36. Ed il futuro?

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                                                                               "Beautiful", Cristina Aguilera

Le mie giornate erano tornate fortunatamente quelle di una volta. Ovvero quelle in cui andavo a trovare Tyler agli allenamenti, o andavo a casa di Susan per studiare (anche se per la maggior parte del tempo parlavamo di Clay), o aiutavo Mr. "Non ho bisogno di studiare, so già tutto" con i compiti.

Non amava parlarne, perché credevo che la cosa gli desse un po' fastidio, ma sapevo che Tyler pensasse spesso al college, o comunque al futuro in generale, come tutti noi in quei mesi a dir poco stressanti.

Il mio rapporto con Tyler era migliorato radicalmente negli ultimi tempi. Ahimè, dovevo dire che non era ancora tornato al tipo di relazione che avevamo raggiunto i giorni precedenti alla partenza per Atlanta, ma non mi perdevo d'animo e, come si dice, speravo sempre nel meglio per il nostro futuro.

Più che altro, speravo che ci fosse effettivamente un futuro.

Un'altra cosa di cui non parlavamo mai.

Forse perché quello erano gli anni della spensieratezza e del divertimento, e non ci andava di rovinarli con odiosi battibecchi da adulti. Ma sapevamo che avremmo dovuto cominciare a diventarlo, prima o poi.

Comunque, tempo al tempo. Ci saremmo goduti la spensieratezza. Passata quella, ci sarebbe toccato per forza affrontare a testa "alta" i problemi.

E poi, credevo che fosse lecito non pensare troppo ai problemi della vita. Sembrava che li facesse arrivare prima del previsto.

"E' una cosa così dolce! Dove lo trovi un altro ragazzo che ti incide su un ciondolo d'oro una frase del genere? E' pazzo di te, non c'è altra soluzione", osservò Susan davanti allo specchio, intenta a mettersi un filo di mascara sulle ciglia lunghe e chiare.

"Si, è stato un pensiero carino ", commentai giocherellando con la collanina al collo.

Non riuscivo più a toglierla; mi sentivo quasi vuota quando il suo peso non gravava più sul mio collo. Avevo soltanto una gran paura che con il tempo l'acqua la rovinasse, quindi quando facevo la doccia mi toccava cedere.

"Carino? Sul serio? E' tutto quello che hai da dire?". Si girò a guardarmi con la bocca aperta, mentre scuoteva la testa senza speranze.

"Si... Non me l'aspettavo. E mi aveva anche detto che era una sciocchezza", ricordai il pomeriggio di Natale a casa Carter.

Se ci pensavo, mi assaliva solo tristezza; ma era più per quello che era successo dopo. In realtà, mentre ero li, anche dopo tutto quello che Joyce mi aveva detto, mi sentivo felice. Era quasi come essere a casa: sembrava che quelle persone, anche se le avevo appena conosciute, potessero già riuscire a capirmi. Un po' come aveva fatto Tyler.

"Se per lui questa è una sciocchezza, pensa cosa ti riserverà il futuro"

"Pensa al tuo di futuro!", scherzai. Si voltò ancora una volta e mi guardò di soppiatto.

"Oh, fidati, credo proprio che rimarrò zitella a vita".

"Andiamo, Sus, sei una splendida ragazza. E sei anche molto intelligente, cosa non da poco oggi come oggi"

"L'intelligenza non viene sempre apprezzata, amica mia. Sappiamo entrambe che i ragazzi apprezzano un altro tipo di cosa ", commentò con una smorfia. Ma colsi del risentimento nella sua voce, e sapevo che aveva ragione, purtroppo.

"La maggior parte. Ma tu non te ne devi interessare. Tu hai Clay, quindi piantala di lamentarti", la ammonii scherzando.

"Certo, Clay". Sbuffò, ma non mi sfuggì il piccolo sorriso sulle sue labbra quando pronunciò il suo nome.

Non mi toccare 2Hikayelerin yaşadığı yer. Şimdi keşfedin