2. Tutto da capo

10.8K 371 99
                                    

"Allora Ele... ", comincia Clayton, mentre ci avviamo in mensa.

"Perché cambiare scuola l'ultimo anno?", chiede con un'espressione curiosa.

Non capisco, è così strano?
Che c'è di male a cambiare scuola?

"Mi sono appena trasferita con mio padre qui vicino. È una questione di comodità", dico, tenendomi a debita distanza dai suoi tentativi di avvicinarsi.

"Hai scelto la scuola sbagliata per te, allora", commenta con una smorfia di dissenso.

"Perché?"

"Sembri una ragazza insicura e timida.
E se lo sei, non so quanto riuscirai a sopravvivere in questa scuola di streghe"

"Cosa te lo fa pensare?", domando, evidentemente urtata.

"Tieni sempre lo sguardo puntato a terra e quando qualcuno ti parla, non hai il coraggio di guardarlo negli occhi.
Proprio come adesso", dice, con un tono vagamente divertito.

So che ha ragione, e non me ne ero neanche accorta, perché ormai ci sono abituata.

"Non conosci nessuno qui, vero?", mi chiede.

Alzo lo sguardo e rispondo:
"No, nessuno"

"Allora credo proprio che ti servirà qualcuno a proteggerti dalle streghe di questa scuola."

Tra me e me penso che di stregh nella mia vita ne ho conosciute abbastanza, come Bridget e le sue amiche, e che non può esserci nulla di peggio, ma non glielo dico.
Non c'è bisogno di divulgare il mio passato qui se voglio ricominciare da capo.

Arriviamo finalmente in mensa, e la scena che mi appare davanti è... strana.

Ci sono moltissimi tavoli, sparsi in tutto il grande spazio.
Ma sembra quasi una divisone forzata: da una parte ci sono tavoli con soltanto ragazze, in uniforme blu e rossa e con la scritta della scuola sul petto, che suppongo siano cheerleader.

Da un'altra parte ci sono tavoli con soltanto ragazzi, anch'essi in divisa, e tutti appartenenti ad una squadra sportiva diversa.

C'è il tavolo dei giocatori di football, i giocatori di lacrosse, quello di baseball, basket ed infine atletica.

E poi, sparsi intorno a queste due "fazioni", ci sono una serie di tavoli dove si siedono i ragazzi "normali", quelli che vengono a scuola principalmente per studiare.

Quelli come me, insomma.

Questa scuola comincia a non piacermi davvero.
Credo di aver già capito come funziona.
C'è un sistema gerarchico, guidato dai giocatori di football e dalle cheerleader.
E in pratica, tutti gli altri sono emarginati.

Devo ammettere che anche alla Signal si poteva notare questa divisione, ma non era affatto così netta.

Sembra davvero che quelli che non fanno parte di un gruppo sono da evitare, come la peste.

Ma visto che io sono qui solo per studiare e finire quest'anno in pace, mi avvio verso il primo tavolo vuoto che vedo.

"Dove stai andando?", mi chiede il ragazzo alle mie spalle, che tra l'altro conosco si e no da un'ora.
Ma a quanto pare da queste parti le amicizie si stringono subito.

Non mi toccare 2Tahanan ng mga kuwento. Tumuklas ngayon