Capitolo 38 - Frustrazione

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CHARLES

Adoro il circuito di Austin. In realtà adoro qualsiasi circuito ma quello di Austin ha un non so che di speciale che lo rende davvero affascinante. Le qualifiche non sono andate come speravo, ma un quarto posto nella griglia di partenza non mi preclude dal podio. Grazie al secondo posto di Seb, la Ferrari potrebbe mettere in atto una strategia pericolosa per le altre scuderie e farci arrivare sul podio.
Speriamo.

Cammino per il paddock, firmando autografi e facendo selfie con i tifosi che incontro, finché non raggiungo il box dove il team è in fermento per la gara. Tra poche ore il gp d'America prenderà piede su questo suolo ed io non vedo l'ora di mostrare il mio potenziale con i cavalli che scalciano sotto il sedile.
Mi dirigo nella mia cabina per indossare la tuta e dedicando del tempo a me stesso per concentrarmi al massimo. Metto le cuffiette nelle orecchie e faccio partire a massimo volume la mia playlist preferita mentre lascio che la tensione scivoli via dal mio corpo. Proietto il suo volto nella mia mente e, in men che non si dica, sento di essere pronto per sfrecciare sull'asfalto americano.

"Bel lavoro Charles, altri punti non fanno male."
"Grazie ragazzi."
Taglio il traguardo in quarta posizione, guidando la monoposto verso il box dove il team mi aspetta. Esco dalla vettura e stringo le mani dei vari membri che si congratulano della mia prestazione. Purtroppo Seb è stato costretto a ritirarsi per un problema alla macchina e la safety car ha permesso alle Mercedes di mantenere le prime posizioni. Sbuffo sonoramente mentre torno nella mia cabina dove tolgo il casco e mi lascio andare sulla sedia.
Frustrazione. Ecco cosa provo ora.
Non mi accontento finché non raggiungo il massimo risultato ed un quarto posto non lo è decisamente. Rivivo tutta la gara per cercare di capire se avrei potuto fare qualcosa diversamente e magari riuscire ad arrivare sul podio.
"Dannazione!" Urlo a squarciagola tirando un calcio alla sedia su cui ero seduto.
Dei colpi alla porta attirano la mia attenzione, facendomi innervosire ancora di più.
Chi diavolo può essere?
Apro la porta con un movimento piuttosto affrettato quando incontro le sue pozze verdi che si bloccano nelle mie.
"Le?" Chiamo la ragazza mora che si erge davanti a me con in mano una borsa che emana un profumo delizioso.
"Ho pensato che ti avrebbe fatto piacere mangiare un hamburger e magari dirmi cosa ti passa per la testa. Che ne dici?"
Il brontolio, che emana il mio stomaco, comunica le mie intenzioni e risponde al mio posto percependo l'acquolina crescere in bocca. Mi sposto di lato per farla passare mentre posa il sacchetto sul piccolo tavolino in fondo alla stanza.
"Un doppio cheesburger per te e uno per me." Leyla mi porge il panino con le sue piccole mani che stringerei per tutta la vita.
Prendo un morso dall'hamburger, assaporando l'esplosione di sapori che avviene nella mia bocca lasciandomi stupefatto.
"Andrea mi ucciderà per questo ma ne è valsa la pena."
Leyla ridacchia alla mia affermazione, facendo sorridere anche me.
"Hai del formaggio sulla bocca?"
"Dove?"
"Qui." Mi avvicino a lei, pulendole le labbra con le mie e dalla sua espressione capisco di averla lasciata senza parole.
Charles 1 - Leyla 0

Prendo un tovagliolo dal tavolino e lo passo sulla mia bocca, assicurandomi di non aver lasciato alcun residuo sul mio viso.
"Come ti senti?" Rompe il silenzio qualche attimo dopo.
"Io non lo so. Credevo davvero di riuscire a salire sul podio sai. Avevo questa sensazione che mi diceva che oggi avrei potuto farcela. Invece..." Sbuffo per l'ennesima volta, passandomi le mani sul volto.
"Invece sei arrivato quarto, facendo comunque una gara favolosa."
"Avrei potuto dare di più."
"Ma l'hai fatto! Hai fatto tutto ciò che avresti dovuto. Le condizioni di oggi non ti hanno permesso di raggiungere il podio ma l'ho visto nel tuo sguardo Charles, tu hai dato l'anima per questa gara. Ed io sono fiera di te."
"Grazie Leyla." Le sue parole riescono a farmi aprire gli occhi. Non riesco a trovare nulla che avrei potuto fare diversamente perché ho fatto tutto ciò che dovevo.
Avvolgo la mora nelle mie braccia, lasciandole un bacio sulla fronte rendendomi conto di quanto sia fortunato a averla con me.
"Grazie mon amour."

Come primule nell'oceano // Charles LeClercWhere stories live. Discover now