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"You are not alone.
I've been here the whole time,
singing you a song."
― Carry you, Ruelle

Respirai profondamente.

“Ho bisogno di stare un po' da sola,” richiesi.

Mi sentii in colpa ancor prima di terminare la frase. Era da settimane, forse, che non scambiavo due parole con lui.

“Scusami,” aggiunsi.

“Ho saputo che avresti ricevuto visite da casa oggi,” proseguì lui, ignorando la mia richiesta. “Avevo pensato di venire a chiederti come fosse andata, ma arrivando verso il dormitorio ho visto una familiare pazza con i capelli lunghi e marroni correre verso le piste. Ho pensato, ma quella è Valyrie. Dunque, ho ancora pensato, ci sono due possibili motivi per cui Valyrie Wade stia correndo a manetta verso le piste: uno, Kaiden Westfall la sta aspettando; due, qualcosa è andato storto. Non ho visto alcun tipo di Kaiden Westfall, dunque sono giunto alle mie conclusioni.”

Senza nemmeno rendermene conto mi era scappata una risatina, ma poi tirai su dal naso e tornai seria. Rimasi in silenzio per qualche istante, poi aumentai lentamente la potenza dei motori.

“Torna a terra, Aryan.”

Non ricevetti subito risposta e per qualche motivo lo presi come un okay. Accelerai ancora e fui convinta di poter continuare per la mia strada, finchè il sole dorato che illuminava la cabina da sinistra non venne improvvisamente oscurato. Riconobbi il profilo del Blue Falcon con la coda dell'occhio.

“Non senza di te.”

Le praterie che circondavano la base continuavano a scorrere sotto di me in un giallino uniforme, bruciacchiate dal sole e indebolite dalle notti gelide. Poi notai la catena montuosa a Nord avvicinarsi e un'immagine di mio nonno mi lampeggiò davanti agli occhi. Mi si strinse il cuore e, senza preavviso, virai indietro e tornai in direzione Sud. Accelerai ancora e ancora e mi trovai a sfiorare i cinque Mach, che non avevo mai raggiunto prima, mentre un magone dolorante si formava a bloccarmi qualunque parola in gola. Il Blue Falcon era ancora al mio inseguimento. Una parte di me voleva seminarlo.

Tirai la cloche e cabrai verso il cielo, salendo di altitudine finchè non perforai una spumosa nuvola bianca solitaria, lasciando degli sbuffi alle mie spalle, e proseguii in avanti. Allora mi ritrovai a osservare il mondo dalla cima, al di sopra di un sottile e disconnesso strato di nuvole rosate che già nascondeva il sole calante. Mi accorsi che Aryan mi aveva raggiunta soltanto quando sentii la sua voce nel casco e non scappai più.

“Bellissimo, vero?”

Sì, era bellissimo, ma non glielo dissi. Eravamo sopra il cielo. Più in alto di qualsiasi aquila, al di sopra di qualunque regola dell'Arma. Niente e nessuno avrebbe potuto prenderci o fermarci. Se fossi scappata, comunque sarebbe andata, non avrei più potuto vedere tutto quello. Non avrei più potuto raggiungere il posto più solitario della Terra e sfiorare il firmamento con un dito. Era forse per quello che nessun pilota aveva mai tentato la fuga? Mi parve quasi ironico. L'Arma si prendeva la nostra libertà e in cambio ci regalava il cielo.

“Com'era quella parola?” chiesi poi, mentre le nuvole sotto di noi sfumavano nel viola.

“Cosa?”

“La bellezza ingannevole, credo. Me l'avevi detta tempo fa, mi pare iniziasse con la K.”

“Ah, sì. Kalopsia. L'illusione di percepire le cose più belle di quello che realmente sono.”

“Kalopsia,” ripetei lentamente a me stessa. “Già.”

Mi rituffai nelle nuvole, scendendo di quota e Aryan continuò a segurmi. Il mondo stava diventando sempre più buio e man mano che il tempo passava, atterrare sarebbe diventato più complesso.

KalopsiaWhere stories live. Discover now