Capitolo 21

289 31 18
                                    

"Domani sarò ciò che oggi ho scelto di essere".

James Joyce

Hayden, Idaho, 1999

Il sole non era ancora sorto e l'aria fredda del primo mattino pungeva sulla pelle. Nick si fermò all'iniziò del parcheggio, con indosso una felpa e un borsone da viaggio.

Il gruppo di ragazzi, cinque in totale, era già lì, in attesa e pronti a partire per quella grande avventura. 

Lui li osservò per qualche istante da lontano. I suoi coetanei sembravano felici, un po' assonnati a causa dell'ora, ma molto eccitati all'idea di fare quel viaggio.

Invece lui era turbato. Si era unito all'ultimo al gruppo, ma in realtà non sembrava molto convinto di iniziare quell'avventura.

Eppure era quello che aveva sempre desiderato. Perciò non riusciva a capire fino in fondo perché non fosse veramente felice.

Non riusciva a smettere di pensare alle sue ragazze, a quanto sentisse la loro mancanza. Perfino svegliarsi nel cuore della notte, spinto dalla chiamata della figlia, e dover condividere il letto con lei, finendo per passare la notte in bianco.

Gli mancavano le lunghe chiacchierate con Bridget, le risate di Lily e i pic-nic la domenica. Gli mancava essere una famiglia, avere la certezza che ogni volta che tornava da lavoro loro erano lì, ad aspettarlo.

Spesso aveva sentito dire che le persone si rendono conto di quanto tengano agli altri solo nel momento in cui li hanno persi, o stanno rischiando di perderli.

Non poteva che essere d'accordo perché solo la distanza di qualche settimana lo aveva mandato nel pallone. 

Ed improvvisamente, tutti i sacrifici che sarebbe stato costretto a fare, negli anni, non gli sembravano poi così tanto difficili. 

Ripensava anche alle parole di Bridget, a quell'ultima conversazione che avevano avuto.

Una parte di lui era ancora stupita dal fatto che lei lo avesse lasciato andare. Ne era rimasto perfino un po' deluso, perché si era aspettato una vera lotta da parte della ragazza.

Ma poi aveva compreso che lasciarlo andare era stato il più bel gesto d'amore per Bridget. E ciò lo aveva fatto sentire ancora più in colpa.

Sapeva che al posto di Bridget non si sarebbe mai comportato così nobilmente. Probabilmente si sarebbe infuriato, avrebbe urlato e rotto qualche coccio per poi cercare di farla sentire in colpa e costringerla, così, a restare.

Invece Bridget aveva detto proprio ciò che lui voleva sentirsi dire, o almeno credeva di volere. Gli aveva lasciato lo spazio di cui aveva bisogno, nonostante soffrisse. 

«Ehi Nick, stavamo aspettando proprio te», la voce di uno dei suoi colleghi lo ridestò dai suoi pensieri. 

Lì, davanti ai suoi amici, tutti pronti per quell'avventura, Nick fece un passo indietro.

Un passo più lontano dai suoi sogni da adolescente, ma uno più vicino a quelli da uomo.

«Scusatemi, ragazzi, ma non posso partire», lo disse senza alcun rimorso.

Non diede ulteriori spiegazioni, perché in fondo tutti sapevano il motivo del suo ripensamento. 

Come rinvigorito da una nuova forza, salì di nuovo in macchina, questa volta per affrontare un viaggio molto più lungo ma altrettanto emozionante.

Corse a più non posso per le strade quasi deserte di Hayden, proprio mentre all'orizzonte stava sorgendo ed illuminando tutto il panorama con la sua luce ancora appena accennata.

Sentiva l'esigenza di tornare a casa, la sua vera casa. Quella che aveva rimesso apposto con sudore e soddisfazione. Quella con la cucina ridipinta di nuovo, i mobili usati e il giardino con il prato perennemente incolto.

L'unico luogo dove poteva sentire le sue ragazze ridere. Dove poteva stare a guardarle per ore giocare in veranda. 

Non una metà dall'altra parte del mondo, dal sapore d'oriente e una lingua che sa di antico.

Non un posto pieno di mistero e di avventura.

Ma uno che odora di quotidianità e felicità. Un piccolo angolo di paradiso che non credeva di poter trovare proprio in quel paesino perso nell'Idaho.

Perché in fondo, non è importante dove si va, quando e come si parte.

Non è neanche essenziale visitare sedi sconosciute e lontane.

L'unica cosa che conta è con chi si fa il viaggio.

E questo Nick lo aveva appena scoperto.

La paura di essersene accorto troppo tardi lo attanagliò per il resto del tragitto.

A quando arrivò davanti alla loro casetta ad un piano, tutti i timori svanirono.

Il desiderio di riabbracciare Bridget e Lily lo travolse così tanto che corse fino alla porta e la spalancò.

La sua euforia venne solo intterotta alla viste delle due, sdraiate sul letto matrimoniale, l'una tra le braccia dell'altra.

Le osservò per molti minuti, in silenzio. Dormivano così profondamente da non accorgersi di non essere più sole.

Ed erano la cosa più bella che Nick avesse visto.

Più belle di Machu Pichu. Più belle del monte Everest.

Più belle di qualsiasi cittadina sul mare od opera creata dall'uomo.

Più belle perfino della luna.

Nick sentì l'impellente bisogno di avvicinarsi, chinarsi è lasciare prima un piccolo bacio sulla fronte un po' sudata d Lily, e poi uno su quella di Bridget.

«Sei tornato», farfugliò la sua donna, ancora un po' assonnata.

Nonostante non avesse aperto neanche gli occhi, era certa che si trattasse di lui.

Perché lo stava aspettando. Lo aveva aspettato per tutto quel tempo e, in fondo, non aveva dubbi che sarebbe tornato.

Tanto che aggiunse, con un sorriso sulle labbra: «Lo sapevo».

Anche Nick si concesse un sorriso, divertito e soddisfatto, prima di sdraiarsi accanto alle sue ragazze.

Allungò il braccio per poterle stringere entrambe e, con il viso vicino all'orecchio di Bridget, le sussurrò: «Vi amo, davvero tanto».

Non riuscì a sentire la risposta appena borbottata della ragazza ma non aveva dubbi che il sentimento fosse reciproco.

Come ormai non aveva più dubbi che quello fosse il suo posto.

Let her goWhere stories live. Discover now