Mi alzai di scatto, presi il mio bicchiere di vino e mi andai ad appoggiare sul termosifone. Fissai il vuoto per alcuni secondi, sentendomi osservata da tutte le ragazze presenti.

"Stavo solo pensando che sono completamente d'accordo con te, Cle."

Cosa rimane di noiWhere stories live. Discover now