Capitolo 15- Parte 2

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La sveglia suonò inutilmente, ero già cosciente da molto tempo ormai. Stessa stanza, stesse persone (o quasi) di due mesi fa. Ma sono cambiate tante cose da allora. Era proprio a questo che stavo pensando, mentre Giulia dormiva e il sole si accingeva a sorgere. Pensavo alla Supercoppa, a come la mia vita fosse cambiata in meglio, da quando ho conosciuto Simone. 

Questa volta, però, non sarei dovuta andare a Modena fin dalla mattina, anche se avrei voluto farlo con tutta me stessa. Io e la mia amica ci eravamo accordate il giorno prima che saremmo uscite presto per andare a fare colazione in un bel bar del centro, per poi perderci nei negozi bolognesi.
Riuscii a svegliare Giulia e in poco tempo ci ritrovammo già in strada, dirette in centro. Erano le dieci e mezza e ormai mancavano poche ore, prima di prendere il treno per Modena. Fortunatamente il tempo passò velocemente. Andammo a comprare degli indumenti sportivi e dei libri che servivano a Giulia e dopo pranzo l'accompagnai a fare la spesa. Ovviamente non poteva portare a casa da sola tutte quelle buste, quindi le diedi una mano. Ero in perfetto orario, erano le quattro e mezza. Era arrivato il momento di andare. Rassicurai Giulia, dicendole che non c'era bisogno che mi accompagnasse in stazione, visto che ormai conoscevo benissimo la strada.

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Eccolo lì, il Palapanini. Fuori c'era tantissima gente, alcuni con gadgets della Diatec, altri con quelli dell'Azimut. Fortuna che riuscii ad acquistare il biglietto, dato che l'evento andò sold-out in pochissime ore. Purtroppo però si trattava solamente di una tribuna non numerata. Ma pazienza, almeno ero lì.
Mostrai il biglietto e i documenti all'entrata, feci tutti i controlli e finalmente arrivai al mio posto. Eccolo. Simone era lì, stava facendo le fasce sotto rete. Ero troppo in altro perché potesse vedermi. Allora lasciai immediatamente la borsa e le altre cose e scesi furtivamente le scale, fino ad arrivare a bordo campo. Mi misi in corrispondenza della rete e iniziai ad osservarlo, sperando che si girasse, prima o poi. Dopo un minuto, che a me parve un secolo, alzò la testa e i nostri sguardi si incrociarono. Ci guardammo per un tempo indefinito, forse gli sembrava impossibile che potessi essere sul serio lì. Poi mollò tutto e iniziò a correre verso di me. Finalmente ci ricongiungemmo e in quel momento niente fu importante, né le transenne che ci dividevano, né i suoi compagni che ci guardavano incuriositi, né i vari tifosi che tentarono di attirare l'attenzione di Simone. Mi stava abbracciando fortissimo.

"Mi spieghi che ci fai qui? Non dovevi essere a Lecce? Tra qualche giorno hai un esame!" Stava piangendo. Non l'avevo mai visto piangere, non che ce ne fosse mai stata occasione. Siamo stati pochissimo tempo insieme, di persona.

"Volevo farti una sorpresa e a quanto pare ci sono riuscita." Mi stava letteralmente soffocando, dubito infatti che abbia sentito le mie parole. Poco dopo ci staccammo e iniziò ad accarezzarmi i capelli, non smettendo di versare qualche lacrima, di gioia, spero. E poi mi baciò. Non fu un bacio di circostanza, né un bacio superficiale. Mi baciò con tutto se stesso. E non importa se tutti i presenti lì intorno rimasero senza parole, non importa se nessuno sapeva di "noi", lui lo fece lo stesso. Agì d'impulso. E fu un bacio che durò tantissimo tempo e che si concluse poi con un ulteriore abbraccio caloroso.

"Tu sei impazzita. Ma ne avevo bisogno. Ero nervosissimo per questa partita, ma ora non lo sono più. Sei riuscita a calmarmi."

Ci staccammo solo ed unicamente perché dovette iniziare a riscaldarsi, altrimenti credo che saremmo rimasti così per sempre.
Tornò dai suoi compagni e io tornai al mio posto. Mi sentivo addosso gli occhi di tutti e in effetti era proprio così. La gente non smetteva di guardarmi, alimentata dal fatto che anche Simone non smetteva di farlo. Aveva insistito con il farmi sedere nella tribuna riservata, ma io decisi di rifiutare e di sfruttare il mio posto e il mio biglietto.
La partita iniziò e durò cinque e lunghissimi set. Entrambe le squadre furono bravissime, nessuno dei pallavolisti sembrava voler mollare. Il quinto set fu un calvario. Lottarono con la forza per ogni punto, non ne sprecarono nemmeno uno. Persino le battute andarono tutte a segno. Ma il tutto si concluse con la vittoria dei ragazzi trentini, a discapito dei modenesi, tra le urla e gli applausi dei pochi tifosi della Diatec presenti, tra cui c'ero ovviamente anche io. Tutti e quattordici i ragazzi raggiunsero il centro del campo, per abbracciarsi e per scattare le solite foto di circostanza e io, per l'emozione, mi catapultai letteralmente sulle transenne. Scesi le scale velocemente e, nel farlo, notai che Simone stava monitorando i miei movimenti. Così si avvicinò e ci abbracciammo fortissimo e fu il mio turno di piangere.

"Siete stati bravissimi, sei stato bravissimo. Anche se qualcosa è cambiata, sono sempre la solita fan sfegatata della Trentino Volley. Avete vinto la partita con il Modena, ti rendi conto?" Ero felicissima. Lo strinsi ancor più forte a me e lui fece lo stesso. Mi prese il viso tra le sue grandi e perfette mani, mi accarezzò e poi mi sussurrò qualcosa, dolcemente.

"Grazie. Questa vittoria è anche un po' tua." Appoggiai le mie mani sulle sue e lo baciai con tutta la forza che avevo. E non fa nulla se le mie lacrime si mischiarono alle sue gocce di sudore, è pur sempre un'immagine bellissima che rimarrà per sempre scolpita nella mia mente e, soprattutto, nel mio cuore. 

Cosa rimane di noiWhere stories live. Discover now