Capitolo 9 - Charles

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LEYLA

"Leyla" Sento pronunciare il mio nome con un tono pacato, come se potesse ferirmi, e mi riprendo dal mio stato di tranche in cui mi ritrovo spesso, troppo spesso.
La sua voce, quanto mi era mancata la sua voce roca.

"Charles" Rispondo a mia volta con voce ferma sollevando la mano per mettere una ciocca di capelli dietro l'orecchio sentendo le guance andare a fuoco.
Maledette guance.

Settembre 2003
Cammino verso l'edificio scolastico con un sorriso che si estende sul mio volto. Saltello entusiasta per il mio primo giorno di scuola della seconda elementare con addosso uno zaino che mi sormonta ed un grembiule nero pece di due taglie più grande.
Martin dopo avermi accompagnata per il tragitto da casa fin qui va a salutare Charles, il suo migliore amico e nostro vicino, che io odio profondamente a causa del suo comportamento snobboso che lo rende davvero insopportabile.
Mi guardo intorno alla ricerca della mia migliore amica Michelle, che conosco dalla prima elementare, con cui ho stretto un legame davvero speciale, malgrado quello tra me e mio fratello sia inspiegabile a parole.

Dopo aver lanciato sguardi in qualsiasi direzione lungo il cortile giungo alla conclusione che di Michelle sembra non esserci alcuna traccia, perciò entro nell'edificio dirigendomi verso la mia classe sperando che la mia amica sia in anticipo e mi stia quindi aspettando in aula, anche se tutto ciò mi sembra davvero strano dato che è solita aspettarmi sempre all'esterno.
Giungo a destinazione notando che non vi è alcuna anima in classe, mi trascino malavoglia verso una coppia di banchi con un'aria sconfitta e mi siedo a peso morto sulla sedia iniziando ad estrarre i libri dalla cartella.
Dal corridoio sento provenire diverse voci di studenti finché un gruppo di bambine entra in classe fissandomi intensamente per qualche secondo ed iniziando a sghignazzare senza ritegno dirigendosi verso i banchi in fondo.
Non è la prima volta che vedo questo gruppetto aggirarsi per la scuola con le loro risatine malvagie allo scopo di prendere in giro altre bambine.
Purtroppo trattandosi di figlie di famiglie che donano grossi contributi alla scuola, gli sforzi effettuati per limitare questa forma di bullismo sono stati praticamente vani dati i genitori che si rifiutano di accettare la cosa.

Le ore, fortunatamente, passano tranquillamente, sebbene percepisca in maniera piuttosto maracata la mancanza della mia migliore amica al mio fianco; non sono abituata a stare completamente sola in un ambiente così popolato data la mia timidezza e, quindi, mi trovo molto a disagio quando viene ora di dirigersi in mensa per mangiare.
La mensa è il luogo preferito dal gruppetto malvagio per dedicarsi alle loro vittime.
Girovago a zonzo per la stanza sorreggendo con le mani il mio vassoio contenente un piatto di pasta al pomodoro, una mela ed una bottiglietta d'acqua naturale alla ricerca di un tavolo vuoto che trovo dopo qualche secondo.
È situato vicino alla finestra, dalla quale posso osservare il parco, ed è piuttosto lontano dal gruppetto infame così che possa mangiare tranquillamente senza eccessivi disturbi.
Non passano cinque minuti da quando mi sono seduta che sento pronunciare il mio nome da una delle ragazzine che sghignazzavano in classe stamattina, Aisha mi pare si chiami.
Distolgo il mio sguardo dal parco e mi volto appena in tempo per vedere Aisha versarmi del succo all'ace in testa che inizia a colarmi su tutto il corpo.
"Visto che non hai i soldi per permetterti il parrucchiere, eccoti una bella pozione che ti sistema i capelli per bene."
La folla scoppia in una risata frastornante mentre sento le lacrime formarsi nel giro di pochi attimi e sgorgare senza fine sulle mie guance rosse.
Prendo la mia cartella ed inizio a correre verso l'uscita senza guardare in faccia nessuno per non morire di imbarazzo.
In corridoio sento delle voci richiamarmi a non finire ma decido di non ascoltarle e continuare la corsa verso la porta che da sul cortile per tornare a casa.
Corro verso la fermata del pulman quando due corpi mi si piazzano davanti bloccandomi la strada del ritorno.
Li riconosco subito.
Martin e Charles si trovano a pochi centimetri da me cercando di riprendere fiato data la corsa infinita.
"Non piangere Leyla" Sento Martin pronunciare parole di rassicurazione mentre si avvicina per abbracciarmi ed asciugarmi le lacrime, "Quelle ragazzine sono delle semplici oche, non devi ascoltarle perché sono solo gelose perché tu per me sei bellissima"
Mi stacco dall'abbraccio sorridendo a mio fratello sapendo di poter contare su di lui ogni volta che volevo.
"Tieni questa per asciugarti" Vedo Charles porgermi una salvietta profumata appena estratta dal suo zaino.
Mi pulisco velocemente il viso dai residui appiccicosi e tolgo il grembiule imbrattato di succo piegandolo e ponendolo nella cartella sperando di non sporcare i libri.
Pochi minuti dopo il pulman raggiunge la fermata e saliamo sedendoci in fondo ad esso per non essere disturbati.
"Io comunque sono Charles" Dice il mio vicino porgendomi la sua manina ed avvicinandosi al mio orecchio "e per me i tuoi capelli sono davvero stupendi"
Arrossisco alle sue parole sentendo le gote bruciare.
Maledette guance.

Come primule nell'oceano // Charles LeClercDove le storie prendono vita. Scoprilo ora