Capitolo 42 - Ti amo

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LEYLA

Domenica
Purtroppo, date le mie condizioni ancora non del tutto perfette, non ho potuto seguire il mio ragazzo al gran premio del Messico.
Il mio ragazzo.
Ancora mi fa strano chiamarlo così.
Mi sembra di essere in un sogno dal quale spero di non risvegliarmi mai.

Charles è riuscito a conquistare l'ennesima pole position ed io non vedo l'ora di guardare il predestinato dilettarsi sull'asfalto bollente con la sua monoposto rossa.
Nello schermo della televisione sono proiettati i volti dei numerosi tifosi che hanno deciso di supportare la varie scuderie sventolando le bandiere multicolore.
Molti di loro indossano le famose maschere de Los Muertos, una tradizionale festa che i messicani celebrano ogni anno in occasione del due novembre.

La trepidazione è percepibile fino a Monaco dove sicuramente tutti saranno attaccati allo schermo ed i battiti aumentano man mano che la gara si avvicina.
Mi metto comoda sul divano, con i miei amati popcorn, ed attendo con ansia le luci del semaforo che segneranno l'inizio del gran premio.
Forza amore mio!

"Dannazione!" Sbuffo frustrata non appena Charles taglia il traguardo in quarta posizione.
Perlomeno Vettel è salito sul secondo gradino del podio permettendo alla scuderia di guadagnare qualche punto.
Non doveva andare così.
Spengo la televisione, non avendo voglia di sorbirmi la cerimonia di premiazione, e recupero il telefono, appoggiato precedentemente al mio fianco.
Digito velocemente il numero di Charles, che ho imparato a memoria, fregandomene dei soldi che mi scaleranno dal credito, ed aspetto, con il cuore a mille, di sentire la sua voce angelica.
"Il numero da lei selezionato non è al mom..." Pigio la cornetta rossa non appena il tono registrato della segreteria giunge al mio orecchio e mi accascio allo schienale del divano, sbuffando fragorosamente.
Sapevo che non avrebbe risposto ma, in fondo, speravo che lo facesse.

Conoscendo Charles, a quest'ora, sarà rinchiuso nella sua cabina a pensare cosa avrebbe potuto fare diversamente.
Partire dalla pole position ed arrivare quarto è un duro colpo per lui, ne sono consapevole. Odia perdere, soprattutto sapendo che aveva un certo vantaggio, e non si darà pace finché non salirà sul gradino più alto.
Mi dispiace che non sia riuscito nel suo intento ma sono sicura che ci saranno altre mille occasioni per dimostrare il suo potenziale.
Se solo mi rispondesse, potrei dirgli quanto sono fiera di lui, dei suoi risultati, della persona che è diventato.
Se solo mi rispondesse.

22.34
La stanchezza inizia a farsi sentire nelle mie ossa ed è meglio per me coricarmi nel letto per riposarmi un po'.
Il tempo trascorso in ospedale è stato piuttosto duro e raramente sono riuscita a dormire decentemente.
Odio gli ospedali, il loro odore di disinfettante che ti punge il naso, le loro luci fredde e chiare che infastidiscono gli occhi, i suoni fastidiosi delle macchine che ti perforano le orecchie. Probabilmente il motivo sta nel fatto che le uniche due volte che ci sono stata ho rischiato di morire.
Probabilmente.

Sbadiglio sonoramente dopo aver salutato mia madre, che ancora sta lavorando al pc, e mi lancio sul materasso puntando lo sguardo verso il soffitto. Copro il mio corpo con le coperte morbide che in poco tempo mi avvolgono e mi abbandono al sonno, sperando in sogni tranquilli.

Sbatto le palpebre pesanti per mettere a fuoco l'ambiente che mi circonda. Mi trovo in una stanza, buia e umida, la stessa in cui Lorenzo ha premuto il grilletto contro di me.
Questa volta però è diversa, non sono legata a delle catene, sono libera.
Mi alzo da terra facendo forza sulle braccia quando individuo una persona sul pavimento con le caviglie legate.
I suoi occhi puntano i miei ed immediatamente riconosco il suo volto.
"Lorenzo" La voce flebile fuoriesce dalle mie labbra, giungendo malapena al ragazzo. Sento la rabbia ribollire nelle vene ed il cuore che batte sempre più forte.
Le sue parole rimbombano nella mia mente facendomi inferocisce ancora di più.
Io ho ucciso Martin.
Mi muovo verso di lui quando una pistola si materializza nelle mie mani. Tengo l'arma stretta tra le mie dita, puntandola alla sua testa.
Il respiro affannoso segue i movimenti rapidi del diaframma che fa alzare ed abbassare il mio petto incessantemente. La paura cresce nel mio corpo mischiata alla rabbia di vendetta.
Schiaccio il grilletto.
Lo sparo riecheggia tra le pareti spoglie della stanza quando mi rendo conto di ciò che sta succedendo.
Il pavimento freddo colpisce la mia schiena mentre dal mio ventre si dirama un dolore lancinante.
Il proiettile penetra le mie viscere quando un rumore di passi si avvicina a me sempre più frastornante.
Il suo respiro caldo si scontra con il mio viso freddo che inizia a perdere colore.
"Non mi avrai mai piccola insignificante Leyla."

La suoneria del mio cellulare mi distoglie dall'ennesimo incubo che disturba le mie notti ormai da tempo.
Recupero il dispositivo dal comodino e sbatto diverse volte le palpebre prima di riuscire a leggere il nome sullo schermo.
Senza pensarci troppo, accetto la chiamata e lo porto all'orecchio, bramosa di sentire la sua voce.
"Ciao" Quanto mi era mancata.
"Ciao"
"Ti ho svegliata?"
"In realtà..."
"Merda! Certo che ti ho svegliata — Il suo tono preoccupato mi stringe il cuore — Se qui sono le venti, da te sono le due."
Sorrido immaginando la scena di Charles in panico perché pensa di avermi svegliato.
In realtà mi ha appena salvato da un incubo.

"Charles, è tutto ok. Starei sveglia tutta la notte pur di sentire la tua voce."
Fortuna che non è qui altrimenti mi prenderebbe in giro per le mie guance arrossate.
"Mon amour, mi farai impazzire. Sono così felice di averti al mio fianco, non potevo desiderare di meglio. Riesci a trovare le parole giuste per ogni situazione."
Ridacchio alla sua affermazione mentre giocherello con una ciocca di capelli, arrotolandola attorno alle dita.
A fianco di un grande uomo c'è sempre una grande donna.
"Mi dispiace non averti risposto prima, ho visto la chiamata troppo tardi."
"Non preoccuparti Charles, sapevo che non mi avresti risposto. Ho provato comunque."
"Ero in palestra a sfogare la rabbia." Dal suo tono di voce percepisco la frustrazione dovuta alla prestazione odierna.
"Ne vuoi parlare?" Provo a chiedergli della gara sebbene mi aspetti un No come risposta.
Lo sento sospirare profondamente senza che mi risponda.
Come non detto.
"Volevo vincere per te oggi. Volevo vincere per Martin, Jules, Papà. Partire dalla pole position e vincere la medaglia di legno non è ciò che mi aspettavo dalla gara di oggi."
"Lo sai che sono fiera di te, sempre? Che se non sali sul podio ogni volta, tu mi rendi comunque felice. Che sono sicura che la prossima volta schiaccerai quel fottuto pedale e ti prenderai il primo posto, dimostrando al mondo intero di che pasta è fatto Charles LeClerc. Che ti amo sempre e comunque e non rinuncerei a te per nulla al mondo." Il cuore batte leggermente più veloce man mano che dichiaro i miei sentimenti al ragazzo che lo ha conquistato.
"Oh Le, anche io ti amo."
Seppur abbia sentito le sue labbra pronunciare quelle meravigliose parole milioni di volte, non smetterò mai di emozionarmi al loro suono.
Ho riflettuto molto circa i miei sentimenti verso Charles, sapevo da tempo di amarlo. Forse anche prima di tornare da lui, ma ancora non sapevo come dichiararmi a lui.
So di averlo fatto aspettare a lungo ma sapere di averlo reso felice, mi riempie di gioia.
"Mi manchi."
"Anche tu, da morire."
"Quando torni?"
"Domani ho il volo alla mattina presto, arriverò a Monaco verso sera."
Uno sbadiglio proveniente dalla mia bocca irrompe attraverso la cornetta giungendo da Charles.
"Ehi piccola, è tardi. Torna a dormire."
Amo quando mi chiama così.
Solo la sua voce roca riesce a rendere così sexy ogni termine.
"Già, ci sentiamo domani allora."
"Certo, buonanotte."
"Buonanotte."

***
Non è un capitolo particolarmente ricco ma finalmente la nostra Leyla ha dichiarato i suoi sentimenti a Charles.
Cosa ne pensate? Fatemi sapere nei commenti!
❤️

Come primule nell'oceano // Charles LeClercWhere stories live. Discover now