47. Lui sapeva

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"Take me home", Jess Glynne

Mi svegliai in preda alle vampate di calore, quella mattina. Le prime luci dell'alba mi accecarono, e passò qualche minuto prima che i miei occhi si abituarono.

La coperta pesante mi stava soffocando, ed il corpo di Tyler era così caldo che dovetti scostarmi. Avevo le sue braccia intorno ai fianchi e sentivo il suo respiro tra i capelli. Mi sottrassi delicatamente per assicurarmi di non svegliarlo e lasciarlo dormire.

Non appena feci un piccolo movimento, muscoli di cui non conoscevo l'esistenza cominciarono ad inviare scosse di dolore in tutto il mio corpo. Mi tolsi di dosso le coperte, l'aria fredda mi fece rabbrividire.

Quando mi alzai mi obbligai a prendermi qualche secondo prima di muovermi. Avevo urgente bisogno di andare in bagno. Nel resto della casa era tutto buio e portai le mani davanti a me per non andare a sbattere da nessuna parte.

Avanzai a tastoni finché non sentii sotto le dita il legno della porta del bagno. La aprii, e avrei voluto silenziarla in qualche modo quando scricchiolò: speravo non avesse svegliato Tyler.

Feci pipì e tornai in camera. Raccolsi i vestiti da terra e li indossai velocemente. Odiavo rimettere i vestiti del giorno prima, soprattutto la biancheria, ma dovetti fare uno sforzo. Sentii il letto cigolare e Tyler mugugnare. "Vieni qui, nocciolina. Ti voglio accanto a me"

Non sapevo perché, ma per un istante esitai. C'erano ancora cose che non ero pronta a condividere con lui. La notte precedente aveva cambiato tutto, e non ero poi così tanto sicura di poter dire in che modo.

Mi avvicinai al letto e scivolai sotto le coperte. Mi sentivo improvvisamente sveglia. Non appena mi mossi, lui emise un verso di gola e mi strinse più a sé per non lasciarmi scappare. "Mi sembra un sogno potermi svegliare con te accanto", sussurrò tra i mie capelli. Aveva la voce roca ed impastata dal sonno.

Non sapevo come rispondere, così mi limitai ad annuire. Lui aprì gli occhi e mi guardò in modo preoccupato. "Che c'è?", domandò.

"Niente. Torna a dormire", mormorai.

Mi scrutò a lungo, ed alla fine i tratti del suo viso giunsero alla conclusione peggiore. Adesso sembrava terrorizzato. Si mise a sedere e si passò una mano tra i capelli. "Aspetta. Che ti prende? Ti sei pentita?"

"No, Tyler... ", sussurrai. Sembrava così serio che mi spaventai persino io. Riflettei davvero a quello su mi stava chiedendo. Mi ero pentita della notte precedente con lui?

Io l'amavo, ne ero sicura. Non era questo il problema, però. Il mio dubbio era sul fatto che lo volessi davvero. Forse mi ero lasciata trasportare dal brivido del momento e non avevo ragionato troppo con il cervello.

E forse, non volevo ammettere con me stessa il terrore che avevo, il motivo per cui lo avevo fatto. Forse pensavo che così avrei potuto dimenticare. E la notte passata mi aveva messo in guardia su quanto le cose rimangano addosso.

"Mi stai spaventando, Ele. Di' qualcosa, ti prego", disse Tyler, la voce tradita dal panico che lo stava soffocando. Capii che ero rimasta in silenzio troppo a lungo, e mi decisi a prendere una decisione.

"Sto bene. E' tutto a posto", lo tranquillizzai. Sembrò rilassarsi, ma non del tutto. La tensione sul suo volto si sciolse un po', perlomeno.

"Significa che... "

"No. Non sono pentita. Non potrei mai", conclusi.

Sentivo che fosse la verità. O qualcosa che di più gli assomigliasse. Non avrei potuto dirgli quanto avevo paura che l'avessi fatto solo con il pensiero di dimenticare il resto. E non potevi neanche dirgli che mi ero pentita di esser stata con lui. Un po' perché non ero sicura fosse la realtà. E soprattutto perché sapevo che l'avrei distrutto.

Non mi toccare 2Wo Geschichten leben. Entdecke jetzt