Capitolo 32 - Come ai vecchi tempi

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LEYLA

Fortunatamente le temperature di Maranello non sono così pungenti come quelle parigine perciò la mia giacca é in grado di fornirmi il calore necessario per non congelare.

Dopo il mio brusco risveglio da quel dannato incubo, un silenzio tombale è caduto tra me e Charles, senza abbandonarci per un secondo. Odio mostrare le mie debolezze agli altri e sicuramente i miei incubi ne fanno parte.
Credo che non mi abbandoneranno mai.

Avviso Lorenzo del mio arrivo anticipato con un breve messaggio e ripongo il telefono nella pochette nera prima di salire sull'ennesimo taxi che mi porterà al mio adorato appartamento.
Se vado avanti così passerò più tempo su una vettura che nel mio appartamento.

Richiedo gentilmente all'autista di lasciarmi alla sede della scuderia, per lasciare alcuni documenti che Giorgia mi aveva chiesto di compilare durante questi due giorni a Parigi.
Per mia fortuna, le porte in vetro si aprono automaticamente al mio arrivo quindi non vi è alcun bisogno di chiamare qualcuno affinché possa accedervi.
Effettuo lo stesso percorso che seguo tutti i giorni per raggiungere l'ufficio quando, dal fondo del corridoio, percepisco la voce della mia tutor che giunge a nella mia direzione.
Mi nascondo dietro un mobile, onde evitare che si accorga della mia presenza, ed origlio la sua conversazione che, da come gesticola con le mani, sembra piuttosto movimentata.
"Ascoltami quando ti dico che è più furba di quello che pensavamo. Tieni quelle cartelle lontane da lei!"
Che cavolo sta succedendo qui?

Con il cuore che batte all'impazzata ritorno sui miei passi verso l'uscita per abbandonare questo posto il prima possibile.
Spero vivamente che Giorgia non si sia accorta della mia presenza.
Corro spaventata verso il cortile esterno quando, senza accorgermene, vado a sbattere contro qualcuno.
"Ah!" Urlo terrorizzata conto la persona che ho appena colpito "Mi dispiace"
"Non c'è problema Leyla, tu stai bene?"
"S-si" Rispondo con voce tremante senza esserne pienamente sicura "I-io devo fare una cosa perciò vado" Mi guardo intorno per assicurarmi che nessuno mi abbia vista, riprendendo i miei passi.
"Va bene, a domani"
"Si, ciao" Saluto Andrea che non sembra convinto delle mie risposte mentre mi imbatto nell'aria gelida autunnale.
Respiro profondamente per rallentare il mio cuore, che pare voglia saltare fuori dal mio petto.
Che cosa sta succedendo?

Sbatto la porta di casa dopo averla aperta con mani tremanti e mi accascio al suolo, ancora intontita da ciò che è appena accaduto.
È solo la tua immaginazione Leyla. Sicuramente non si riferiva a te... E se invece stesse proprio parlando di me?

Fisso un punto indefinito del pavimento in legno per altri minuti finché il cellulare nella mia mano inizia a squillare, facendomi sobbalzare. Leggo il nome sullo schermo, stupendomi della persona che mi sta chiamando ma, non passa un secondo, che ho già portato il dispositivo al mio orecchio.
"Pronto?" Il mio tono di voce tradisce la sicurezza che ho cercato di mantenere finora.
"Leyla stai bene? Andrea mi ha detto tutto."
Che faccio? Gli racconto la verità o un'altra bugia?
"Io credo di no" Il respiro non si è ancora regolarizzato da prima e la mente è frastornata da pensieri strani.
"Cinque minuti e sono da te"
Un leggero sollievo si diffonde nel mio corpo alle sue parole.
"Non è necessario Charles"
"Non ti lascio sola di nuovo" Il rombo della sua auto raggiunge il mio timpano, segno che è già sulla strada.
"Va bene"

Scosto la porta in legno non appena percepisco dei passi veloci provenire dal corridoio esterno. Rivolgo un leggero sorriso al ragazzo moro, che si erge davanti ai miei occhi, che non ci mette molto ad accogliermi tra le sue braccia.
"Cos'è successo Le?" Il suo sguardo preoccupato mi dice tutto.
"I-io non lo so, in realtà non sono nemmeno sicura che fosse riferito a me" La confusone nei suoi occhi mi comunica la sua incomprensione.
"Direi che devo raccontarti tutto dall'inizio"
"Forse è meglio"
"Pochi giorno dopo essere arrivata a Maranello, ho visto Giorgia nascondere delle cartelle nel cassetto della scrivania nel suo ufficio. A primo impatto non ci ho fatto molto caso ma, visto il suo comportamento riservato, ho cercato di indagare ed appena ne ho avuto l'occasione, ho cercato di aprirlo, senza successo. Il che mi è sembrato molto sospetto, tuttavia nel giro di pochi giorni mi sono completamente dimenticata dell'accaduto e non ci ho più fatto caso." Il suo sguardo corrucciato mi dice che non ha ancora capito. "Una sera, Lorenzo mi ha invitata a cena a casa sua, ho curiosato in camera sua e guarda a caso, ho trovato la stessa identica cartella che però non sono riuscita ad aprire."
"Oh" Adesso sembra che la sua mente non sia più così annebbiata.
"E poi arriviamo ad oggi. Stavo andando nel suo ufficio per consegnarle dei documenti quando l'ho sentita parlare al telefono con qualcuno al quale diceva di tenere le famose cartelle lontane da qualcuna."
"Dici che..."
"Non sono sicura che quella telefonata fosse rivolta a me ma mettendo insieme tutti gli elementi non è da escludere. Perciò Andrea mi ha trovata in quello stato, il tono di voce di Giorgia non era rassicurante, sembrava per lo più una minaccia."
"Non so cosa dirti, questa storia sembra assurda"
"Già"
"Non è che sei un po' paranoica Le?"
Paranoica? Io paranoica?
"Non mi credi?" Chiedo con un tono talmente brusco da farlo sussultare.
"N-no, certo che ti credo, cioè io..."
"Dio sei incredibile Charles!" Mi alzo di scatto, iniziando a sbraitare contro l'unica persona che sta cercando di aiutarmi "Ti sto dicendo che potrei essere in pericolo e tu mi rispondi che sono paranoica?!"
"Leyla" Si alza anche lui prendendo le mie mani tra le sue e puntando i suoi smeraldi nei miei "Non credo tu ti stia inventando tutta la storia ma potrebbe essere una coincidenza. Non hai abbastanza prove da poter dire di essere in pericolo. Puoi dirmi se Giorgia o Lorenzo si sono comportati in maniera sospetta da farti pensare questo?" Scuoto la testa in segno di negazione e mi sento immediatamente una stupida per aver pensato che volessero farmi del male.
"Sono proprio un idiota" Ridacchio, rendendomi conto di quanto dia stupida.
"Un idiota bellissima" La voce roca di Charles vibra nella stanza inviandomi un milione di scosse su e giù per la schiena.
I nostri occhi non si mollano un secondo avvicinandosi sempre di più, così come i nostri corpi che si attraggono come calamite. I nostri respiri irregolari si dissolvono nell'aria elettrica che ci circonda e gli ormoni mandando in tilt il mio sistema nervoso. Poso il mio sguardo sulle sue labbra morbide e carnose, non desiderando altro che posarvi le mie in una danza infinita.
"Lo sai che non ti ho mai dimenticata" Le parole che aspettavo da tempo riecheggiano sole nella stanza, rompendo il silenzio che si era creato tra di noi, facendo riemergere spezzoni di ricordi che avevo archiviato nella mia mente.
Chiudo gli occhi per fare mente locale quando mi rendo conto di quello che sto facendo.
Non puoi farlo Leyla!

Mi distolgo dal suo tocco eccitante, a malincuore, portandomi le mani sul viso.
"Sai che non possiamo farlo" Le mie parole feriscono più di una lama, infatti vedo Charles allontanarmi da me.
"Perché? — il suo sguardo disperato mi colpisce come un proiettile — Perché non possiamo essere felici? Perché non possiamo tornare ai vecchi tempi?" Il suo tono angosciato spezza il mio cuore in mille pezzi.
"Tu stai con Charlotte ed io con Lorenzo!"
"Non è questo il punto e tu lo sai." Dice lui con tono fermo.
Certo che so qual è il punto ma sono stanca di soffrire.
"In realtà non lo so" Voglio che me lo dica lui.
"Tu mi ami ancora ma hai paura che io ti faccia soffrire nuovamente."
Bingo.
Non rispondo, voglio che termini il suo discorso.
Il monegasco si avvicina prendendomi nuovamente le mani ed incatenando i suoi occhi nei miei.
"Lo sai che vederti stare male è l'ultima cosa che voglio. Me ne rendo conto Leyla, sono stato un vero coglione dalla morte di Martin. Ma non è mai stata mia intenzione ferirti e questo lo sai." La sua voce spezzata vale più di mille parole "Dopo aver visto tutte quelle persone andarsene, Jules, mio padre, Martin, ho creduto che se ti fossi stato vicino ti avrei fatto del male. Ogni cosa che tocco muore tra le mie mani ed è una cosa straziante. Per questo me ne sono andato perché, se ti avessi lasciata, avrei potuto continuare a vedere il tuo sorriso senza potermi godere la felicità insieme a te. Non so se potrai mai perdonarmi per quello che ti ho fatto ma, di una cosa sono certo, non potrò mai smettere di amarti."
Le lacrime sgorgano dai suoi occhi e dai miei come delle cascate.
Mai e poi mai avrei immaginato Charles Leclerc fosse in grado di esprimere i suoi sentimenti dopo tutto quello che è capitato. Credevo che ciò che mi avesse detto quel giorno, al bar, quella frase per cui sono stata tanto male, fosse ciò che veramente pensasse. Invece, dopo quasi tre settimane di permanenza a Maranello tra alti e bassi, il ragazzo che ho tanto amato, mi ha dimostrato il contrario, aprendo la strada verso il suo cuore. Ed io, ora, nel mio appartamento, nel pieno autunno italiano, lo osservo andare via senza riuscire ad esprimere ciò che provo.

...
💔

Come primule nell'oceano // Charles LeClercDove le storie prendono vita. Scoprilo ora