5. Uno scontro inaspettato

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Tyler's pov

Mi sveglio di soprassalto nel cuore della notte, anche se non capisco davvero perché.

Non ricordo di aver sognato nulla di strano.
Anche se dicono che la maggior parte dei sogni che facciamo non li ricordiamo.

Ma nel mio caso sono due le opzioni: o faccio molti sogni diversi, ma ricordo solo gli incubi, altrimenti faccio davvero solo incubi.
E non mi stupirei affatto se fosse così.

Cerco di rimettermi a letto, ma so già che non mi riaddormenterò più.
Guardo l'orologio sul comodino: segna le cinque e mezza.

Decido di alzarmi e di andare a scuola prima per allenarmi.

Lo faccio spesso ultimamente, perché sto cercando di pensare il meno possibile a nocciolina, ma sapere che è tornata mi fa sentire una strana sensazione, ed ogni minuto della giornata ho paura di non riuscire a trattenermi dall'andare da lei.

So che sarebbe inutile, perché comunque arrivato lì non saprei che dirle.
Non saprei come spiegarmi.

Ma mi manca da morire.
Mi manca ogni singola parte di lei.

Mi mancano i suoi occhi fragili, le sue piccole mani, i suoi capelli disordinati.

Mi mancano i momenti in cui si guardava i piedi, per non dovermi guardare negli occhi.
Temeva così tanto il contatto visivo.

Mi mancano da morire le volte in cui stringeva le sue braccia intorno al mio petto, che in confronto sembravano due piccoli rami di un grandissimo albero.

Mi mancano le sue labbra, i suoi baci.
Mi manca quel contatto fisico che le faceva brillare gli occhi.

Credeva che non sarebbe mai stata in grado di poterlo fare.

Leggevo la paura di rimanere sola per tutta la vita nei suoi occhi, quella notte ad Atlanta.
Ed è per quello che mi sono ripromesso di non abbandonarla mai.

Gli allenamenti sono l'unica distrazione che mi rimane, anche se è difficile liberarsi di certe sensazioni dal tuo corpo.

È come se, dopo quel momento, si fossero incise sulla tua pelle per sempre.
Ma succedeva solo con lei.

Arrivo nello spogliatoio verso le sei del mattino, e ovviamente non c'è ancora nessuno.
Mi cambio in fretta e comincio ad allenarmi, e continuo fino alle sette e mezza, quando vado a farmi una doccia e a cambiarmi di nuovo.

Adesso arriva la parte peggiore.
Quella dove, durante le lezioni, la mia mente non è più impegnata e può vagare come vuole.

Qualche ora dopo, per fortuna la tortura è finita.
Inutile dire che per tutte le quattro ore delle lezioni mattutine non ho ascoltato una singola parola di quello che i professori hanno detto.

So che, almeno quest'anno, dovrei prestare più attenzione allo studio, perché è l'ultimo anno.
Ma essere bocciato non mi dispiacerebbe più di tanto.
Non ho neanche la più pallida idea di quale college scegliere.
E poi, studiare mi riporta alla mente soltanto ricordi con nocciolina, e non è una cosa buona per il mio cervello.

Dopo pranzo riprendo gli allenamenti che ho cominciato stamattina e, quando termino, sono davvero esausto.
So anche che non dovrei stancarmi così ma, più lo faccio, più smetto di pensare e mi concentro solo sulla stanchezza.

Mi faccio un'altra doccia veloce, raccolgo le mie cose e vado verso la mia macchina.
Siamo agli inizi di settembre ma comincia già a fare freddo, e il buio si fa vedere già prima dell'ora in cui dovrebbe arrivare.

Non mi toccare 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora