Capitolo 31

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Sapete cosa accade, quando un pianista sbaglia una sequenza? Quando, mentre sta suonando, sbaglia a premere un tasto, senza volerlo? Tutta la melodia cambia e si rompe un equilibrio, quell'equilibrio che l'ha accompagnato per tutto il periodo delle prove, in cui non ha fatto altro che cercare di migliorarsi, di migliorare il suo lavoro e, nel contempo, di migliorare se stesso. Non è un po' la stessa cosa, quello che è successo a me e Simone? C'è stato un tasto, un unico tasto maledettamente sbagliato che ha rovinato la melodia che stavamo costruendo insieme. E come il pianista si ricorderà per sempre di quell'unico tasto sbagliato durante tutta la melodia, anche noi ci ricorderemo per sempre di quell'errore commesso, volenti o nolenti. No, non è questo che ha portato alla nostra rottura, come vi avevo già anticipato. Conosco Simone, nonostante tutto, e so bene che tutto quest'episodio di Arianna non è stata interamente e totalmente colpa sua. Io so leggerlo, sapete? Non dico che so leggere nella mente come facevano in Twilight, ovvio, ma so leggere i suoi occhi, anche oggi che non stiamo più insieme. Forse è qualcosa che capita tra anime gemelle, o forse no: forse sono io che credo di saper fare qualcosa che in realtà non esiste.
Tornando a noi, quella sera, come vi dicevo, sono entrata in casa e ho trovato Simone con Arianna. Erano nel soggiorno, la prima stanza che si incontra quando si entra in casa. Erano in piedi, vicino la finestra e la libreria: la televisione era accesa e ricordo ancora che era sintonizzata su un canale musicale, come sempre. Lui era di spalle, mentre io e la ragazza ci guardammo negli occhi. Perché non si girò, nonostante fossi entrata urlando? Semplice, aveva delle cuffiette infilate nelle orecchie, mentre l'mp3 era in mano ad Arianna. Successivamente, mi disse che lei le stava facendo ascoltare una canzone che le piaceva tanto e voleva un suo parere. Il punto è che lui non mi vide, ma lei sì. E sapete che fece? Lo baciò. Lo baciò guardandomi negli occhi. Quello che lei non si aspettava era la reazione del ragazzo.

"Ma che diamine stai facendo?" Iniziò ad urlare lui. "Sei impazzita?" E così facendo, si tolse le cuffiette, lanciandole per terra. "Aveva ragione, aveva ragione su tutto." Disse Simone, mentre Arianna rimase completamente pietrificata. Ma non era l'unica, in quella stanza. A quel punto il trentino si girò e incontrò i miei occhi. Non si aspettava di vedermi perché evidentemente non mi aveva sentito entrare. Non sapeva che dirmi, ma potevo capire dal suo sguardo che era in difficoltà, sembrava stupito e addolorato quanto me.

"Iris, io..." Non ero arrabbiata con lui, stranamente. Ma avevo bisogno di schiarirmi le idee. Sì, avevo ragione. Eccome se avevo ragione: lei era una vipera e non voleva fare altro che dimostrarmi che avrebbe potuto prendersi Simone e portarci alla rottura. L'avevo capito, ma non potevo rimanere in quella stanza, dovevo andare via. La situazione si stava facendo pensante e non sarei stata lucida per affrontare entrambi, in quel momento. Così, senza dire niente, lasciai la valigia e la borsa, compresa di cellulare, e uscii dall'appartamento: non sapevo bene dove andare, ma non volevo stare lì. Avevo gli occhi pieni di lacrime, tanto da non riuscire quasi a vedere più nulla. Camminando, mi ritrovai in un parco non molto distante da casa. Era sera, c'erano pochi lampioni e mi sembrava il posto perfetto per starmene in tranquillità, senza occhi indiscreti. Mi sedetti ai piedi di un albero, in mezzo ad un'aiuola e iniziai a piangere a dirotto: piansi tutte le lacrime trattenute fino a quel momento e lo feci per un'ora intera. Avevo lasciato tutto a casa, compreso il cellulare, quindi Simone non avrebbe potuto contattarmi in nessun modo. Ripensavo alla scena appena vista, al bacio e al ghigno di Arianna: non mi aveva tradita, perchè il tradimento si commette in due e Simone non era proprio del tutto consapevole della cosa, a quanto vidi. Ma ci rimasi male comunque. Dopo quel lungo pianto liberatorio, mi sentii decisamente meglio e iniziai a pensare in modo più lucido. Purtroppo stava iniziando ad arrivare anche la stanchezza: avevo pur sempre attraversato tutta l'Italia ed era quasi ora di andare a dormire. Gli occhi infatti iniziarono a chiudersi lentamente, cullata anche dal vento e dagli alberi.

"Andiamo a casa, ti prego." Una voce dolce mi svegliò. Aprii gli occhi e vidi il volto di Simone vicinissimo al mio: era accovacciato e mi stava fissando, anche se non mi stava toccando neanche con un dito. Lentamente, mi resi conto della situazione e tornai alla realtà. Iniziai a fissarlo in modo gelido e una lacrima riprese a solcarmi il viso. Non appena mi vide piangere, mi abbracciò inconsciamente e io ricambiai l'abbraccio.

"Ti prego, perdonami." Lo stinsi ancora più forte. "Ti amo."

Sapete, io ero totalmente consapevole del fatto che Simone non mi aveva affatto tradita. O almeno, non fisicamente. Ciò che aveva tradito era la fiducia, la fiducia riposta in me: l'avevo capito fin dal primo momento che quella ragazza voleva solamente mettere "zizzania" tra noi. L'avevo capito subito. Chiamatelo istinto femminile, sesto senso o in qualsiasi altro modo. Ciò che mi dispiace maggiormente è che Simone non si sia fidato di me, arrivando addirittura a darmi della paranoica. Fortunatamente la storia di Arianna finì quella sera: io tornai a casa con lui e ci addormentammo abbracciati, come a farmi capire fisicamente di aver sbagliato e di esser pronto a farsi perdonare. Indubbiamente, dopo quella sera tutto prese una piega migliore, visto che Simone iniziò a fidarsi ciecamente di me, mentre io, a mia volta, tornai a fidarmi di lui a piccoli passi. Ma era come se Arianna avesse dato una scossa al nostro rapporto, che andò sempre progredendo fino alla rottura definitiva, ovviamente. Ma di questo ne parleremo più avanti e non sarò prolissa, ve lo prometto. Sta di fatto che, per nostra fortuna, quella ragazza uscì totalmente dalle nostre vite. La vidi solamente un'altra volta, in università, dove però lei fece finta di non vedermi e cambiò addirittura direzione. Che Simone le abbia fatto un bel discorsetto, quella sera? Chi lo sa.

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