Capitolo 29 - Se vuelve a la normalidad.

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It's just another damn part, don't let it get the best of you
It's only up from the floor, light everything inside of you
I don't wanna let you go, I don't wanna let you go
Don't burn out, don't burn out on me
[Burn out, Imagine Dragons.]
~~~

"Mi amor?"

Avrei riconosciuto quella voce ovunque. Appena mi girai e lo vidi con la testa tra le mani, seduto sui gradini del mio condominio, il mio primo istinto fu quello di correre ad abbracciarlo, ma non potevo fare questo a me stessa. Avevo passato una giornata orribile, e avevo tutto il diritto di ottenere delle risposte.

"Paulo." dissi semplicemente,
"Dove sei stata? Ho passato le ultime due ore qui, e non rispondevi al telefono. Pensavo ti fosse successo qualcosa." sputò fuori tutto d'un fiato,
"Ero a una festa con Melissa e Leonardo. Dobbiamo parlare."
"Va bene."

Mi rendevo conto che il mio tono fosse fin troppo freddo nei suoi confronti, ma la paura di ciò che sarebbe potuto succedere nei successivi trenta minuti era più forte di qualsiasi mio desiderio di ammorbidirmi un po' riguardo ai toni.
Aprii la porta del mio appartamento, e mentre Paulo lasciò il borsone sul tavolo e la giacca sul divano, io mi tolsi le scarpe e il cappotto, restando con il vestito. Ci sedemmo sul divano, e nessuno dei due disse nulla per qualche secondo. Restammo semplicemente a guardarci negli occhi, quasi ci stessimo promettendo amore, nonostante non sapessimo cosa sarebbe potuto succedere da lì a pochi minuti. Fu Paulo a rompere il silenzio:

"Ieri sera pensavi ci fosse qualcuno con me, non è vero?"
"Se ti dicessi di essere sola ma tu sentissi qualcuno chiamarmi per nome dall'altro capo del telefono penseresti che è una grandissima coincidenza che l'attrice del film che sto guardando abbia il nome, o ti faresti qualche domanda?" chiesi sarcastica,
"Ovvio che me le farei, ma io non ero con nessuno." affermò, lo sguardo fisso in un punto davanti a lui,
"No certo, io ho le allucinazioni." continuai con il sarcasmo, per non avere una crisi di nervi,
"Non ero con Antonella, né con nessun'altra. Ho solo esagerato con i drink dopo cena, non mi sembra il caso di farne una tragedia." disse, probabilmente aveva già capito i miei sospetti,
"Va bene." mormorai in tono freddo,
"Non mi credi, vero?"
"Non lo so se ti credo, Paulo. Ma in fondo non ho nessuno che possa provarmi niente, quindi non posso fare altro che sperare che tu dica la verità."
"Non ti fidi di me?" domandò, rabbuiandosi immediatamente,
"Sai benissimo che mi fido di te, ma non voglio fare la parte della fidanzata che ti aspetta a casa ogni giorno senza sapere dove sei e, soprattutto, con chi sei. E questo non è perché non voglia lasciarti i tuoi spazi, è perché c'è una grande differenza tra lasciare i propri spazi a una persona e venire presa per il culo da essa."
"Non ti ho tradita, te lo giuro. Ti amo, non potrei mai." questa volta mi guardò negli occhi, e io ricaddi nel circolo.
"Anche io ti amo." risposi semplicemente.

Gli presi il viso tra le mani, e lo baciai.
Sapevo che non avrebbe mai potuto tradirmi, sapevo che amava me, non era con Antonella la sera prima. Cercai di scacciare qualsiasi campanello d'allarme nella mia testa, e mi concentrai sul contatto tra le nostre labbra.

"Te amo." sussurrò Paulo al mio orecchio, prima di farmi salire a cavalcioni su di lui, e finire in pochi secondi l'uno sopra l'altra sul divano di casa mia.
Quella volta facemmo l'amore in modo diverso dal solito. Niente era fugace o comandato dal desiderio, o almeno non solo. C'era qualcosa di estremamente lento e quasi doloroso nel modo in cui Paulo si muoveva dentro di me. Le sue labbra umide non smettevano di lasciare piccoli baci sulla mia clavicola sinistra, mentre la sua fronte luccicava sempre di più a causa del sudore, e le sue iridi color ghiaccio si dilatavano fino a scomparire.
Volevo essere sicura di ciò che provasse per me, e non mi sentivo al cento per cento convinta dopo le ultime ventiquattro ore. I suoi mugolii di approvazione si fecero sempre più frequenti quando iniziai a lasciare che le mie mani vagassero tra i suoi capelli, per poi vedere quel gesto diventare qualcosa di quasi violento, quasi come se tirandogli i capelli volessi assicurarmi di tenerlo con me per sempre.
Quando sentii di essere vicina al limite, serrai gli occhi e affondai le unghie nella sua schiena, con la certezza di star lasciando dei segni. Non ero mai stata una persona estremamente possessiva, ma in quel momento avevo bisogno di sentire Paulo più mio che mai.
"Apri gli occhi, princesa." disse, in tono affannato ed io annui, incapace di parlare. Quando i suoi occhi entrarono in contatto con i miei, superai il mio limite, seguita da lui pochi secondi dopo.

Bastarono pochi secondi perché entrambi riprendessimo fiato, e ricominciammo a baciarci. Non ci preoccupammo nemmeno di essere sul divano, appena il nostro bacio si interruppe mi accoccolai al petto di Paulo, facendogli capire che non avevo la minima intenzione di lasciarlo andare a casa. Lui non disse una parola, mi strinse più forte a sé ed affondò la testa tra i miei capelli. Potei sentirlo sospirare rumorosamente, inspirandone il profumo.
Sorrisi, e poi mi lasciai andare al calore delle sue braccia e chiusi gli occhi, rilassandomi. Tuttavia non mi addormentai, ma rimasi in quello stato di dormiveglia che sa essere tanto una tortura quanto una salvezza, dipende dalle situazioni. Ascoltai il respiro regolare di Paulo, e passai più di mezz'ora ad accarezzargli il viso, perdendomi in ogni singolo dettaglio. Le sopracciglia folte e spesse, il neo caratteristico sulla guancia sinistra, gli occhi chiusi e le labbra rosee. La sua espressione completamente rilassata lo faceva sembrare un bambino. Nonostante quella posizione fosse estremamente scomoda e il divano fosse troppo stretto perché potessimo starci entrambi senza restare avvinghiati, non avrei voluto spostarmi da lì nemmeno per un milione di euro.

Aprii gli occhi, inconsapevole di essermi addormentata. Guardai al mio fianco, e trovai Paulo beatamente dormiente. Il suo braccio era ancora introno alla mia vita, ed eravamo entrambi ancora completamente nudi. La sera precedente era stata qualcosa di speciale, nella sua estrema semplicità. Avevo passato tutto il giorno in preda alla paura di perderlo, ma ora si era sistemato tutto.

Stavamo bene, stavamo bene insieme.

Con quella consapevolezza mi alzai dal divano e mi diressi in cucina, dove iniziai a preparare il caffè e il mate per Paulo. Al supermercato avevo trovato un preparato alle erbe apposito per preparare la tipica bevanda argentina, e non avevo potuto evitare di comprarlo. Dieci minuti dopo mi trovai davanti un Paulo assonnato e con il suo solito sorriso:
"Buen dia, mi amor." disse, avvicinandosi per baciarmi,
"Buongiorno. Come hai dormito?" chiesi, portando le mani dietro al suo collo,
"Non troppo male. Se vivessi a casa mia non ci sarebbe il problema del dormire sul divano."
"Da quando non hai più un divano, home designer dei miei stivali?" scherzai, tentando di sviare quell'argomento,
"Sai benissimo cosa intendo." disse, in tono fin troppo serio,
"E tu sai benissimo che ti ho già detto che ci penserò. Non voglio discutere di questo, non ora almeno."
"Come vuoi." mormorò lui, avvicinandosi per baciarmi di nuovo.

Facemmo colazione velocemente, e poi ci preparammo per la giornata che ci aspettava. La mia sarebbe stata passata in aula studio a preparare la tesi, mentre quella di Paulo era all'insegna del riposo visto che il giorno prima aveva avuto una partita.

Uscimmo dal mio appartamento e Paulo si offrì di accompagnarmi all'università in macchina, e non potei fare altro che ringraziarlo per i momenti in cui oltre che da fidanzato, faceva anche da tassista.
"Ci vediamo dopo, buona giornata, mi amor."
"Ciao, ti amo."
"Yo también."

Una volta arrivata all'università, andai un po' in sala studio a ripassare Psicologia con Melissa e poi andai a lezione di Storia del Giornalismo, dove il mio professore mi chiese di potermi parlare un secondo alla fine della lezione.

Passai tutta l'ora a chiedermi cosa avesse da dirmi, facendomi le mie solite paranoie mentali. Quando la lezione terminò, scesi velocemente i gradini dell'aula e mi avvicinai al professore, che in quel momento stava parlando con un mio compagno di corso.
"Signorina Rivetti." mi chiamò appena ebbe congedato l'altro studente,
"Ieri sera sono stato ad una conferenza molto interessante sull'incoraggiare gli studenti universitari ad entrare nel mondo del lavoro."
"Mi sembra un soggetto decisamente avvincente e a cui bisognerebbe prestare più attenzione." affermai, cercando di sembrare il più professionale possibile, soprattuto dal momento che non avevo idea di cosa stesse per dirmi.
"Un mio amico giornalista mi ha detto che al giornale in cui lavora, stanno progettando di creare uno stage retribuito per studenti universitari. Mi ha chiesto di parlare con un paio dei miei allievi migliori, e chiedere loro se potrebbe interessargli quest'opportunità. Ho subito pensato a lei e ad un altro mio allievo, che però non fa parte di questo corso. Quindi, potrebbe interessarle?"
Non ci pensai un secondo prima di rispondere:
"Assolutamente sì. Le sono infinitamente grata per quest'opportunità." sorrisi, e il professore ricambiò,
"Perfetto, le farò sapere appena il mio amico mi farà avere informazioni più dettagliate a riguardo."
"Grazie mille, buona giornata."

Hello everybody!
Visto che stanno per arrivare le vacanze, cercherò di pubblicare con più regolarità.
All the love. ♥️
Sofia.

Sólo tú y yo. || Paulo Dybala. Where stories live. Discover now