Capitolo 47 - Incertezze

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LEYLA

📍San Paolo, Brasile

Il gran premio del Brasile è stato un completo disastro per le due Ferrari che, a pochi giri dal traguardo, si sono toccate e sono state costrette al ritiro.
Il boato di disapprovazione che si diffonde nel paddock è davvero frustrante e questo mi innervosisce non poco. Dati i recenti attriti tra i due piloti, questa era proprio l'ultima cosa che doveva capitare.
Fortunatamente ne Seb ne Charles hanno riportato ferite, quindi posso tirare un respiro di sollievo e continuare a godermi la gara in attesa del loro ritorno.

Lo sguardo deluso del monegasco vale più di mille parole appena mette piede nel box, senza voltarsi verso nessuno, diretto nella sua cabina.
Resto indecisa per qualche secondo, non sapendo se seguire il pilota o lasciarlo da solo per sbollire la rabbia, quando sento Seb urlare furioso dall'altro lato della stanza.
Mi risiedo al mio posto, vicino ad Andrea che assiste imperterrito alla scenata senza aprire bocca.
Punto nuovamente il mio sguardo sulla tele, poco sopra la mia testa, ed attendo la fine della gara sperando in qualcosa di eclatante.

Non appena Pierre taglia il traguardo in seconda posizione, dopo una ardua battaglia a colpi di cavalli con Hamilton, esulto emozionata per il francese. Posso solo immaginare la reazione di Cate che starà saltando dalla pazza gioia per il suo ragazzo. Sono davvero contenta che anche lui abbia ottenuto un ottimo risultato ed essere salito sul podio. Dopo una dura partenza con la red bull, che lo ha portato alla Toro Rosso, sembra finalmente aver trovato quel feeling con la macchina che tanto gli mancava.

Abbandono il paddock, non dopo aver salutato i vari membri del team che mi hanno accolta calorosamente non appena ho messo piede in Brasile, e mi incammino alla ricerca di Charles facendo lo slalom tra giornalisti e fotografi vari intenti a cercare lo scoop prima degli altri.
Dopo alcuni minuti di disorientamento totale, scopro dalla sua Pr che il monegasco ha deciso di tornare in hotel non poco tempo fa.
Salgo sulla prima vettura che trovo, diretta all'albergo, e mi abbandono alla morbidezza del sedile rilasciando uno sbuffo profondo verso l'esterno.
Poteva almeno avvisare.

Rovisto tra i vari oggetti nella mia borsa alla ricerca della tessera magnetica che mi permette di accedere alla camera mentre aspetto che l'ascensore mi porti a destinazione. Mi blocco di fronte alla porta, ancora intenta a frugare con le dita, quando, finalmente, riesco ad individuare la chiave.
Striscio il cartellino nel dispositivo elettronico ed entro nella suite matrimoniale, che ha accolto me e Charles in questo weekend brasiliano.
Alzo gli occhi al cielo non appena individuo una serie di indumenti lanciati a caso sul pavimento che, a malincuore, recupero man mano per poi buttare nella cesta della biancheria.
Disordinato come sempre.
La porta del bagno che si apre alle mie spalle, attira la mia attenzione verso il corpo nudo di Charles, coperto esclusivamente da un asciugamano legato in vita. Alcune goccioline d'acqua cadono sul suo petto muscoloso per poi scorrere verso il basso.
Deglutisco a fatica, alla vista paradisiaca che mi si piazza davanti mentre cerco di ritrovare quel briciolo di lucidità che mi è rimasto per riprendermi dalla visione sublime.
Leyla! Riprenditi!

Sbatto le palpebre un paio di volte prima di aprire bocca e salutare il pilota con un sussurro.
"Ciao" La sua voce fioca traspare di delusione che mi trafigge il petto mentre il pilota si dirige verso l'armadio per cercare dei vestiti da indossare.
Odio vederlo così. Non so mai come comportarmi quando succedono queste cose.
Supponendo che in questo momento il monegasco non abbia voglia di parlare della gara, cerco di concentrarmi su un altro aspetto.
"Potevi dirmelo che saresti tornato in hotel. Ti avrei accompagnato." Mi siedo sul letto, avvicinandomi a lui, per fargli capire la mia presenza mentre continuo a fissare i sui movimenti.
"Sembravi così incantata a guardare la gara che non volevo proprio disturbarti." Il suo tono seccato mi innervosisce quasi più del fatto che non mi abbia ancora rivolto uno sguardo.
"Non ti permetterò di scaricare la tua rabbia su di me Charles — cerco di mantenere basso il livello della voce anche se la tensione inizia a crescere tra di noi — Ho deciso di lasciarti stare perché sapevo che cosa stavi provando."
"Già" Prende il telefono ed inizia a digitare qualcosa sullo schermo.
"Si può sapere qual è il tuo problema?"
"Nessuno"
"Nessuno?! Ma ti senti quando parli? — la mia pazienza supera il limite, spingendomi a inveire contro il monegasco che sta iniziando a darmi sui nervi — Mi hai lasciata da sola nel paddock, entro in camera e nemmeno mi guardi, mi accusi di non averti dato attenzioni quando la mia intenzione era solo quella di lasciarti dello spazio e non mi ascolti quando parlo. Sai cosa ti dico? Quando smetterai di fare il bambino, chiamami."
Sbatto la porta della camera, senza nemmeno dargli il tempo di rispondere, ritrovandomi nel corridoio spoglio ed opprimente dell'albergo.
Combatto con tutte le forze che ho in corpo le lacrime che minacciano di esplodere dai miei occhi mentre mi dirigo all'esterno dell'edificio, incrociando il sole raggiante del Brasile che mi accarezza la pelle.

Come primule nell'oceano // Charles LeClercWhere stories live. Discover now