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When all I saw was silver gold,
when shadows didn't have a hold,
before I always needed more.
Take me there.
― Innocence, Nathan Wagner

La rampa di decollo era avvolta dalle tenebre. Eppure io sapevo che se fossi stata sul tetto sarei già riuscita a scorgere i primi bagliori dell'alba all'orizzonte.

Con quella consapevolezza nel cuore lanciai uno sguardo alla schiera di aeroplani disposti uno davanti all'altro due a due di fronte al mio, sedici ombre nere appena distinguibili dalla notte, in attesa di spiccare il volo. Soltanto qualche giorno prima ero nascosta sul tetto del dormitorio, al sicuro da qualsiasi minaccia, a guardare altri che decollavano e scomparivano nell'ignoto oltre le montagne. Adesso, invece, sulla pista c'ero anche io.

Allontanai quel pensiero e presi posto ai comandi del mio jet: la cabina mi era ormai famigliare e mi trasmise subito sicurezza. Mi concessi qualche secondo per chiudere gli occhi e respirare profondamente, poi infilai il casco con le cuffie incorporate, in modo da essere pronta a ricevere istruzioni.

Io sull'Alphard e Aryan sul Blue Falcon eravamo uno di fianco all'altra al fondo della squadriglia. Non avevamo avuto molto tempo di parlare quel mattino. Appena arrivati alla pista di decollo avevamo completato gli ultimi controlli ed eravamo saliti a bordo. Guardai a sinistra e lo vidi nella cabina del suo jet, ancora senza casco. Dopo qualche istante incrociò il mio sguardo e sollevò una mano mostrandomi pollice e mignolo, sorridendo. Ridacchiai leggermente e lo imitai.

Mi ero calmata. Forse per la famigliarità con il mio aeroplano, forse per la vivacità contagiosa di Aryan. Forse perchè era da tanto che non pilotavo e una parte del mio cuore non vedeva l'ora di tornare a sfrecciare nel cielo.

Mi ritrovai a guardare l'ultimo barlume di una stella ancora accesa, mentre l'orizzonte si colorava di rossori man mano più intensi. Tutt'a un tratto una voce parlò in cuffia e quasi sussultai sul sedile.

“Qui Beta Pegasi, ad Alphard e Blue Falcon. Mi ricevete?”

Da uno dei computer di bordo vidi che la comunicazione proveniva dal caccia di fronte al mio.

“Qui Alphard, ti ricevo.”

“Qui Blue Falcon, ti ricevo. Cosa succede?”

“Quelli davanti mi dicono che c'è un caccia in più in punta alla squadriglia, ne sapete nulla?”

“Uno in più? Non dovremmo essere sedici?” chiese Aryan.

“È quello che pensavamo, Falcon. Voi non ne sapete niente, quindi? Alphard?”

“Non ne so niente,” risposi. “Chi è il pilota?”

“Questo è l'altro problema. Non c'è nessuno.”

“In che senso non c'è nessuno? Come facciamo a partire?” chiese Aryan.

“Dev'essere stata un'aggiunta dell'ultimo momento,” ipotizzò il pilota del Beta Pegasi. “In ogni caso finchè non si presenta qualcuno non possiamo partire.”

“Pensa un po' che peccato se non si-” una trasmissione proveniente da una linea completamente diversa lo interruppe all'improvviao, era rivolta a tutti i caccia collegati.

Kaiden Westfall!” annunciò una voce che conoscevo molto bene.

Trasalii. Mi guardai attorno in modo affannato, cercando di capire da dove provenisse la comunicazione, poi mi sporsi giù dall'Alphard, incredula, e quando vidi Kaiden per davvero mi saltò il cuore in gola. Camminava a passo sostenuto con un'espressione di pietra e lo sguardo fisso davanti a sè, superò l'Alphard e il Blue Falcon e sfilò in mezzo a tutte le coppie di caccia, dirigendosi verso la punta. Indossava la spessa tuta anti-G e il casco.

KalopsiaWhere stories live. Discover now