Capitolo 2 - El comienzo de todo.

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Where can I find the city of shining light
In an ordinary world?
How can I leave a buried treasure behind
In an ordinary world?
The days into years roll by
It's where that I live until I die
Ordinary world
What would you wish if you saw a shooting star
In an ordinary world?
I've walked to the end of the earth and afar
In an ordinary world
Baby, I don't have much
But what we have is more than enough
Ordinary world.
[Ordinary world, Green Day.]
~~~

Non potevo credere di averlo davanti a me.
Era bellissimo, nei suoi jeans neri e la sua felpa grigia. Tra me e me mi domandai come facesse a non avere freddo.
Non mi aveva vista arrivare, perciò lo costrinsi ad alzare gli occhi dal suo telefono con un timidissimo: "Ciao, sono Martina."
Si accorse che l'avevo riconosciuto, e mi sorrise timidamente, poi mi diede la mia borsa e rise nel vedere con quanta fretta controllavo il mio cellulare e il mio portafoglio.

Mi chiese se volessi un caffè, e ammise di essere curioso riguardo a come io avessi perso le mie cose, perciò gli spiegai la mia imbarazzante serata, facendolo ridere.
"Una cattiva ragazza quindi?" chiese.
"Non di solito, sono più quella studiosa, timida e seria, piuttosto che la festaiola sui tacchi a spillo, ma ieri sera sono stai i miei amici a convincermi ad uscire." gli spiegai.

Chiacchierammo un po', soprattutto di calcio, e i nostri occhi si incrociarono un paio di volte e rimasi meravigliata alla vista dei suoi di un color grigio azzurro.
Ci salutammo con un po' d'imbarazzo, ed io mi diressi alla fermata del tram, cercando di realizzare che avevo appena incontrato il mio idolo.

Arrivai a casa felice, dopo aver parlato con i miei genitori omettendo la parte in cui Paulo trovava il mio telefono e me lo restituiva, ma gli dissi che l'avevano ritrovato alla discoteca, perché se avessi parlato di Paulo, mio padre avrebbe probabilmente avuto un infarto.

Avevo molti capitoli di Linguaggi della Pubblicità da studiare, ma controllai i social network ed i messaggi. Poi, senza un preciso motivo, aprii la rubrica del mio telefono, e trovai un contatto che non avevo salvato io: "Paulo."
Il mio cuore mancò un battito.
Aveva salvato il suo numero sul mio cellulare. Chiamai immediatamente Melissa e le raccontai, con fin troppa emozione, che era stato Paulo a trovare il mio telefono, ed aveva salvato il suo numero nella mia rubrica.
"Avrà sicuramente guardato le tue foto per decidere di lasciarti il suo numero, anche perché non penso sia una cosa che un calciatore fa con tutti." commentò la mia amica, con un filo di scetticismo nella voce. Nella mia testa, prima di quel momento, non era ben chiaro perché avesse messo il suo numero nella rubrica del telefono di una sconosciuta, mentre pensandoci bene Melissa aveva perfettamente ragione, anche perché era l'unica opzione sensata.
Presi tutto il mio coraggio e aprii whatsapp sulla sua chat e scrissi: "E così hai salvato il mio numero nella mia rubrica. Quante ore hai passato a stalkerarmi prima di restituirmi il mio telefono?"
Non erano passati neanche trenta secondi quando vidi la scritta "sta scrivendo" comparire sullo schermo.
"Abastanza da sapere che vorrei conoscierti" risi tra me e me per i suoi errori grammaticali, ma la sua risposta mi lasciò senza parole.
Cercai di razionalizzare il fatto che Paulo
Dybala volesse conoscere me, Martina Rivetti, che non avevo niente di speciale.
Gli risposi con una delle mie solite orribili battute: "I giornalisti dicono che quando sei arrivato in Italia hai fatto dei corsi di italiano, ma a quanto pare non sono stati molto efficaci."
"Non è colpa mia se voi italiani non sapete insegniare la vostra lingua."

Continuammo a scriverci per alcuni minuti, poi lo salutai e andai nella mia zona giorno, controvoglia, e mi sedetti sul divano con il libro di Linguaggi della Pubblicità tra le mani, pronta per un'intensa sessione di studio.
Aveva iniziato a piovere, io amo la pioggia e non mi piace il sole, perciò anche studiare mi fu più facile per via della felicità dovuta alla poggia, ma non solo.
C'era, infatti, qualcosa che mi rendeva incredibilmente felice, ma avevo paura di ammetterlo a me stessa.

Passai i tre giorni successivi studiando ininterrottamente, finché Mercoledì, rientrando dal supermercato, trovai un pacchetto adagiato sullo zerbino davanti alla porta del mio bilocale.
Chiunque fosse stato un po' meno ingenuo di me avrebbe pensato che dentro ci fosse chissà quale sostanza pericolosa; ma io, che ingenua lo sono sempre stata, lo raccolsi e lo appoggiai  sul tavolo di casa mia.

Riordinai la spesa ed andai ad aprire il pacchetto.
All'interno c'era una maglietta della Juventus, e non ci misi molto a capire che era ufficiale, non come quelle avevo io, comprate nei mercatini oppure fuori dallo stadio.
Il numero stampato dietro era il 10, il numero di Paulo, sopra cui vi era stampato "Dybala."
La maglia era autografata da lui, perciò immaginai che il pacco fosse da parte sua, e in fondo vi trovai un biglietto per lo Stadium in tribuna, nel primo anello, quindi praticamente attaccato al campo, per il big match della settimana successiva: Juventus-Inter.
C'era anche un biglietto scritto a mano: "Ero serio quando dicevo di volerti conoscere, dopo la partita vorrei portarti a cena, spero accetterai. E apprezza che non ho fatto errori di grammatica.
Paulo D."
Nel leggere quelle parole presi a ridere di gusto e a saltare per tutta la casa, inconsapevole di ciò che mi avrebbe riservato quella domenica.

Sólo tú y yo. || Paulo Dybala. Kde žijí příběhy. Začni objevovat