Capitolo 50 - Il tempo scorre

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CHARLES

Sospiro pesantemente nell'udire la voce spezzata di Leyla che attraversa la cornetta tenuta stretta tra le mie dita.
Odio sentirla così fragile e non essere lì con lei a consolarla tra le mie braccia. E odio anche arrabbiarmi con lei visto che è l'ultima ad avere la colpa di ciò che le è successo, ora come ora.
Dei singhiozzi incontrollabili giungono alle mie orecchie colpendomi al petto come dei proiettili bollenti.
Fanculo.
"Mi dispiace Le — mi passo una mano sul viso per contrastare la frustrazione e maledirmi mentalmente — non avrei dovuto dire quelle cose. So che non è colpa tua tutto ciò che ti è successo e scusa se ti addosso tutto questo casino. Ma ho una fottuta paura di perderti che nemmeno ti immagini, il solo pensiero di perderti mi manda in pieno panico."
Non credevo che una ragazza potesse farmi provare simili sensazioni ma lei ci è riuscita. E tutto ciò mi mette un terrore impensabile.
È riuscita a fottermi il cervello.

"Charles, sono qui — la sua voce angelica è come l'antidoto per il mio dolore — Sto bene e sono felice perché ho te. Mi dispiace farti preoccupare ma io sono qui e sarò sempre al tuo fianco. Ti amo."
"Anche io ti amo piccola mia, non sai quanto."

Appoggio il cellulare sul comodino a fianco del letto assicurandomi che si stia caricando per poi abbandonarmi alla morbidezza del materasso. Fisso il soffitto, avvolto dal buio pesto di Maranello, mentre mi sforzo di liberarmi questa sensazione insopportabile che mi opprime il petto.
Mi manca come l'aria sebbene sia solamente un giorno che ci siamo salutati dopo il gran premio. Sento che sto diventando dipendente della mia ragazza e questo mi fa una paura bestia perché non saprei come vivere senza di lei.
Sorrido nella notte italiana pensando a quanto Martin mi avrebbe preso in giro se mi avesse visto in questo stato.
Sembro un adolescente cotto di una ragazza che si fa le paranoie di notte.
Maledizione Leyla, che mi stai facendo?
Mi giro sul fianco, coprendo il mio corpo con il piumone mentre mi abbandono alle braccia di Morfeo sognando quelle uniche pozze smeraldo che sono in grado fanno sentire vivo.

Il giorno seguente
"Charles!" Dei rumorosi colpi alla porta mi riportano alla realtà mentre mi rigiro nelle coperte morbide, abituando gli occhi alla luce del sole che illumina la stanza. Mugugno qualcosa di incomprensibile sentendo i colpi continuare a battere sulla parete mentre recupero il telefono con il braccio per controllare l'ora.
9.45
Dannazione!
"Charles!" Mi alzo dal letto in fretta e furia, fregandomene della mia condizione attuale, ed apro la porta d'ingresso, riconoscendo la voce che proviene dall'altra parte di essa.
Abbasso velocemente la maniglia ritrovandomi un Andrea Ferrari con uno sguardo che potrebbe fulminare persino Zeus.
"Io credo di aver dimenticato di puntare la sveglia" Mi gratto la testa leggermente in imbarazzo per la situazione che si è creata a causa della mia sbadataggine.
"Lo credo anche io!" Il suo tono severo si tramuta in divertito non appena squadra la mia figura.
"Bel pigiama"
"Fanculo" Rientro nell'appartamento per dirigermi in camera e cambiarmi il più velocemente possibile. Alle mie spalle, Andrea studia i vari dettagli della casa facendo smorfie varie.
La sua curiosità non ha fine.
"Ci sono" Recupero il necessario per andare alla sede, dove discuteremo dell'ultimo gp dell'anno, e seguo Andrea nella sua macchina senza proferire parola.
Mi stropiccio gli occhi non appena appoggio il mio corpo contro il sedile dell'auto e lascio libero sfogo allo sbadiglio che mi prende alla sprovvista.
"Non hai dormito abbastanza?"
"Se tu non mi avessi disturbato avrei continuato senza problemi." Ironizzo alla sua domanda, conoscendo quanto tutto ciò gli dia fastidio.
"Se io non ti avessi disturbato? Mi ringrazierai visto che siamo ancora in tempo per la riunione."
Ridacchio alla sua affermazione contagiando anche il mio personal trainer.
Ripenso alla prima volta che ci siamo incontrati e lascio che la mia mente vaghi tra i ricordi passati mentre, sotto di noi, l'asfalto fresco di Maranello scorre serratamente.

Come primule nell'oceano // Charles LeClercWhere stories live. Discover now