La Danger-Zone è chiamata così per un motivo, se non sai sopravvivere non oltrepassare quella barriera, mai.
In tutte le città più illustri vi è una Danger-Zone. New York, Chicago, Berlino e Seoul non è da meno. Le Danger-Zone sono quei quartieri ma...
Ragazzi, nello scorso capitolo ho sbagliato con i tempi, il capitolo di prima era ambientato a venerdì e il "domani" (Che dice Namjoon) è praticamente lunedì. Scusate tantissimo per questi errori abbastanza stupidi, prometto di impegnarmi di più :)
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Sono passati due giorni da quando io e Jungkook ci siamo visti. Ovviamente, non abbiamo potuto parlarci, dato che qui ‒in questo postaccio‒ neanche sanno cosa sia la rete o internet, perciò sto aspettando solamente di andare a scuola per rivederlo.
Non so cosa sia questa sensazione, ma ho proprio voglia di lui. Okay, detta così sembra proprio brutto, ma mi mancano le sue labbra, vorrei che fosse qui per replicare quello che abbiamo fatto.
Arrossisco di brutto, a quest'ultimo pensiero, proprio di fronte a mia madre, mentre sorseggio il succo di frutta. In questi ultimi giorni, è stata impegnatissima con i turni al mini-market, le fanno fare degli orari improponibili, ma non sembra lamentarsene, dopotutto, la priorità di mamma è sempre stata e sempre sarà il lavoro.
«Tutto bene, tesoro?» domanda, alzando un sopracciglio e sorseggiando il suo caffè, guardandomi attento.
«C-Certo, mammina, come mai lo chiedi?» ridacchio nervosamente, finendo la bevanda dentro il mio bicchiere, mettendo a lavare quest'ultimo.
«È da un paio di giorni che ti vedo distratto...» risponde, seguendo le mie azioni con lo sguardo.
«Sarà solo una tua impressione.» tento di sviare il discorso, andando all'entrata, indossando un giubbotto leggero e prendendo in spalla il mio zaino.
«Sarà.‒ annuisce, alzandosi anche lei. ‒Oggi credo di essere a casa, mentre domani passerò tutta la giornata al market.» dice.
«Va bene, ci vediamo a pranzo.» la saluto ed esco di casa.
Il cielo è scuro, oggi, sembra stia per piovere ed adoro molto questa cosa. Con un piccolo sorriso stampato in faccia, percorro il mio vialetto, vedendo la figura di Lalisa a pochi metri da me.
«Ehi, Lisa!» esclamo e la bionda alza lo sguardo, ricambiando subito quando mi riconosce.
«Tae! Come ti è andato il fine settimana?» chiede, incamminandoci insieme verso scuola.
«Letto e pulizie, tu?» scrollo le spalle.
«Stessa cosa.‒ fa una smorfia. ‒Sarei voluta uscire, ma non mi sono messa d'accordo con le altre quindi abbiamo rimandato.» sbuffa.
«Ma qui non usate i cellulari?» domando, curioso.
«I cellulari? Ehm... No, cioè, lo usano solo le persone che sono qui per punizione.» spiega, agitando le mani.
