3-Faccia da Seoul

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E rieccomi per strada per tornare ‒evviva!‒ a scuola. Bleah, quel luogo non mi piace, né le persone che vi sono di dentro, forse si salvano solo Jimin e Namjoon.

Sospiro e attraverso l'enorme cancello, scrollandomi di dosso le occhiate ‒decisamente diminuite rispetto a ieri‒ degli altri studenti.

Non avendo molto da fare e aspettando che i portoni aprano essendo ancora le otto meno venti, decido di sedermi sui gradini dell'entrata.

Batto le dita sopra i miei jeans chiari leggermente sbiaditi. Notando quest'ultimo particolare, sbuffo sonoramente. Erano i miei pantaloni preferiti, penso, sconsolato.

Il freddo, qui, si fa sentire di già, ma non mi sorprendo più di tanto, essendo già a metà di settembre.

Non ho nemmeno il cellulare, cioé, lo ho, ma non prende in questa zona, ho già fatto parecchi tentativi e tutti sono andati falliti. 

Odio questo posto, come lo odio, non voglio stare qua, voglio tornare alla mia Seoul, nel mio bel appartamento.

Sospiro sonoramente e sistemo lo zaino pesante.

«Ehi, ciao, sei nuovo?» domanda una voce femminile, da dietro di me.

Volto la testa verso una ragazza seduta qualche gradino più alto del mio. Ha i capelli lunghi e di un biondo molto scuro, con una frangetta che le copre la fronte, lasciandole, però, scoperti gli occhi grandi e scuri, contornati da lunghe ciglia nere.

«Eh? Si...» borbotto.

«Posso sedermi accanto a te?» continua, indicando il posto vuoto accanto al mio.

«Ehm, certo, prego.» dico sorridendole leggermente.

«Io sono Lalisa Manoban.» ricambia, accomodandosi.

«Kim Taehyung.‒ rispondo ‒Come mai... ti sei voluta mettere qui?» chiedo.

«Sto aspettando le mie amiche e, poi, ho visto che hai un'aria un po' solitaria. E ti capisco, insomma.» ridacchia.

«Più che aria solitaria, sento freddo.» scherzo.

«Qua ci sono sempre dei gradi meno, rispetto a Seoul.» concorda.

«Come fai a sapere che...» inizio, ma lei mi interrompe.

«Hai la faccia di uno che viene da lì, e, poi, tutti parlano di te!» esclama.

«Ma se sapevi già il mio nome, come mai hai voluto che mi presentassi?» domando, inarcando un sopracciglio.

«Non volevo farti sentire a disagio.‒ si mordicchia il labbro inferiore, aggiungendo: ‒Ah, maledetti voi che riuscite a fare quelle cose con le sopracciglia!» sbotta, divertita.

Danger-Zone  |KookTae|Where stories live. Discover now