Un fan attraente

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È da un po' di tempo ormai che in città si parla solo e soltanto del nuovo cantante famoso: me.

Sono comparso anche in numerose riviste celebri dove vi sono graduatorie per chi è il più bello, attraente, bravo nel suo ruolo di cantante. Ovviamente non mi interessa essere primo ma non so come lo sono.

Ho questa passione del canto da quando ero piccolo e da allora non faccio altro che cantare. Ma da quando ho raggiunto il mio sogno è come se mi mancasse qualcosa.

"Shoto, cinque minuti" mi comunica il mio menager da dietro la porta del mio camerino.

Mi sto preparando per un concerto qui a Tokyo, una delle mie mete importanti che dovevo assolutamente fare. "Ok arrivo" rispondo al menager.

Ora che ci penso, non ricordo com'è fatto. Sono sempre di corsa che non mi soffermo mai sul suo volto. Finisco di preparami ed esco.

Mi dirigo in gran fretta verso le quinte seguito dal mio menager. Prima di salire sul palco mi giro e con tutta la calma osservo il suo volto. Una nota di delusione mi attraversa il viso. "C'è qualcosa che non va?" Mi chiede il menager guardandomi preoccupato. "Oh! No scusa. Grazie per il tuo aiuto" mi rigiro e vado sul palco.

Appena mi affaccio tutti i miei fan urlano e le ragazze cominciano a strillare cose carine ma eccessive o addirittura spinte che mi fanno fare una smorfia di disgusto appena percepibile.

Il concerto ha inizio con la mia canzone più bella per poi sfociare nelle mie canzoni di tendenza.

Dopo tre ore di canto la gola mi chiede pietà anche se ho fatto delle pause nel mentre dello spettacolo. Ringrazio il pubblico di Tokyo per essere venuto a sentirmi cantare e tutto finisce. Comunico allo stuff che torno a casa e loro con tanta gentilezza mi risalutano, mi dirigo al mio appartamento per darmi una bella pulita.

Una volta fatta lo doccia rimango a casa a guardare un po' di televisione ma subito crollo dalla stanchezza.

La luce, che viene dalla finestra, mi sveglia e mi butta giù dal letto. "Nuovo giorno nuovi programmi" mi ricordo ad alta voce, mi preparo ed esco di casa abbastanza presto rispetto al solito. Metto gli occhiali e un cappello per coprirmi il più possibile per non farmi riconoscere.

Mi dirigo verso il bar più sciatto che c'è nei dintorni, che tra parentesi è quello in cui vado tutti i giorni da quando sono qui.

Con molta calma mi avvicino al bancone e ordino il solito caffè nero con un pizzico di cacao sopra per farlo più amaro. Finito il caffè mi faccio la passeggiata quotidiana che gira per il parco e la stazione del treno molto affollata per poi proseguire nel cuore della città.

Cammino con lentezza per gustarmi tutti i piccoli particolari di questa città fantastica. È poco affollato ma nell'osservare le bellezze di questa piccola frazione di Tokyo non ci faccio caso.

A un certo punto sento qualcuno che chiede scusa passando tra due persone che si tengono per mano e senza vedermi mi viene addosso buttandomi per terra con tutti i fogli che aveva in mano l'altra persona.

"O mio dio..." Dice mettendosi le mani in faccia per l'imbarazzo "mi scusi, sono stato sbadato e... Mi spiace davvero tan-" mentre parla mi allunga la mano per aiutarmi a rialzarmi. Una volta in piedi si blocca nel parlare e mi guarda con occhi spalancati.

Mi accorgo di non avere più gli occhiali e il cappello, fortunatamente non c'è gente che passa ora. Raccolgo tutto ciò che è mio per poi rindossarli. Raccolgo anche i fogli del ragazzo che mi sta davanti.

Si abbassa anche lui ma sbadatamente mi da una testata. Impreco tra me mentre mi tengo la testa. "Scu-scusami tanto... Sono goffo e... o mio dio sto facendo solo peggio..." Comincia a parlare a raffica. Alzo lo sguardo e incrocio i suoi occhi, smette di parlare.

Una Strana SensazioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora