Capitolo 36 - Ganar el campeonato.

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I think of the night in the park, it was getting dark
And we stayed up for hours
What a time, what a time, what a time
You clinged to my body like you wanted it forever
What a time, what a time, what a time
For you and I
What a time, what a time
For you and I.
[What a time, Julia Michaels and Niall Horan.]
~~~

Due mesi dopo.

Gli ultimi mesi erano stati davvero pesantissimi per me: mi ero laureata e continuavo a lavorare come giornalista, ora a tempo pieno.

Il giorno della mia laurea l'avrei sempre ricordato come uno dei più belli della mia vita. Vedere i miei genitori e mia sorella così fieri di me mi aveva resa incredibilmente felice e mi ero sentita gratificata e soddisfatta. In più, avere Paulo accanto a me quel giorno era stato qualcosa di impagabile. Appena usciti dall'università mi aveva baciata con una foga tale che avevo pensato di essere in punto di morte. Anche Alicia, che nel frattempo era tornata in Italia, era presente e mi aveva abbracciata forte, ripetendomi in spagnolo quanto fosse orgogliosa di me.

In tutto ciò, le nostre famiglie si erano conosciute e non potevo essere più sollevata che andassero d'accordo e si trovassero bene l'una con l'altra. Mia madre e Alicia erano diventate amiche per la pelle, e mi divertivo a guardarle comunicare in due lingue diverse. Mia mamma si sforzava di parlare uno spagnolo stentato e completamente sgrammaticato, e Alicia faceva lo stesso con l'italiano.

Quel giorno, invece, ci sarebbe stata la festa scudetto. La Juventus avrebbe festeggiato il suo ottavo scudetto consecutivo, e Paulo il suo quarto con la maglia bianconera.

In quel preciso momento eravamo in casa, Paulo si preparava per andare allo Stadium, mentre io e Alicia l'avremmo raggiunto dopo. Lo salutai con un bacio a fior di labbra e andai a prepararmi per quella calda giornata di inizio estate che sarebbe stata colorata da tante emozioni.
Indossai un paio di jeans neri e la maglia di Paulo, poi mi truccai leggermente ed aspettai che anche Alicia fosse pronta.

Il mio rapporto con lei continuava a migliorare, dunque ero davvero felice. Andammo a pranzo insieme in un ristorantino poco lontano dallo stadio, e chiacchierammo per tutto il tempo dei programmi per l'estate. In effetti, io e Paulo non avevamo ancora pensato a nulla, ma non me ne preoccupai particolarmente. Sapevo che per il primo mese d'estate sarebbe dovuto essere in Brasile, dove si sarebbe giocata la Copa America. Inoltre, io avrei avuto giugno e luglio come mesi di vacanza, perché il giornale avrebbe cambiato sede, rimanendo chiuso per quei due mesi.

Quando finimmo di mangiare, uscimmo e ci dirigemmo verso lo stadio. In quel lasso di tempo, avevo finalmente comprato una macchina. Era una Cinquecento, e ne andavo incredibilmente fiera. Nonostante Paulo mi avesse proposto di aiutarmi a pagarne una di più grandi dimensioni, io avevo rifiutato e avevo comprato quella interamente con i miei risparmi.

Appena arrivate allo Stadium, ci diedero i pass necessari per assistere alla premiazione direttamente dal campo, e in quel momento mi sentii estremamente emozionata. In fondo, in me c'era sempre la vena da tifosa sfegatata e non c'era modo di fingere che tutto ciò per me fosse normale: non mi sarei mai abituata a tutto ciò che comportava l'essere la fidanzata di Paulo Dybala.

Con un sorriso da ebete stampato in viso, andai a sedermi in tribuna riservata con Alicia. Salutai alcune delle altre fidanzate dei giocatori, e poi la partita iniziò.
Guardai ogni singola azione come se da essa dipendesse la mia vita, ma purtroppo il risultato fu solo un pareggio. Non che fosse un problema, ma avrei tanto voluto una vittoria schiacciante per concludere quella stagione al meglio.
In più ci fu l'addio di Barzagli, e non nego che in quel momento una lacrima mi scaldò la guancia.

Mentre i ragazzi erano tornati negli spogliatoi per prepararsi alla premiazione, io e Alicia, così come tutti gli altri familiari, eravamo scese in campo, ed aspettavamo con ansia l'ingresso in campo dei giocatori.

Lo speaker chiamò tutti i loro nomi, e un sorriso mi si dipinse sul volto quando fu il turno del mio numero dieci.

"Ci ha fatto emozionare, ci ha fatto vincere, ci ha fatto gioire, ci ha fatto gridare come dei matti e adesso come matti dobbiamo gridare il suo nome. Il nostro numero dieci: Paulo Dybala!"

La voce dello speaker mi colpì come uno schiaffo in pieno viso. Paulo corse per il campo salutando e ringraziando i tifosi, sbracciandosi e mandando baci. Mi accorsi solo in quel momento che indossava la maglia numero quindici, ovvero quella di Barzagli, mentre la dieci l'aveva legata in vita insieme alla bandiera dell'Argentina. Sorrisi a quella scena, e pensai al gesto bellissimo che aveva appena fatto.

Poi mi lanciò un'occhiata felice, ed io gli mandai un bacio con la mano. Il sorriso fiero ed emozionato che si aprì sul mio viso, e la sensazione di felicità e completezza che esplosero in me furono qualcosa che sperai di poter vivere mille altre volte ancora.

Paulo si diresse verso il palchetto che era stato montato in mezzo al campo e gli vennero consegnate le medaglie. Sempre con il suo entusiasmo quasi bambino, si unì al gruppo degli altri ragazzi e aspettammo che tutti finissero di ricevere la medaglia.
Poi fu il turno di Allegri, e un'altra piccola lacrima mi scese senza che la controllassi.

Quando la coppa fu consegnata a Chiellini e Barzagli, Paulo cominciò a sbracciarsi e abbracciare gli altri compagni, ridendo e urlando l'inno a squarciagola.

Non appena ci fu possibile, io e Alicia lo raggiungemmo, e lui mi diede un bacio prima di stringermi forte.
"Sono così orgogliosa di te." sussurrai, inspirando il suo profumo.
"Te amo muchísimo." rispose lui, prima di annullare tutte le distanze tra di noi e riempirmi di baci.

Sua madre ci guardò orgogliosa e poi strinse a sé Paulo ripetendogli quanto fosse orgogliosa di lui.

Alcuni giornalisti ci si avvicinarono, volenterosi di parlare con Paulo, che rispose a tutti con la sua solita gentilezza e disponibilità.

Quando ebbe terminato con le interviste, si tuffò oltre le transenne e salutò i tifosi della Curva Sud, stringendo le mani ad ognuno e raccogliendo tutte le sciarpe e i regali che gli essi gli davano.

Correva da un lato al lato del campo con i suoi compagni, festeggiando e ridendo, poi tornava sotto la curva e poi di nuovo in campo.

Restammo lì per un tempo indefinito, ma quando lo stadio cominciò a svuotarsi iniziai a chiedermi dove fosse Paulo e perché non stessimo andando via come tutti gli altri.
Attraversai tutto il campo, e lo trovai seduto  con gli occhi verso la curva, perciò in quel momento mi dava le spalle.

Si stava godendo ogni singolo dettaglio del suo tempio, della sua casa, del luogo delle sue vittorie più belle e delle sue sconfitte più amare.
Mi sedetti accanto a lui, che subito girò la testa e mi diede un bacio in fronte.

"Vuoi andare a casa? Io stasera festeggerò con gli altri, ma se vuoi posso restare con te."
"Stai scherzando? Goditi la tua serata, basta che non ti fai trovare in coma etilico." sorrisi e lui scosse la testa ridacchiando.

Poi, tirò fuori dalla tasca dei pantaloncini una busta e mi guardò negli occhi.
"E questa cos'è?" domandai, curiosa,
"Ho aspettato che l'intero stadio si svuotasse per dartela, quindi aprila e scoprirai cosa c'è all'interno."

La aprii ed estrassi due biglietti aerei. Subito non capii, ma poi lessi il mio nome e quello di Paulo. Erano da Torino a Buenos Aires.

"Io... è quello che credo che sia?" chiesi,
"Dovrò giocare la Copa America in Brasile, ma non voglio separarmi da te nemmeno per un secondo. Avrò tutto il mese di luglio libero, e ti porterei a visitare ogni singolo angolo dell'Argentina. Ci stai?" domandò, con gli occhi pieni di speranza.
"Con te, sempre."



Hello everybody!
Scrivendo questo capitolo ho pianto tantissimo e sì, so che le parole dello speaker sono quelle della scorsa stagione, ma ho quel momento nel cuore da sempre. Spero che vi piaccia.
Love you all. ♥️
Sofia.

Sólo tú y yo. || Paulo Dybala. Where stories live. Discover now