34. Non posso fare più di tanto

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                                                                                        "River", Bishop

Capodanno, il primo dell'anno, e sicuramente anche la befana, completamente buttati nel cesso.

Ed il mio umore non faceva che peggiorare. Sempre che potesse superare la suola delle mie scarpe e fare le radici sotto i miei piedi.

Nulla andava più per il verso giusto ultimamente nella mia vita: assolutamente nulla. Forse il fatto che la noia mi spronasse a studiare di più per il college. Perché dopo tutto ciò, c'era anche il college a cui dovevo pensare. Era l'ultimo anno, quello dove si dovrebbero fare scelte improntanti per il futuro.

Ma perché, guardandomi intorno, avevo l'impressione di essere rimasta l'unica indietro rispetto agli altri, che non aveva la più pallida idea di come spendere gli anni della sua vita davanti a lei?

Probabilmente perché era così. O forse, solo perché cercavo un modo per  disperarmi del tutto.

Comunque, nulla riusciva a cambiare i fatti. La mia famiglia stava andando lentamente a rotoli, la mia vita scolastica anche, e ero quasi sicura che il mio rapporto con Tyler minacciasse di fare la stessa orribile fine.

Ma ogni giorno dal rientro dalle vacanze natalizie, mi ritrovavo a fissare il vuoto nell'ora di biologia, o quella di storia (dipende da quale mi annoiasse di più) ed a sperare che le cose potessero cambiare.

"Come va la situazione Tom- Jordy-, Jordy- Tom?", domandò Susan fuori dal laboratorio di scienze. Quando l'avevo rivista dopo tutte le vacanze, mi ero resa conto di quanto in quei giorni mi fosse mancata un'amica. A Natale, ed anche... dopo.

"Male, Sus", risposi riluttante. "Va tutto, dannatamente, male".

"Oh cielo. Da dove lo hai tirato fuori questo pessimismo?", scherzò chiudendo il suo armadietto.

"Probabilmente ha sempre vissuto in me, nascosto nell'ombra", osservai con un'alzata di spalle.

"Pensi che... Si, insomma, finirà male?".

"Non ne ho idea. Tralasciando Marty, che cerca di non prendere parti, è mio padre il problema. Mia madre cerca di farsi il più possibile gli affari suoi, sapendo già che papà da del filo da torcere a Jordy, ma non ne abbiamo mai parlato davvero apertamente. Papà è... furioso"

"Addirittura furioso? Sembra che gli abbia rovinato la vita. È suo figlio, non dovrebbe accettare le sue scelte e condividerle?", rifletté Susan.

Non riuscii a fare a meno di ridere. "Non hai conosciuto abbastanza mio padre, Sus. Una cosa del genere rovinerebbe i suoi piani. Capisco che sia... sconvolto, lo siamo tutti, ma non significa che debba solo disprezzare"

Si appoggiò al suo armadietto su un fianco e mi osservò fare il cambio dei libri. "E tu invece cosa ne pensi?"

"Cosa?"

"Insomma si, come l'hai presa, che cosa ne pensi"

Cosa ne pensavo? Difficile da dire. Non avevo mai avuto a che fare con qualcuno che... avesse un orientamento sessuale diverso dal mio, o comunque diverso da quello che avevo sempre pensato fosse la norma.

E soprattutto, non ne avevi mai avuto a che fare nella mia famiglia. Credo fosse normale dire che se fosse successo fuori dalle mura di casa mia ignorare e fare finta di nulla mi sarebbe rimasto di gran lunga più facile.

Ma il punto era che non me l'aspettavo. Insomma, Jordy era sempre stato il mio fratellone. Non avevo mai sfiorato l'idea che potesse essere gay, perché non mi aveva mai dato motivo di pensarlo.

Non mi toccare 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora