32. Un'importante confessione

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Tyler's pov

"Che tipo di questioni da risolvere avevi?", sbottai.

"Tyler, calmati", sentii sussurrare Ele alla mia sinistra. Calmarmi era l'ultima cosa che avrei voluto fare in quel momento, se quello che pensavo era vero.

"Fratello, posso spiegarti, ma non qui", rispose in tono serio.

"Perché non qui? Cosa c'è, hai paura che la tua immagine venga rovinata?!".
Si alzò dal tavolo e posò Lacey a terra, guardandomi in cagnesco.

"Smettila, stai rovinando il Natale a tutti", sibilò.

"Tu l'hai rovinato a me. E non solo il Natale".

"Tyler, scusa ma forse è davvero meglio discuterne da un'altra parte. Andiamo a casa, okay?", propose Ele.

Tenni lo sguardo fisso su Dan. Poi osservai le facce dei presenti. Joyce e Annabeth erano spaventate, così come anche Lacey e Stewart. Tutti gli altri sembravano invece solo sbalorditi dalla scena che si era svolta davanti ai loro occhi.
Con un nervoso nel petto, dovetti convincermi che nocciolina aveva ragione. Non potevamo discuterne qui. Ma la voglia di prendere a pugni quello che sarebbe dovuto  essere mio fratello era talmente tanta che non sapevo se sarei arrivato a casa ancora lucido.

Mi alzai bruscamente dal tavolo e raccolsi il mio capotto dall'appendiabiti all'ingresso, mentre aspettavo nocciolina che racimolava le sue cose. La vidi salutare debolmente Joyce ed Annabeth, e la sentii persino sussurrare un "Scusate tanto. Ancora Buon Natale".
Mi raggiunse alla porta.

"Beh... ". Mi sentii obbligato a dire qualcosa. Non si meritavano i nostri problemi personali.
"È stato bello rivedervi, nonna. Davvero. Scusate per tutto e... Buon Anno a tutti, immagino". Mi sforzai di sorridere, ma la verità era che non vedevo l'ora di calcare la soglia di quella porta e allontanarmi il più possibile da questa famiglia che, purtroppo per me, non sentivo più mia. La mamma non c'era, e senza di lei, sembrava che nulla ci fosse più. Che nulla aveva più senso. E vedere il volto di Dan davanti ai miei occhi non faceva che ricordarmelo.

Scossi la testa per scacciare via la sua immagine dalla mia mente, ed uscii dalla casa, mi stampai in testa l'ultimo ricordo di queste persone che, io volessi o no, erano quello che di più simile ad una famiglia mi rimaneva.

Nel breve tragitto verso la mia macchina non mi accorsi neanche del freddo e dei fiocchi di neve che atterravano furtivi nei miei capelli.
Accesi il motore ed aspettai che si fosse riscaldato prima di partire.

"Mi dispiace. Non volevo rovinarti il Natale, ma non ce l'ho fatta". Non la guardai neanche negli occhi, non volevo vedere la sua delusione nei miei confronti. Sapevo di averla delusa. Come deludevo sempre tutti.

"Lo capisco", sussurrò solamente.

"Sei sicura? Non ti dispiace essercene andati così?"

"Un po' si, certo. Ma è la tua famiglia alla fine, non la mia. Se a te sta bene così, non posso fare nulla. Ma non capisco che cos'è che ti ha fatto arrabbiare tanto. Cosa pensi che abbia fatto Dan, Tyler? E perché ne sei così sicuro?".

Mi girai verso di lei, e notai solo preoccupazione nei suoi occhi. "Quando non c'eri ieri mattina, in giro ho trovato un documento di rinnovo di passaporto. La prima idea che mi è passata per la testa è che fosse stato da nostro padre"

"Malcom? Perché, dov'è?"

"Non lo so, e non voglio saperlo. Ma mai avrei pensato che fosse stato a Denver. Ed ho un brutto presentimento. Non credo fosse lì per svolgere questioni di lavoro"

"Allora cosa stava facendo?", domandò confusa.

"Non lo so. Ma immagino che lo scopriremo tra poco". Uscii dal parcheggio e presi la strada di casa. Durante il viaggio, nessuno dei due disse più nulla. Arrivammo a casa che erano già le dieci passate.

Non mi toccare 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora