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"If you saw my darkest parts,
the wicked things inside my heart.
Would you run away?
Or are you the same?"
― Lonely, Nathan Wagner

L'hangar dodici si trovava piuttosto lontano dal quartier generale dove si tenevano le lezioni teoriche. Stimai che ci avrei messo almeno cinque minuti per raggiungerlo, ma considerando che sarei dovuta passare dal dormitorio per posare i libri, probabilmente ce ne avrei impiegati sette.

Invece che prestare attenzione alla spiegazione più noiosa della storia riguardante la direzione dei venti, la mia mente stava calcolando ogni possibile percorso per raggiungere l'hangar nel minor tempo possibile, come se all'improvviso la mia vita dipendesse da quello. Avevo lo sguardo fermo nello stesso punto della lavagna multimediale da almeno dieci minuti, mentre il mio piede sinistro oscillava incontrollato sotto il banco.

Mi risvegliai dalla trance solo quando mi sentii spintonare leggermente una spalla.

«Pss,» era Aryan, seduto alla mia destra. «Il gran momento sta arrivando. Sei in ansia?» sussurrò.

Gli avevo raccontato tutto quel mattino all'alba, mentre come ogni giorno percorrevamo il perimetro della Base di corsa.

Gli scoccai un'occhiata disinteressata, «Nah.»

«Ma se è tutto il giorno che non pensi ad altro!» mi prese in giro, con voce abbastanza bassa perchè l'insegnante non sentisse. Per fortuna eravamo seduti in fondo all'aula.

Roteai gli occhi, «Dio santo, Aryan, sono solo preoccupata di farmi una figura di merda con il fucile.»

«Come no,» le sue labbra si curvarono in un sorriso storto e scettico.

«La vuoi smettere di pensare male? Fosse almeno carino!»

Sollevò le sopracciglia, «Non lo è?»

«Di chi state parlando? Allistor?» s'intromise la voce di Polaris alla mia sinistra.

«Nessuno.»

«Kaiden.»

Rispondemmo all'unisono. Fulminai Aryan con lo sguardo.

«Kaiden? Nah, per me Allistor vince a mani basse!»

Scossi la testa alzando gli occhi al cielo, «Non ci credo.»

Aryan sollevò le mani, «Non guardare me, io non so giudicare.»

In quel momento l'insegnante chiamò la fine della lezione e io colsi l'occasione per sfuggire ai discorsi di Aryan e Polaris, a cui non avevo alcun interesse a partecpiare. Raccolsi i miei libri dal banco e mi alzai in piedi per prima.

«Ci vediamo a pranzo,» salutai rapidamente e mi avviai verso l'uscita, pronta a seguire il percorso più efficace che avevo calcolato.

Dopo aver abbandonato i libri sul mio letto nel dormitorio, tornai fuori e m'incamminai sotto il sole primaverile che entro un'ora avrebbe raggiunto il punto più alto nel cielo blu. Superai gli hangar numerati con i multipli di due finchè non arrivai al dodicesimo. Ci avevo impiegato sette minuti in tutto. Avvicinandomi avevo iniziato a percepire un crescente ronzio di motori e solo quando lo raggiunsi notai uno squadrone di sei cacciabombardieri schierati sulla pista di decollo a circa una trentina di metri dall'hangar.

Per un attimo rimasi ferma ad ammirare quella scena, mentre il timore e l'adrenalina si mescolavano nel mio sangue. Avrei voluto vederli decollare, ma alla fine mi ricordai quale fosse il vero motivo per cui mi trovassi lì e, dopo aver preso un respiro profondo, mi decisi a entrare.

KalopsiaWhere stories live. Discover now