Capitolo 16 - Disturbo della quiete pubblica

1.3K 53 1
                                    

LEYLA

"Leyla!"

Apro gli occhi di scatto, spaventata, udendo qualcuno urlare il mio nome a squarciagola e mi maledico mentalmente per essermi addormentata per l'ennesima volta sul divano.
Che diavolo sta succedendo?
Mi guardo intorno intontita cercando di capire se quello che ho sentito qualche secondo fa era reale o uno scherzo della mia mente.

"Leyla!"
No, nessuno scherzo.

Riconosco la voce dalla quale provengono le grida e mi dirigo di corsa verso la porta rischiando di colpire qualcosa dato che ancora non ho acceso la luce.
Dal corridoio sento le voci dei vicini che rimproverano il ragazzo che mi sta cercando chiedendogli nervosamente di smettere di fare il fracasso che sta creando scompiglio nel condominio.
Intervengo nella ressa scusandomi infinitamente per il disturbo e trascino per il polso, con tutta la forza che ho in corpo, l'ultima persona che mi sarei immaginata di trovare nel mio appartamento.
"Si può sapere che ci fai alle due di notte in un condomino a urlare a squarciagola? Non sai cos'è il disturbo della quiete pubblica, eh?"
"M-mi dispiace, Leyla" Dice lui appoggiandosi al muro.
Non sarà mica ubriaco.
Mi avvicino a lui sentendo l'odore di alcol.
"Non ci posso credere Charles! Bevi di nuovo?"
"Solo stasera giuro"
Pensavo avesse superato il problema.

"Leyla! Svegliati"
Apro gli occhi di scatto quando la luce mi colpisce illuminando la mia stanza.
Mi giro di scatto verso Martin che non ha smesso di pronunciare, o meglio urlare, il mio nome finché non mi sono svegliata.
"Che c'è?" Chiedo a mio fratello che sembra traumatizzato "Cos'è successo Martin?"
"Charles è in ospedale"
Mi vesto con i primi vestiti che trovo e salgo in macchina insieme al mio gemello verso il pronto soccorso.
Ne io ne lui sappiamo cosa gli è successo ma un brutto presentimento mi dice che si tratta di qualcosa di grave.
Arrivati al parcheggio esco di corsa dall'auto sbattendo la portiera e dirigendomi velocemente nell'edificio con la mente invasa da pensieri orribili.
Le gambe si muovono da sole verso un'infermiera al bancone del pronto soccorso intenta a scrivere qualcosa su dei fogli.
Mi fermo di colpo senza fiato con il cuore che batte a mille ed i muscoli infuocati per la corsa.
"Mi scusi, saprebbe dirmi dove si trova il signor Charles LeClerc?" Sputo tutt'un fiato verso la ragazza che sembra avere sui venticinque anni.
"Certamente signorina, è proprio dietro quella tenda." Mi dice lei tornando a compilare le cartelle.
Mi dirigo lentamente verso il luogo indicato dall'infermiera trattenendo il respiro per la paura.
"Ahi, mi sta facendo male"
"Oh signorino! Cerchi di stare un po' più fermo. Fate tanto gli uomini forti e virili e poi ci lamentate per un paio di punti."
Torno a respirare.
Sposto la tenda rivelando un Charles sdraiato sopra un lettino immacolato con un medico intento a cucire la sua testa.
"Leyla" Dice lui quando nota la mia presenza.
"Si può sapere che diavolo hai combinato questa volta?" Sbraito contro il ragazzo che mi ha appena rivolto la parola.
"Glielo dico io cos'ha combinato questo ragazzo, il nostro caro Charles ha ben pensato, da ubriaco, di mostrare il suo talento nei tuffi lanciandosi dal balcone di casa e prendendo in pieno il bordo della piscina."
"In realtà, l'esecuzione è stata perfetta, solo l'atterraggio non è venuto come mi aspettavo."
Fa pure lo spiritoso!
"L'atterraggio ti è andato ancora bene perché poteva succedere molto di peggio signorino."
Fulmino Charles con un sguardo che non riesce a ricambiare sapendo di avermi appena fatto infuriare come una iena.
Poco dopo il medico se ne va lasciando me è Charles soli.
"Io..." Apre bocca ma non glielo permetto.
"Non provare a giustificarti Charles! Oggi hai davvero superato il limite. Come diavolo ti è venuto in mente di buttarti dal balcone di casa? Ti sei fottuto il cervello per caso? Era di questo che ti parlavo l'altro giorno, come posso stare tranquilla se quando ti lascio ad una festa ti ubriachi fino a fare schifo e poi ti ritrovo in pronto soccorso?"
Trattengo le lacrime che minacciano di uscire dagli occhi continuando il mio monologo "Non posso più sopportare questa situazione"
"Mi dispiace da morire Leyla, te lo giuro, non succederà più, promesso"

"Terra chiama Leyla" Dice lui ridacchiando "Sei sempre la stessa"
"Che ne sai tu di come sono?"
"Acida"
Alzo gli occhi al cielo al pensiero di dover fare da baby sitter nuovamente.
"Pensavo l'avessi superata questa fase"
"L-l'ho superata, h-ho solo bevuto un pochino" Afferma prima di perdere l'equilibrio è sdraiarsi sul divano portando alle mani alla testa.
"Un pochino eh?! Ma guardati, non riesci nemmeno a stare in piedi." Lo rimprovero per il suo comportamento sapendo che l'indomani non si ricorderà di nulla.
"Credo che il mio stomaco non sia in grado di sopportare tutto questo alcol" Dice Charles prima di alzarsi di colpo e correre in bagno
Non so se me la sento di entrare ma combatto la mia vicina interna che mi dice di non farlo ed apro la porta ritrovandomi un Charles con la schiena al muro e la testa tra le gambe.
"Come ti senti?"
"Sono stato meglio"
"Su questo non avevo dubbi" Mi fulmina con lo sguardo tornando con la testa tra le gambe "Si può sapere cos'è successo per farti arrivare a questo punto?"
"Io e charlotte abbiamo litigato"
"Beh..."
"Non avevamo mai litigato così tanto, ci siamo detti delle cose orribili e poi lei mi ha cacciato di casa ed io non sapevo dove andare"
"Quindi hai deciso di andare in un bar, a bere fino a fare schifo per poi recarti in un condominio a urlare"
"Senti lo so che non è stata un'idea geniale ma non sapevo dove altro andare"
"Ora sei qui però"
"Non ci ho pensato, ok? È stato tutto così improvviso ed irrazionale che mi ricordo solo di essermi ritrovato qua, nel tuo bagno a vomitare l'anima. Se fossi arrivato da sano non mi avresti nemmeno aperto la porta"
Beh questo potrebbe essere vero.
"Già, potresti non avere tutti i torti"
Mi siedo di fianco a lui guardando il soffitto bianco che fa riaffiorare pensieri che in poco tempo scaccio via.
"Perché avete litigato?"
"Pensa che non la ami più, ogni tanto le vengono queste paranoie da donne"
Paranoie da donne?
"Ci sarà un motivo che l'ha portata a dire questo, no?"
"Ultimamente la trascuro un po', sai tra il gp, gli allenamenti, le prove e così, ci vediamo meno, però davvero provo gli stessi sentimenti di prima, con lei sto molto bene ma non le entra in testa"
"Quando è stata l'ultima volta che l'hai portata a cena?"
"Che c'entra? Non so, un mese fa? Non mi ricordo sinceramente"
"Vedi che non capisci niente? Le relazioni non si trattano come gli oggetti che prendi e poi te ne dimentichi! Devi prendertene cura e per fare ciò si ha bisogno di tempo e pazienza. Quindi se vuoi dimostrarle i tuoi sentimenti, fai qualcosa con lei, portala a cena, a fare una camminata, al... "
"Al luna park" Dice lui prevedendomi e facendomi spuntare un sorriso sulle labbra.
"Sei sempre la solita"
Anche tu non cambi mai.
Tra di noi cala il silenzio, ma non è un silenzio imbarazzante come quello che si creava all'inizio ed era insopportabile. Questo è un silenzio sereno, come quello che si crea tra due amici che non hanno più niente da dirsi, o tra due fratelli che hanno smesso di litigare, o tra due innamorati che hanno finito di fare l'amore, questo è il silenzio della pace, che non logora il cuore o ferisce.
"Perché lo fai?" Charles rompe la quiete che si è creata dopo pochi minuti.
"Perché aiuti le persone, anche se ti hanno fatto soffrire?"
Per evitare che provino lo stesso dolore che ho provato io.
"Perché mi è stato insegnato che bisogna andare oltre il male"
Guardo l'ora
3.47
Tra tutte le cose che potevano succedere a notte fonda in un condominio esita non era sicuramente nella mia lista.
"Posso dormire qui?"
"Sul divano però"
"Va benissimo"
Vado in camera cercando qualcosa che possa andare bene a Charles e infatti nell'armadio trovo una maglietta ed una vecchia tuta di Martin che ho voluto portare con me come ricordo.
Mi dirigo in bagno con i vestiti di mio fratello tra le braccia ma di Charles non c'è traccia, allora mi sposto in cucina e lo trovo attaccato alla bottiglia d'acqua intendo a sorseggiare rumorosamente il liquido trasparente.
"Lo sai che hanno inventato i bicchieri per bere, vero?"
"Si ma così è più veloce"
Ignoro la sua affermazione porgendogli investiti.
"Tieni, questi dovrebbero andarti bene"
"Ma sono di..."
"Già"
"Oh"
"Senti ho solo questi da darti, se non vuoi metterli arrangiati" Affermo forse troppo sgarbatamente al ragazzo.
"No! Vanno benissimo, solo... a te sta bene se li indosso?"
"Certo che mi sta bene Charles, te li ho dati io"
"Ok"
Torna in bagno per prepararsi mentre io sento le palpebre farsi pesanti.
"Scusa se ti ho disturbata"
"Non c'è problema" Dico sbadigliando "Questo è il divano e li c'è una coperta se hai freddo, la mia camera è la porta vicino al bagno se hai bisogno di qualcosa"
"Va bene" Dice lui sdraiandosi sul divano.
"Allora, buonanotte"
"Buonanotte Leyla"
Mi volto verso il corridoio che porta alla mia stanza, felice di poter finalmente dormire nel mio letto caldo ed accogliente.
"Ah Leyla"
Che c'è ora?
"Si Charles?"
"Grazie di tutto"

...
No, Charles non è un alcolizzato però Leyla è molto protettiva quindi reagisce in questo modo🙃
Spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto!
Ci vediamo nel prossimo💝
Baci
L
❤️

Come primule nell'oceano // Charles LeClercDove le storie prendono vita. Scoprilo ora