Capitolo 41 - Da capo

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LEYLA

Mi dirigo all'esterno dell'ospedale, accompagnata dalle persone più care della mia vita, quando una figura a qualche metro di distanza attira la mia attenzione.
Sgrano gli occhi nella sua direzione per mettere a fuoco l'immagine ma non ci metto molto a capire di chi si tratta.
"Papà — Un lieve sussurro fuoriesce dalle mie labbra catturando gli sguardi di cinque persone su di me — Torno tra poco"
Muovo alcuni passi verso mio padre che mantiene i suoi occhi fissi sui miei. Mi sembra di vedere delle lacrime crearsi in essi quando giungo di fronte a lui con un timido sorriso.
"Ciao papà" Non so dove trovo il coraggio di chiamarlo in questo modo ma, dopo tutto ciò che è stato costretto a subire, mi sembra il minimo che io possa fare.
"Ciao Leyla" Il suo sorriso sincero esprime tutta la sua felicità nel vedermi e i suoi occhi sembrano brillare dall'emozione.
"Sono contento che tu stia bene"
"Vale anche per me"
E lo penso veramente.

Attimi di puro silenzio seguono il nostro discorso finché la sua voce tremante non irrompe nell'aria fresca di Monaco.
"Mi dispiace così tanto di avervi fatto soffrire. Mi dispiace di non aver impedito la morte di Martin. Avrei voluto tornare da voi ma avevo troppo paura che vi avrebbero fatto del male." Sentire la sua voce spezzata a causa del dolore che ha dovuto affrontare equivale a ricevere milioni di coltellate nel petto.
Odio vedere l'uomo, che ho sempre considerato come la mia roccia, indebolirsi sotto il mio sguardo.
"Ti hanno minacciato. Non potevi fare nulla per impedire a quei pazzi di vendicarsi. La situazione in cui ti sei ritrovato avrebbe messo a dura prova chiunque."
Da dove vengono queste parole? La vecchia Leyla sarebbe sbottata nel giro di pochi secondi.
"Sei cresciuta così tanto. Sono così fiero di te."
"Grazie papà."

Lancio uno sguardo fugace verso il gruppetto di persone che mi attende nella stessa posizione in cui li ho lasciati e decido che è ora di tornare a casa.
"Ora vado"
"Oh certo, ciao Leyla."
"Ciao papà."

Entro nella casa, che tempo fa non vedevo l'ora di lasciare, e mi lancio sul divano, assaporando il suo profumo inconfondibile di ammorbidente alle rose.
Mia madre si dirige al piano superiore per disfare la mia borsa mentre intorno a me, il silenzio invade le pareti bianche.
Il resto del gruppo è tornato a casa, malavoglia, su ordine della boss, al fine di farmi riposare e recuperare le forze.
L'ultima cosa che mi serve ora è proprio riposare.

"Oh eccola qui!" La voce squillante di Nelly rimbomba tra le pareti facendomi sorridere.
Quanto mi era mancata!
"Nelly!" Vado verso di lei e l'abbraccio calorosamente per qualche secondo, godendomi la sensazione di calore contro il mio corpo.
"Come stai cara?" Il suo sguardo mi analizza dettagliatamente per capire la mia situazione.
"Bene"
"La ferita?"
"La ferita sta guarendo."
"Ah perfetto, allora questa sera dobbiamo festeggiare."
"Già, festeggiare." Recupero il telefono ed inizio a digitare velocemente un messaggio ai ragazzi, invitandoli alla cena di questa sera.
"Nelly"
"Si cara?"
"Sei persone, questa sera siamo in sei a cena."
"Va bene cara, allora inizio a preparare"
"Sei la migliore!" Le schiocco un bacio sulla guancia per poi dirigermi in camera mia dove trovo mia madre accucciata sulla borsa che avevo in ospedale, intenta a sistemare il contenuto. Mi sembra di percepire un leggero singhiozzo provenire dalle sua labbra, che cerca di nascondere appena nota la mia presenza.
"Oh, Leyla. Ho sistemato le tue cose."
"Grazie mamma. Potevo pensarci anche io."
"Devi riposarti. Il medico ha detto di limitare gli sforzi."
"Il medico ha detto di evitare attività troppo movimentate." La correggo comunicando la mia irritazione.
Odio quando si comporta in modo eccessivamente apprensivo.
"Lo so ma la ferita potrebbe lacerarsi nuovamente."
"È una ferita di piccole dimensioni ed è già passata una settimana."
"Lo so ma..."
"Sto bene mamma, smettila di preoccuparti."
"Va bene, ma se hai bisogno di qualcosa chiamami."
"Lo farò — Mi scosto per farla passare — Ah mamma!"
"Si?"
"Stasera ho invitato a cena i miei amici."
Pass qualche secondo prima che mi risponda con un semplice ok.
Alzo un sopracciglio, rimanendo sorpresa dalla sua risposta per poi vederla scomparire dietro al porta della sua camera.
Mi sarei aspettata una lamentela.

Come primule nell'oceano // Charles LeClercWhere stories live. Discover now