Capitolo 7

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"Se la famiglia fosse un frutto, sarebbe un arancio, un cerchio di sezioni tenute insieme ma separabili, con ciascun segmento distinto".

Letty Cottin Pogrebin 

Hayden, Idaho, 1997

«Sei sicura di voler mettere anche quel vestito nella borsa?».

Da quando Bridget era visibilmente incinta, Nick non rischiava di accendere la sua ira affrontando il discorso "fisico".

Solo che Bridget stava piegando un vestito nero, un tubino che si era messa al compleanno di Kimberly, una sua amica, con l'intento di infilarlo nella borsa che avrebbero portato all'ospedale.

Tralasciando il fatto che non sarebbe stata in vena di mettersi in tiro, dopo il parto, era fuori discussione che quell'abito le sarebbe stato bene.

Ma questo non poteva di certo dirglielo. A meno che non volesse morire.

Infatti si beccò un'occhiata di fuoco dalla ragazza che, imperterrita, decise di mettere il vestito nello zaino.

A quel punto Nick alzò le mani, in segno di resa, e sapientemente lasciò perdere.

La vedeva già abbastanza preoccupata e non voleva rincarare la dose.

Anzi, le sorrise e cercò di rassicurarla: «Vedrai, andrà tutto bene... E io sarò sempre con te».

Non avevano ancora parlato di quel giorno, ma si stava avvicinando il momento.

Ed era normale essere in pensiero, nervosi e agitati.

Bridget alzò la testa e gli sorrise prima di tirare un lungo sospirò liberatorio.

«Sei sempre in tempo per tirarti indietro», da qualche mese a quella parte, cioè da quando si era trasferita a vivere a casa di Nick, Bridget non faceva che chiedergli la stessa cosa. 

La prima volta l'aveva trovata dolce a preoccuparsi per lui, ma ormai iniziava a credere che forse la sua ragazza stava avendo dei dubbi. 

Fermò tutti i preparativi, la prese per le spalle e la costrinse a girarsi nella sua direzione per poterla guardare bene in volto. Era sempre stato molto bravo a leggerle nel pensiero, perciò gli bastava osservare i suoi occhi per sapere che cosa le passava per la testa.

Ciò che vide fu paura, ma sapeva che era una reazione più che normale, così affermò: «Io non vado da nessuna parte Bridget. Cresceremo questo bambino insieme».

Non avevano voluto sapere il sesso prima del parto, perché pensavano che sarebbe stata una bellissima sorpresa scoprirlo all'ultimo, ma avevano già deciso i nomi. Uno se fosse stata femmina, e uno per il maschio. 

«Non te ne farò una colpa se alla fine deciderai di non volerlo più», continuò Bridget. Lei non sarebbe tornata sui suoi passi, ma non avrebbe neanche costretto Nick ad una vita di cui poi si sarebbe pentito.

Era proprio questo che la tormentava più di tutto, sapere che aveva privato il ragazzo che amava dei suoi sogni.

«Bri, è una mia responsabilità quanto tua. L'abbiamo fatto insieme e insieme lo cresceremo. E sarà il bambino più amato del mondo, di questo ne sono certo».

La determinazione che Bridget vide negli occhi del giovane la tirò un po' su di morale, ma non evitò di aggiungere: «Non credi che forse mia madre abbia ragione?»

Dal giorno in cui aveva saputo che la figlia era rimasta incinta, Tamara aveva deciso di non rivolgerle più la parola. Fredda, distaccata, come se non avesse mai avuto nulla a che fare con Bridget, non aveva detto niente neanche quando lei si era trasferita dai genitori di Nick.

Solo una volta aveva espresso la sua opinione in merito e, non essendo stata ascoltata, aveva deciso di tacere per il resto del tempo.

Sapeva che quel silenzio per sua figlia era ancora più doloroso di qualsiasi altra parola e, alla fine, era riuscita perfino nel suo intento di tormentarla.

Perché Bridget non si sentiva più all'altezza di quel compito. Ripensava a ciò che le aveva detto la madre e iniziava a credere che fosse vero. 

Non dormiva neanche bene la notte e il pensiero di non essere all'altezza era diventato un incubo.

Nick, comprensivo, l'aiutò a mettersi seduta sulla sua vecchia poltrona e si inginocchiò di fronte a lei, per poter stare alla sua stessa altezza. 

Le prese le mani tra le sue, e le strinse con dolcezza mentre le diceva: «L'unica cosa che so è che il mio cuore batte all'impazzata quando sfioro la tua pancia e sento il nostro piccolino scalciare. Mi emoziono all'idea che quella creaturina avrà qualcosa di me e qualcosa di te».

Non riusciva a smettere di sorridere, quasi come un ebete, mentre le parlava e apriva completamente il suo cuore a lei. 

«Me lo immagino con i tuoi bellissimi occhi azzurri come il cielo...»

«E i tuoi capelli biondi come il grano» aggiunse lei, portando proprio una mano a sfiorare le punte di quei capelli, ritrovando un po' di spensieratezza.

«So che sarà forte e positivo come te, ma con la mia tendenza ad essere pragmatico. Felice come tutti i bambini, intelligente come la mamma e generoso come il papà».

Gli scappò una lacrima, libera e solitaria, tra le ciglia dei suoi occhi, che cadde lentamente lungo il viso e la guancia e che fu prontamente presa dalle dita di Bridget.

Lei portò la lacrima più vicina ai suoi occhi e le sorrise mentre Nick continuava con il suo monologo.

«Ci sosterremo a vicenda, come abbiamo sempre fatto. Faremo tanti sbagli, questo è sicuro, perché essere genitore è il lavoro più difficile del mondo», le confessò, cercando di essere quanto più sincero possibile.

«Ma so che saremo comunque degli ottimi genitori», concluse con una tale sicurezza da rendere Bridget ancora più indecisa, forse proprio perché lei invece di dubbi ne aveva tanti. 

«Come fai a saperlo?»

«Lo so perché io e te ci amiamo, e ameremo nostro figlio ancora di più».

Le posò una mano sul ventre rigonfio e si avvicinò per baciarlo, in un gesto così affettuoso che Bridget perse un battito del suo cuore.

Ogni volta che lo vedeva cercare d'interagire con il figlio ancora non nato, pensava che davvero sarebbe stato il bambino più amato del mondo.

E se c'era l'amore, non poteva che andare tutto per il meglio. 

Let her goWhere stories live. Discover now