Capitolo 35 - Volver a casa.

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Sweet creature, sweet creature
Wherever I go, you bring me home
Sweet creature, sweet creature
When I run out of road, you bring me home.
[Sweet Creature, Harry Styles.]
~~~

Erano ormai passati tredici giorni dalla partenza di Paulo, ed ora ne mancava solo uno prima che potessi riabbracciarlo. Non avevamo passato nemmeno un giorno senza sentirci, e la cosa mi rendeva incredibilmente felice. Quella mattina, come tutte le altre, il mio telefono prese a squillare, così risposi mentre mi preparavo per andare a lavoro.

"Buon giorno mi amor!" mi salutò Paulo, con un sorriso smagliante,
"Buona sera." ridacchiai, consapevole del fuso orario,
"Come stai?" chiese, senza smettere di sorridere,
"Non vedo l'ora di rivederti, mi manchi davvero tanto." ammisi, facendomi seria di colpo.
"Domani torno, mi manchi anche tu. Passeremo le prossime due settimane in casa, sono decisamente in astinenza. E tu che fai le videochiamate in reggiseno non mi aiuti di sicuro."
Al sentire quelle parole scoppiai a ridere, mentre portai il mio sguardo sul semplice reggiseno nero che indossavo.
"Ops. Comunque io sono un angioletto, non dovresti farti certe fantasie." mormorai senza smettere di ridere.

Chiacchierammo finché io dovetti uscire di casa, e prima che chiudessi la chiamata mi ripetè quanto gli mancassi e quanto fosse ansioso di vedermi, e lo rassicurai che per me fosse lo stesso.

Avevo passato il weekend a casa dei miei genitori, e gli altri giorni avevo lavorato o trascorso del tempo con i miei amici.

Quella giornata, invece, la passai in ufficio, dovendo scrivere un numero irrazionale di articoli, e quando tornai a casa dovetti lavorare alla mia tesi, che era quasi pronta.
Senza che potessi rendermene conto, furono le due di notte ed io, più stanca che mai, mi addormentai non appena toccai il letto.

Aprii definitivamente gli occhi quando l'ennesima sveglia mi torturò. Avevo dormito più o meno cinque ore e mezzo, ed ora dovevo andare a prendere Paulo in aeroporto. Ero sicura di essere più stanca di lui, che era su un aereo da più di dodici ore e avrebbe sofferto per il jet leg.

Mi vestii con una sua felpa, un paio di leggings e le mie fedelissime Vans, che erano quasi completamente distrutte. Quando mi accorsi di essere in ritardo, mi catapultai in bagno, lavai la faccia e feci una coda, per poi afferrare una qualunque giacca e correre in macchina. Guidai verso l'aeroporto senza distrarmi nemmeno per secondo, soprattutto perché la strada era molto trafficata.

Una volta arrivata davanti al grande edifico, parcheggiai nel primo posteggio libero e corsi verso il terminal due, dove sarebbe arrivato l'aereo di Paulo. Mi sedetti su una delle tante sedie disposte in fila, aspettando che il suo volo scomparisse dai tabelloni degli arrivi, comunicandomi l'effettivo atterraggio.

Passarono altri quindici minuti prima che lo vedessi, e quel momento mi rimarrà sempre impresso nella mente e nel cuore. Indossava una tuta grigia, e trascinava due trolley neri. Quando lo vidi era su una scala mobile che scendeva verso di me. Mi alzai e corsi verso la scala mobile, ed in quel momento i suoi occhi incontrarono i miei.

Appena scese, lasciò le valigie e ci corremmo in contro. Gli saltai letteralmente in braccio, mentre lui mi faceva girare, poi affondò il viso sui miei capelli e lo sentii chiaramente inspirarne il profumo.
"Mi sei mancata così tanto." disse, asciugandomi una lacrima che non mi ero nemmeno accorta stesse bagnando il mi volto.
"Ti amo." sorrisi, mentre Paulo posò le labbra sulle mie in modo tanto dolce quando bisognoso.
Restammo fermi, in mezzo all'aeroporto, con la labbra incollate per tanto, tanto tempo.

Quando entrambi ci rendemmo conto di star per morire a causa della mancanza d'aria, ci staccammo e iniziammo a camminare verso l'uscita.

"È ancora tutta intera?" chiese il mio ragazzo con fare sorpreso riferendosi alla macchina,
"Nemmeno un graffio." sorrisi fiera, e lui mi guardò incredulo.
"Beh, nena, mi aspettavo un paio di bolli e qualche ammaccatura, perciò mi hai sorpreso."
"Mai dubitare di una donna." continuai, con il mio sorriso insolente che non aveva la minima intenzione di sparire dalle mie labbra.
Salimmo in auto e Paulo guidò fino a casa, poi entrammo nell'appartamento e risi nel guardarlo appoggiare malamente le valigie nella cabina armadio.

"Ho proprio bisogno di un bagno caldo." mormorò,
"Se vuoi potrei farti compagnia." proposi, mentre prendeva per mano e mi conduceva in bagno.
"Menomale che ero io quello in astinenza." sogghignò mentre si toglieva la tuta. Così feci per togliermi i leggings, ma lui mi fermò.

"Posso spogliarti?" chiese sulle mie labbra, prima di lasciarvi un piccolo bacio,
"Sì." concessi solo, e vidi le sue pupille dilatarsi leggermente.

Mi tolse prima i pantaloni, e poi la felpa, facendomi rimanere in intimo. Poi posò le sue mani fredde sui miei fianchi bollenti e mi accarezzò più e più volte il ventre e le cosce. Io lasciai che le mie mani vagassero tra il suo viso e i suoi capelli.
"Mi sei mancata tantissimo." mormorò.

Il rigonfiamento dei suoi boxer si faceva sempre più evidente, e sorrisi inconsciamente. Quando fummo entrambi completamente nudi, entrammo nella vasca che, nel frattempo, si era riempita.

Insaponai i capelli del mio bellissimo ragazzo, e lui fece lo stesso con i miei. Quando i miei furono completamente risciacquati, mi girai, finendo con l'essere praticamente a cavalcioni su di lui.

Quando entrò in me fu come se ogni pezzo tornasse al suo posto. Come se stessi riprendendo a respirare dopo un lungo periodo sott'acqua. Come se il mio cuore avesse ripreso a battere.

I gemiti di piacere delle nostre voci si unirono in un unico significato: l'amore che avremmo sempre provato l'uno per l'altra.
Dentro di me c'erano i fuochi d'artificio di mille colori, e lasciai che colorassero ogni singola parte del mio essere.

"Sei così bella, dio, mi... mi fai stare così tanto bene." disse Paulo, e quella sua frase bastò a farmi superare ogni limite, seguita da lui pochi secondi dopo.

Facemmo l'amore un'infinità di volte quel giorno, finché entrambi fummo esausti e andammo a letto. Appena toccai il letto, però, tutto il sonno che avevo accumulato svanì nel nulla, sostituito da un'enorme voglia di parlare e sentire la voce di Paulo per tutta la notte. Mi era mancato da impazzire averlo nel letto con me. In quei giorni ero sentita troppo piccola per un letto così grande.

"Mi amor, io non ho sonno perché per me sono le nove di mattina, se vuoi dormire dimmelo, così vado di là e ti lascio tranquilla." sussurrò, ma io scossi la testa nel buio.
Tastai il materasso cercando la sua mano, e quando finalmente la trovi, non persi tempo ed intrecciai le nostre dita.

"Voglio che mi raconti ogni singola cosa che hai fatto questa settimana. Parlami dell'Argentina, parlami di tutto quello che vuoi." dissi, pronta ad ascoltare quella voce melodiosa dall'accento marcato per un'infinità di ore.

"Non ho fatto nulla di particolare, se non allenarmi e andare a cena un paio di volte con alcuni compagni. Ho passato la maggior parte del mio tempo libero dormendo, perché gli allenamenti sotto il sole argentino sono davvero pesanti. È inspiegabile, ma nonostante lì sia quasi inverno, fa comunque un caldo pazzesco sotto il sole."

"Vorrei tanto andarci, un giorno." ammisi, sinceramente desiderosa di visitare la terra dove era nato e cresciuto l'uomo che amavo.
"Un giorno, molto presto, ti ci porterò. Promesso. Ma nel frattempo ti ho comprato una cosa." disse, alzandosi ed accendendo l'abat-jour.

Poi andò a cercare qualcosa nella tasca del suo giubbotto, e mi lasciò sola per qualche secondo. Quando tornò, teneva in mano una piccola scatola di velluto di un colore rosso acceso, quasi tendente al fucsia. Quel colore sapeva di Argentina fino all'ultimo pigmento.

Me la porse, ed io mi sedetti sul letto per poter vedere meglio. La aprii e trovai un braccialetto. Era fatto di due tipi di perle: alcune erano color corallo ed atre erano bianche. Lo indossai e vidi che era perfetto per il mio polso.

"È davvero bellissimo. Non dovevi comprarmi nulla, mi sarei accontentata di averti qui con me."
"L'ho comprato l'ottavo giorno, dopo gli allenamenti. Sono uscito e sono andato in un mercatino di periferia dove andava sempre mio padre. Comprava sempre lì i regali di compleanno per mia madre. L'ho visto in una bancarella e mi ha ricordato te." sorrise, lasciandomi un bacio sulla guancia.
"Lo adoro, è stupendo. Grazie, amore mio." dissi, mettendogli le braccia al collo e unendo di nuovo le nostre labbra, assaporandone il sapore per ogni volta che avrei voluto farlo in quelle due settimane.


Hello everybody!
Oggi doppio aggiornamento. Come promesso, sto facendo il possibile per portarmi avanti. Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, e spero di riuscire a pubblicarne un altro domani.
Love you all. ♥️
Sofia.

Sólo tú y yo. || Paulo Dybala. Where stories live. Discover now