Epilogo

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"Beh, hai bisogno della luce solo quando si sta spegnendo
Ti manca il sole solo quando inizia a nevicare
Ti rendi conto di amarla solo quando la lasci andare

Ti rendi conto di essere arrivato in alto solo quando ti senti giù
Odi la strada solo quando ti manca casa
Ti rendi conto di amarla solo quando la lasci andare
E la lasci andare"

Dal testo della canzone "Let her go" di Passenger

Tre giorni dopo.

Lo sceriffo aveva insistito affinché Nick e Bridget andassero a dormire a casa sua, mentre aspettavano, anche se loro avrebbero voluto sostare in un semplice motel.

Alla fine non avevano potuto dirgli di no. 

Il responso delle analisi era arrivato la mattina seguente ma in realtà era stata solo l'ennesima conferma. 

Come facevano ormai da quindici anni, avevano reagito in due modi differenti. 

Nick si era appostato davanti alla stazione, pretendendo di vedere l'uomo che aveva ucciso sua figlia, urlando e sbraitando. Lasciando tutti, compreso se stesso, basiti da quell'atteggiamento.

Era perfino riuscito a superare le guardie e raggiungere il luogo delle celle e aveva visto in faccia Jerry, solo per qualche istante.

Il tempo di sputargli in faccia tutto l'odio che provava, per poi venir placcato da un poliziotto. 

Avrebbe dovuto passare la notte in cella per aver aggredito una guardia, ma lo sceriffo era stato clemente e lo aveva riportato a casa sua facendo finta che non fosse mai successo nulla.

Bridget invece era caduta in una sorta di coma vigile. Apatica, statica e perennemente immobile, aveva passato le quarantotto ore successive ai risultati nella stanza che il loro ospite aveva offerto loro, in posizione fetale sul letto con lo sguardo vuoto e perso. 

Solo la terza mattina si era alzata, avvicinandosi come un zombie al tavolo della colazione e aveva masticato qualche pezzetto di pane, completamente in silenzio. 

Lo sceriffo aveva prenotato per loro, quel giorno stesso, un aereo per riportarli a casa il prima possibile ma nessuno dei due aveva reagito alla notizia. 

Seduta sul letto, mentre Nick preparava le loro valigie quasi come fosse un automa, Bridget non riusciva più a pensare a nulla.

Ancora una volta il mondo si era fermato, come quando l'avevano persa. Ma questa volta era diverso. Era diverso perché lei non aveva più voglia di vivere, perché aveva perso ogni scusa per andare avanti. 

«Bridget, forza, dobbiamo andare», la redarguì lui, con tono approssimativo. 

Lei non poteva notarlo, troppo presa a non provare nulla, ma Nick si era rifugiato nella rabbia e nella frustrazione, provando a fare di esse il suo punto di forza.

«Bridget», quando si voltò a guardarla, si bloccò sul posto, impietrito e preoccupato. 

Decise di posare i panni che stava riposizionando, di chinarsi di fronte a lei e di prenderle il viso tra le mani: «Bridget, ti prego, reagisci».

Ma lei non aveva neanche più lacrime da versare per dar prova concreta del suo dolore. Solo il nulla più assoluto. 

«Fai qualcosa, dannazione», la sgridò: «Urla, piangi, insulta, picchia pure se è quello che vuoi fare...».

«Perché tu hai provato qualche sollievo a colpire quella guardia? Ora stai meglio?», queste furono le prime parole che uscirono dalla bocca di Bridget, dal tono rancoroso. 

«Credi che stare lì seduta a guardare gli altri in modo inquietante, invece, sia la soluzione?».

«Sei uno stupido se pensi che io voglia una soluzione, Nick. Non c'è soluzione a quello che è successo. Indietro non si torna, non possiamo rimediare a quello che è successo e l'unica alternativa sarebbe convivere con questo dolore straziante che ti logora dentro. E io non voglio vivere così».

La cosa che più spaventò Nick fu proprio l'assenza di emozioni nel suo tono di voce, l'apatia più completa. Bridget si stava lasciando andare. 

«Tu devi farlo. Noi due dobbiamo andare avanti Bridget, lo dobbiamo per nostra figlia», non appena l'unico provò a nominarla lei si liberò dalla sua presa e scosse violentemente la testa, ma a Nick non importò: «Non funziona così Bridget. Non puoi lasciarmi adesso, solo perché le cose si fanno troppo difficili. Si lotta, si sopravvivere e si soffre, tutti i giorni».

«Non voglio», rispose lei portando le braccia al petto e impuntandosi quasi come una bambina.

«E allora vuoi lasciarmi? Ma come, non eri tu quella che diceva che non ci saremmo mai dovuti lasciare? Che avremmo dovuto affrontare tutto insieme? Facile mollare, adesso, come una codarda».

Forse aveva usato parole troppo forti ma era quello che pensava servisse in quel momento. 

Tanto che la vide irrigidirsi un po' e, con la voce smorzata, ammettere: «Non so se ce la faccio».

«Non importa, non lo so neanche io. Ma voglio provarci, devo provarci... e voglio che tu sia al mio fianco, nel bene e nel male».

Bridget si voltò di nuovo a guardarlo, questa volta con le lacrime agli occhi e fu in quel momento che lui aggiunse: «E' ora di lasciarla andare».

Un groppo in gola quasi le impedì di rispondere e tra un singhiozzo e l'altro sussurro un flebile: «No».

Ma ancora prima che lei riuscisse a pronunciarlo, Nick già annuiva con la testa: «Lasciala andare, Bridget».

Le prese la mano, costringendola così a rilassarsi, la portò vicino alla bocca e posizionò un leggero bacio sul palmo. 

«Lasciala andare».

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