Capitolo 26 - Mente offuscata

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LEYLA

"Ti ho detto che sto bene mamma. Ci sentiamo domani, ok?"
"Va bene Leyla, ma sappi che se devo raggiungerti prendo il primo aereo che c'è."
"Non preoccuparti, non ce ne sarà bisogno."
Attacco la chiamata di mia madre, prima di prendere un profondo respiro e recuperare l'ossigeno che mi è mancato fino a qualche minuto fa.
Fisso un punto indefinito dell'ambiente che mi circonda mentre le sirene dei carabinieri si allontanano, lasciando il silenzio più completo intorno a me. Cerco di riordinare i pensieri confusionari, che offuscano la mia mente, quando la sua voce roca ed inconfondibile mi interrompe.
"L'assalitore è stato arrestato e sarà portato alla centrale dove faranno ulteriori accertamenti" Mi comunica Charles avvicinandosi a me.
"Grazie" Tiro su con il naso che non smette di colare a causa delle lacrime "I-io non so cosa avrei fatto se non fossi arrivato tu" Gesticolo nervosamente al pensiero di quello che sarebbe potuto succedere se Charles non fosse venuto in mio aiuto.
"Ehi" Le sue dita calde avvolgono il mio viso trasmettendomi una tranquillità assoluta "Non pensarci più ok?"
"Okei" Sorrido lievemente al monegasco che ricambia.
Le sue labbra. Le sue labbra carnose e rosee.

"Leyla!" Mi volto verso la persona che mi ha appena chiamata e si sta dirigendo nella mia direzione con uno sguardo preoccupato.
"Lorenzo" Le sue braccia mi avvolgono il corpo, senza però riuscire a confortarmi del tutto. Non come Charles almeno.
"Come ti senti?"
"Sto bene, grazie a Charles"
Lorenzo si stacca dall'abbraccio per dirigersi verso il monegasco e stringergli la mano per ringraziarlo.
"Grazie amico"
"Non c'è di che"
"Torniamo a casa Leyla?"
"Si"
"Ciao Charles"
"Ciao"

Il viaggio in macchina trascorre silenziosamente, senza che nessuno dei due spiaccichi parola. Lorenzo mi stringe la coscia mentre canticchia le canzoni che trasmettono  alla radio finché non giungiamo al cortile del mio appartamento.
"Se vuoi stare a casa mia non c'è problema, lo sai questo?"
"Grazie per l'offerta ma preferisco tornare nel mio appartamento"
"Come vuoi" Dice lui, sorridendo.
Le sue labbra si appoggiano alle mie per qualche secondo.
Esco dall'auto, salutando per un'ultima volta l'italiano ed entro in casa, riversando le lacrime che stavo trattenendo da troppo tempo. Come una valanga incontrollabile, la mia mente si riempie di pensieri orribili che attivano in tutto il corpo brividi di terrore. Mi manca il respiro a causa dei singhiozzi che riecheggiano nella stanza mentre la vista si offusca per il panico.
Ho rischiato di essere stuprata.

Il cellulare suona, mischiandosi ai singhiozzi che fuoriescono dalle mie labbra secche e sottili.
Lo recupero dalla tasca, spalancando gli occhi alla vista del suo nome sullo schermo.
Charles.

Schiaccio il pulsante verde dopo essermi ripresa e porto il dispositivo all'orecchio.
"P-pronto" Cerco di nascondere i singhiozzi senza buoni risultati.
"Leyla, guar... Che succede?" Chiede Charles preoccupato dal mio tono di voce.
"I-io, l-lui, non... Potresti venire qui? Mi manca il respiro." Domando in lacrime al ragazzo che si trova dall'altra parte della cornetta.
"Sto arrivando. Resta lì. Non attaccare." La portiera della sua portiera sbatte ed il motore si accende, facendo sentire tutti i cavalli.
"Le? Ci sei?"
Le, solo lui mi chiamava così.
"Si sono qui"
"Sono quasi da te"
"Ok"

Fisso il muro bianco finché dei leggeri colpi alla porta mi distolgono dai pensieri.
Mi alzo per aprire al ragazzo che mi guarda con sguardo compassionevole prima di abbracciarmi a lui.
"Come ti senti?"
Rifletto per qualche momento prima di rispondere, la mia mente è annebbiata dal terrore puro.
"I-io, io non lo so" Scoppio in lacrime prima di accasciarmi contro Charles. Il suo tocco intorno a me mi era mancato terribilmente, non avrei mai pensato che potessi tornare a provare certi sentimenti verso di lui.
"È come se sentissi ancora le sue luride mani su di me, sul mio corpo" Tremo come una foglia fragile scossa dal vento.
"Ehi, è tutto a posto, sono qui con te" Le sue mani salgono e scendono sulla mia schiena per cercare di confortarmi. "Che ne dici di parlarne?"
A malavoglia, mi stacco dal suo abbraccio per riprendermi mentre annuisco lievemente con il capo.
Ci sediamo sul divano in pelle, solo noi due, solo i nostri battiti che rimbombano tra le mura.
"Credevo fosse finita, davvero. I-io ho percepito il terrore crescere nel mio petto come un parassita. Ho visto Martin, per un secondo, ho visto mio fratello che mi guardava con i suoi occhi verdi. Pensavo di essere morta. È come se il mio cervello si fosse spento completamente. Dio non sono nemmeno riuscita a reagire."
"Ehi, non devi incolparti per quello che è successo. Chiunque sarebbe andato nel panico in quel momento"
"Se fossi stata più lucida magari, se non avessi bevuto quel drink"
"Le" Charles mi prende le mani tra le sue, ammaliandoli con i suoi occhi verde smeraldo "Tu sei una donna forte, tenace, coraggiosa, hai affrontato sfide più grandi di queste. Affronti i problemi senza scappare a gambe levate. Il tuo carattere ti permette di superare qualsiasi ostacolo. Questa è la verità."
Lacrime minuscole brillano nei miei occhi alle parole di Charles. Ora so perché è stato così difficile per me dimenticarlo. Lui mi completava.
"I-io dovrei dirti una co..." La suoneria del cellulare di Charles m'interrompe. Con un gesto di scusa il monegasco si allontana leggermente per poi rispondere.
Sbuffo per la frustrazione tenendomi la testa tra le mani.

Charles torna in salotto dopo aver risposto il telefono nei pantaloni e percepisco la sua figura sedersi di fianco a me. Il suo sguardo brucia sulla mia pelle come fuoco ardente.
"Cosa stavi dicendo?"
Che mi manchi. Che ti rivoglio nella mia vita perché sei essenziale per me. Che da quando sono qui non ho smesso di pensare al tuo sguardo, al tuo sorriso, al tuo tocco. Che forse Lorenzo non è in grado di darmi quello che potresti donarmi tu.
"Perché mi hai chiamata prima?" Il mio tono di voce esce flebile dalle labbra.
"Avevi dimenticato la tua borsa" Dice lui indicando il luogo dove l'ha posta.
"Oh. Grazie"
"Non c'è di che. In realtà dovresti ringraziare Giorgia, l'ha trovata lei."
Attimi di puro silenzio occupano i minuti successivi creando imbarazzo tra di noi.
Che stai facendo? Credi realmente di riuscire a recuperare il rapporto? Sii realista! Siete appartenenti a due mondi completamente diversi, non funzionerebbe mai.
"Bene, allora io andrei se non è un problema"
Resta, ti prego.
"Ok"
Mi alzo insieme a lui per accompagnarlo alla porta, dove mi saluta con un ultimo cenno per poi andarsene definitivamente, scomparendo nell'ombra.
Raggiungo il bagno dove mi svesto, lanciando i vestiti nella cesta del bucato ed entro nella doccia aprendo l'acqua bollente per lavarmi dalla sensazione di sporco sul mio corpo.
Strofino per bene la pelle olivastra che si mischia al bianco della schiuma mentre rivivo i momenti appena trascorsi con il ragazzo che ha conquistato il mio cuore e non me l'ha ancora riconsegnato.

Il pigiama in flanella avvolge la mia figura snella riflessa allo specchio appeso alla parete della camera. I capelli castani fluttuano sul busto fino all'addome che si alza e abbassa ripetutamente. Il viso è marchiato da profonde occhiaie che segnano la mancanza di sonno non ancora recuperata.

Sotto la schiena percepisco la morbidezza del materasso sul quale sono sdraiata per cercare di dormire, almeno qualche ora.
Chiudo gli occhi ripensando all'avvenuto di stasera, alle lacrime che ho versato e alle parole di Charles.
I suoi occhi fluttuano ancora di fronte a me sotto forma di illusione e penso che forse non riuscirò mai a tenerlo fuori dalla mia vita.

...

Come primule nell'oceano // Charles LeClercWhere stories live. Discover now