un mondo visto da una prospettiva diversa pt1

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Oggi si va a scuola. Sono un bambino di 6 anni e faccio le elementari. Il mio nome è Izuku Midoriya ma tutti mi chiamano Deku, forse perché sono goffo...

Io e la mia mamma ci stiamo dirigendo verso la scuola e non appena arrivati nel cortile la saluto per entrare.

Un abbraccio materno che dura 2 minuti. Niente di meglio per iniziare la giornata.

Entro in aula e, seduto nel mio posto, sistemo le mie cose. Tiro fuori dal mio zainetto l'astuccio del mio eroe preferito, il quaderno e il mio piccolo diario. Posiziono tutto ordinatamente sul mio banco quando qualcuno entra in classe. "Salve ragazzi oggi insegnerò matematica a questa classe. Sono qui per sostituire la vostra maestra"

Un ragazzo molto particolare si presenta "mi chiamo Todoroki Shoto"

Subito inizia a fare un ripasso su cose che so fare bene e piano piano si avvicina a nuovi argomenti difficili da capire per me.

Continuamente alzo la mano per chiedere di rispiegare e tutte le volte con molta gentilezza colma le mie lagune.

"Ok chi viene alla lavagna per vedere se avete capito?" Alzo timidamente la mano mentre tutti gli altri si fiondano sul maestro energicamente per farsi notare.

Riposo la mano sul banco quando mi chiama.

"Midoriya vai tu" mi alzo e con il cuore in gola mi avvio alla lavagna, se non fosse che inciampo e cado per terra.

Il naso mi sanguina e il maestro corre da me preoccupato. "Chi lo accompagna in infermeria?" Chide alla classe ma nessuno risponde. "Bene... Andiamo Midoriya."

Una volta in infermeria mi siedo su una sedia mentre il maestro su uno sgabello che fa avvicinare.

"Come mai nessuno si è offerto?" Continua a rimuginare.

"Non ho molti amici qui." Ammetto.

La sua espressione muta, da serio, ad arrabbiato. "Hai problemi a comunicare con gli altri?" Chiede con voce tranquilla.

"No, non è per quello."

"Hai problemi personali che ti ostacolano?"

"No." Borbotta qualcosa di incomprensibile mentre prende acqua ossigenata e cotone.

"Alla tua età bisogna avere molti amici... Non è sano stare in solitudine." Mi comunica.

Annuisco anche se questo non cambierà le cose.

"Sono un ragazzo diverso dagli altri. E non mi accettano per questo" il maestro todoroki mi guarda curioso di sapere, probabilmente, del perche mi definisco diverso.

"Diverso dal punto di vista del linguaggio. Leggo molti libri e ho imparato molti termini come indefesso e parossistico. Diverso dal punto di vista della famiglia. Non ho più un padre che sta accanto a me e che mi aiuta. E ne avrei anche altre di diversità."

Mi fissa con quello sguardo dispiaciuto e comprensivo che odio tanto e per questo mi also me ne torno in classe, ma prima di uscire dall'infermeria mi giro "fin troppe persone hanno sguardo".

Mi siedo nel mio piccolo banco, troppo piccolo per la mia bolla di pensieri ma adatto per il mio piccolo corpo.

Il maestro entra poco dopo essermi sistemato per riniziare la lezione "Midoriya l'esercitazione."

Mi alzo e con cautela, sta volta, mi avvicino alla lavagna.

"Visto che in lei ci vedo un genio in matematica risolvi: 2a-6b-7a+10b." Scrivo alla lavagna e con logica determino che a va con a e b con b.

Alla fine sono operazioni come tutte le altre, mi metto a calcolare e stabilisco che il risultato è -5a+4b.

Mi giro verso il maestro che con occhi sorridenti mi guarda e annuisce. "Bene ora" si riferisce alla classe "chi sarebbe stato in grado di risolverlo?" Chiede ma nessuno alza la mano.

"Questo dimostra il fatto che lui è un pochino più speciale di voi, ma non perché è bravo in matematica. No, perché la diversità a volte rende migliori."

Questo discorso non me lo aspettavo per niente.

Fa cenno di rimettermi al posto per continuare una lezione normale. Tutto il tempo della sua ora mi metto a riflettere.

Perché mai ha fatto una cosa del genere? Perché mai un maestro si dovrebbe mettere a difendere un "emarginato"? Perché mai mi ha aiutato?

Tante domande ma nessuno risposta...

Suona la campanella che indica il momento del pranzo ed escono tutti tranne me e il maestro. "Dovresti uscire" dice neanche guardandomi.

"E per fare cosa? Stare fermo come qui ora?" Chiedo "fare una passeggiata, fare i compiti, fare amicizia con quelli che non sono di classe tua." Mi fa esempi non molto allettanti.

"Ormai tutti lo pensano. E da un punto di vista è meglio così" dico con faccia seria.

"Meglio da quale punto di vista? Sei un bambino che ha molto da dare e tu ti rassegni alla tua straordinaria diversità?" Sembra essere molto coinvolto nel mio caso...

"Sembra essere molto coinvolto nel mio caso" ops... L'ho detto.

"Perche anche io ero cosi. Senza amici ma per mia volontà. E ti posso assicurare che non è piacevole."

Minuti e minuti di silenzio ma un flash di pensieri mi passa nella mente.

"Maestro?" Lo richiamo dal suo lavoro "uhm?" "Perché ha detto quelle cose a tutta la classe?" Si ferma nello scrivere, alza lo sguardo puntandolo nei miei occhi.

Si alza per venire al mio banco per poi sedersi su quello vicino.

"Sai, vi sono momenti in cui mi sembra di essere l'eroe che salva la situazione. Sei un ragazzo brillante e non è giusto quello che ti fanno."

"Peccato che gli eroi non esistono..." Dico a bassa voce per non farmi sentire ma il mio intento è vano.

"Si che esistono" dice mettendo le bracca conserte. "Anche se non sono un insegnante di lingue ti do da fare una ricerca sugli eroi. Ne rimarresti sorpreso."

Suona la campanella e il maestro va verso la cattedra per prendere le sue cose ed uscire dall'aula.

Tutti i miei compagni rientrano  seguiti dalla maestra di lettere. Non presto attenzione alla lezione per concentrarmi su cio che mi ha detto il maestro Todoroki.

Esistono gli eroi... E chi potrebbero essere? Gli eroi vengono raffigurati persone muscolose con poteri sovraumani. Se esistessero davvero il crime diminuirebbe drasticamente, ma non succede... Quindi non esistono...

La campanella suona per indicare che dobbiamo andare a casa. Preparo lo zaino ed esco raggiungendo mia madre.

"Mamma!" Le corro in contro e l'abbraccio "mamma, senti ma esistono gli eroi?" Lei fa un sorriso ed annuisce.

"Sono tutte quelle persone che fanno del bene e si impegnano ad aiutare il prossimo."

Da YouDontSayMyName
~al prossimo capitolo~

Una Strana SensazioneDonde viven las historias. Descúbrelo ahora