Quarantasette

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Torino, 27 dicembre 2017

Ritornare ad abbracciare mio padre è una delle sensazioni che più mi erano mancate durante la sua lontananza. Il nostro rapporto ha superato momenti difficili e sarà sempre pieno di sfide, ma se c'è una cosa che questo anno ci ha insegnato è che noi siamo più forti di qualsiasi cosa e che possiamo superare tutto.

Dopo Natale abbiamo passato un'intera giornata insieme per aggiornarci su tutto quello che è successo in questi mesi e, devo dire, lui ha sempre fatto il tifo per me e Federico anche dopo avergli riferito tutti i dettagli della nostra storia.

Ha sempre appoggiato la nostra relazione, lo vede come un figlio e sono certa che anche Federico lo consideri come un secondo padre, dato che il suo è molto distante da lui.

Mi ha detto che in questo periodo si sono scritti di tanto in tanto anche solo per sapere delle cose più futili e questo non può che riempirmi il cuore di emozione al solo pensiero. Mentre il traffico scorre a rilento la mia mente inizia a vagare, alternando il ricongiungimento tra me e papà e l'ultimo bacio scambiato con Federico il giorno di Natale.

Sapere che staremo dieci giorni dall'altra parte del mondo in quello che tutti possono chiamare il Paradiso Terrestre mi esalta ma allo stesso tempo mi spaventa.

Il fatto che Veronica non sia più tra di noi è sicuramente un vantaggio, ma non ho intenzione di ritornare insieme a lui come se niente fosse solo perché mi ha regalato una vacanza da sogno. I rapporti non si ricuciono da un giorno all'altro ma questa breve fuga dalla realtà potrà esserci d'aiuto.

Senza neanche accorgermene trovo parcheggio immediatamente dove mi sono data appuntamento con mio papà.

Mi trovo davanti ad un palazzo a pochi minuti da Piazza San Carlo che ho adocchiato fin dalle prime settimane in cui ci siamo trasferiti qui per la sua maestosità ed eleganza, accompagnata da una semplicità disarmante che non guasta mai.

"Ciao amore, allora hai portato via tutto?" domanda mio padre dopo avermi salutato con un abbraccio e un bacio sulla guancia.

"Sì, non potevo stare da Mire in eterno" ricambio l'abbraccio stringendolo forte a me, ancora incredula di averlo davvero di fronte dopo tutto questo tempo passato lontani. "Anzi, è stato fin troppo disponibile a ospitarmi per questi mesi. Tu piuttosto, perché mi hai fatto venire qui?" domando incuriosita, stringendomi nel giubbotto pesante e nella sciarpa di lana.

"Avevo preparato una specie di discorso ma so che odi i giri di parole..." inizia mio padre torturandosi le mani, segno evidente che è nervoso per qualcosa a me ancora sconosciuto. "Ed effettivamente li odio anch'io, hai preso da me anche in questo..." si esprime senza terminare il discorso e sto iniziando seriamente a preoccuparmi perché questo non è il suo solito comportamento. "Ecco il tuo regalo di Natale" dice in mezzo a tutte quelle frasi senza senso.

Mi volto di scatto sbarrando gli occhi nella sua direzione, vedendo che indica il palazzo che tanto mi piace.

"Mi hai regalato un condominio?" aggrotto le sopracciglia sul punto di scoppiare a ridere.

"Ti facevo più intelligente, bambina mia. Ti ho preso un appartamento tutto per te proprio qui, nel palazzo di cui ti sei innamorata" aggiunge mio papà con gli occhi lucidi almeno quanto i miei.

Senza sapere cosa fare o cosa dire mi slancio verso di lui e lo abbraccio forte, cercando di fargli sentire quanto gli voglio bene e quanto sia felice in questo momento; non solo per il bellissimo – e inaspettato – regalo, ma anche solo per la sua presenza.

"Sei un papà pazzo" gli scompiglio leggermente i capelli senza riuscire a smettere di sorridere. "Ma il papà pazzo migliore del mondo" concludo dandogli un milione di baci sulla guancia ricoperta dalla barba perfettamente curata.

Fino alla fine || Federico Bernardeschi || [IN REVISIONE 👩🏼‍💻]Where stories live. Discover now