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Una bella mattina risvegliò i due ragazzi.
Min-Young arrossì accorgendosi che stava abbracciando Jimin e anch'esso la abbracciava.

Si staccó velocemente da lui, e subito, come reazione, Jimin si sveglió e si strofinó un occhio con i cappelli castani arruffati.
«Ehm scusa....adesso vado a preparare la colazione, poi devo lavorare.» disse per prima la ragazza un po' nervosa.
«Lavori anche di sabato?» chiese Jimin.
«O-oggi è sabato!?»
«Sì.»
«Allora credo proprio che rimango a casa, che bello.» rispose Min-Young con voce tremolante e un sorriso imbarazzato.
«Stai bene? Mi sembri strana.»
«No no, sto bene. Adesso vado.»

Lasció la stanza di Jimin per cambiarsi e si avviò in cucina per preparare una buona colazione.

Dalla cucina emanava un buon profumo e Jimin si accorse, gli sembrava familiare.
Scese e scoprì che erano delle creeps con lo sciroppo alla fragola e un tè al latte....la sua colazione preferita.
«Eccoti Jimin! Su siedeti.» esclamò mettendo l'ultimo piatto di creeps sul tavolo.

Si sedette e restò ad annusare il profumo dolce.
Prese forchetta e coltello cominciando a tagliare un pezzo e a metterlo in bocca per poi spalancare gli occhi.

«Jimin? É buono?» chiese la ragazza curiosa di saperlo.
«No-non.....»
«Ho capito! Sono orribili.» si rattristò.
«Eh!?! Scherzi!? É la più buona che ho mai mangiato! Volevo dire "Non ho parole e non ho mai assaggiato una prelibatezza così deliziosa"»
Fece spuntare un sorriso bellissimo a Min-Young.

«Questo.....» disse Jimin prendendo la tazza di tè latte.
«Oh scusa! Ho gusti strani. Mi piace bere il tè latte dopo il dolce, immagino che vuoi più un caffè più che altro.»
«No, anch'io amo da impazzire il tè latte, lo adoro. Invece la mia ex ragazza la odiava, diceva che era una cosa per bimbi e da pazzi.» disse il ragazzo ridendo, era bellissimo quando sorrideva divertito.
Ma Min-Young sentendo la sua ex ragazza si rattristò un po', non sapendo il motivo.
«Be tutti hanno gusti. Apprezzo la gente che ama il caffè americano, per esempio, anche se mi fa schifo, però l'importante non sono le cose, ma noi stessi.» indicò con l'indice il cuore.
«Come sempre, hai ragione.....Mmmmm questo tè latte è dolce, ma non troppo, ha una dolcezza delicata proprio come.....»
«Un Angelo.» dissero in coro i due.
«Esatto, sai leggere la mente? Mi sono chiesta mille volte.» disse Jimin ridendo a ogni parola, alquanto strano, ma piacevole.
«Può darsi.» rispose ironico.
«A Natale andiamo in montagna a giocare?» chiese Min-Young.
«Usi ancora la parola "giocare"!? Ma comunque accetto volentieri, ma i tuoi amici?»
«I miei amici festeggeranno il Natale con i loro genitori, io invece...» subito Jimin la abbracció da dietro.
«Hai un caro adesso. Sarò qua ad aiutarti e a festeggiare qualsiasi cosa.» disse il ragazzo sussurrando alla ragazza un po' più bassa di lui.

Min-Young non sapeva perché il suo cuore cominciò a battere come un tamburo e le sue guance diventarono di un colore pesco.
«G-grazie.» balbettò.
Lasciò la presa e si mise davanti ai suoi occhi.
«Oggi cosa facciamo di bello?» chiese il ragazzo.
«Visto che non hai tuoi vestiti dobbiamo andare a comprare ed anche le decorazioni natalizie.» rispose tornado alla normalità.
«Le donne sono sempre pur donne.» sbuffò il ragazzo.
«Ehi ma da quando sei diventato così sicuro di sé!?» chiese Min-Young ridendo e sbuffando.
«Da sempre. Io sono sempre stato così.»
«Ahhh capisco, quindi l'altro Jimin è solo il falso Jimin?» chiese sempre ridendo.
«Ovvio.» rispose semplicemente ridendo.
«Sei sempre più strano, ma adesso usciamo, sennó ti rinchiudo in casa.»
«Arrivo.»

Uscirono e presero l'autobus fino al centro commerciale.
Prima comprarono le decorazioni poi entrarono in vari negozi per cercare vestiti per Jimin.
Ogni vestito che indossava era pari a ogni ragazza che sbavava sulla vetrina.

Poi successe che non voleva far pagare a Min-Young.
«Siete una bella coppia! È normale litigare per queste cose.» disse la cassiera che aveva assistito tutta la scena.
«N-noi non stiamo insieme.» rispose Min-Young.
Da quella risposta Jimin un po' si rattristò.
«Però starete bene come coppia.»
Min-Young arrossì di botto per quella affermazione.

Finalmente dopo ore in quel centro commerciale con dimensioni imponenti, Potettero tornare a casa con l'autobus.
«Era ora! Mi fa male dappertutto.» si lamentò il ragazzo stiracchiandosi.
«Vuoi che ti faccio anche un massaggio?!» disse ironica.
«Sì, grazie.» rispose apposta.
Min-Young gli diede un pugno leggero sulla spalla.

Jimin era un ragazzo che ti faceva pensare che era un ragazzo calmo, tranquillo, freddo e misterioso, ma allo stesso tempo simpatico, un chiacchierone e solare. Era un ragazzo alquanto strano, ma era speciale. Pensò Min-Young guardandolo stiracchiarsi sull'autobus ormai vuota.
L'autobus si fermó in una fermata per far salire due uomini vestiti di nero con un paio d'occhiali e una mascherina nera che li coprivano tutto il viso. Si avvicinarono bruscamente ai due ragazzi prendendo Jimin per la giacca con molta forza.
Jimin si allertó e fece di tutto per non essere preso da loro. Aveva già capito chi erano, erano lì per prenderlo.
«J-Jimin....» balbettò dalla paura la ragazza.
«Vieni con noi e noi non ti faremo nessun male Park Jimin!!» disse uno degli uomini in nero.
«Mai!!! Mi testerete fino alla morte!! Io sarei così scemo da andare di mia spontanea volontà all'inferno? Tsk, scordatevelo!!» rispose ad alta voce.
«L'hai voluto tu.» l'altro uomo prese una pistola dalla tasca della giacca con molta velocità.
Min-Young si mise davanti a Jimin come uno scudo.
L'autista si accorse e si era già fermato da qualche minuto per chiamare la polizia.
L'uomo con velocità sparò. Jimin dalla scena che sarebbe successa, fermò il tempo come per magia.
Aveva un minuto per salvare Min-Young e sistemare i due uomini in nero.

Era uno dei suoi poteri speciali che aveva purtroppo avuto a causa dei test di quei pazzi.

Min-Young aveva le braccia aperte e gli occhi chiusi per la paura, era proprio messa davanti a Jimin. Il proiettile era ancora a mezz'aria.
Il ragazzo prese il proiettile a mezz'aria e lo buttò per terra.
Aprì la porta dell'autobus e buttò giù gli uomini più lontani possibile.
Prese Min-Young in braccio con i sacchetti delle compere e con un altro suo potere si teletrasportò anche se non aveva più forze, visto che in un giorno poteva solo usare un potere. Ma per Min-Young fece un piccolo sforzo.

Arrivò a casa con in braccio la piccola con gli occhi ancora chiusi. La appoggiò sul divano e lui cadde per terra per poi non svegliarsi più dalla fatica.
Mancavano dieci secondi e il tempo ricominció di nuovo a partire come se niente fosse successo.

Min-Young non sentendo il proiettile addosso aprí un occhio e sbirciò. Era a casa sua sul divano.
Si alzò grattandosi la nuca stranita. Poi vide Jimin per terra senza sensi.
«Jimin!! Mi senti?» prese il polso e sentì che c'erano le pulsazioni, e sospirò sollevata.
«Si sarà addormentato. Ma come faccio essere qui se prima ero in autobus e c'erano due uomini che volevano Jimin, poi uno ha preso una pistola....» disse tra se a se stranita.

Portò con fatica Jimin nella sua stanza.
Ormai si era fatta notte e fuori nevicava.
Dalla stanchezza si buttó sul letto di Jimin e si addormentó sopra di lui con i vestiti ancora addosso.

ʸᵒᵘ'ʳᵉ ⁿᵒᵗ ᵃ ᵐᵒⁿˢᵗᵉʳ ✓Where stories live. Discover now