22-Colpa mia

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«Taehyung, alzati, su!» urla qualcuno, fin troppo vicino al mio orecchio. Sobbalzo e sbatto diverse volte le palpebre.

«Mh‒ Cosa... Mamma, sta' zitta, per favore.» borbotto, rigirandomi fra le calde coperte del letto.

«Mamma?!» esclamo, realizzando. Volto il corpo verso di lei, slanciandomi per abbracciarla, sorridendo.

Non ci vediamo da tre giorni interi, sono così felice di rivederla!

«Taehyung-ie, ti sono mancata?» ridacchia lei, ricambiando.

«Eccome, mammina, non immagini nemmeno.» mi scosto, mostrandole il mio ampio sorriso.

«Anche tu, piccolo mio.» da' un bacio sulla fronte e rido.

«Dovresti alzarti, sai?» ripete, accarezzandomi i capelli.

«Uffa, va bene!» metto il broncio ma eseguo. Mi dirigo verso il bagno, canticchiando, sono veramente contento di averla a casa.

Ritorno in camera dopo aver eseguito la mia routine mattutina e mi vesto velocemente, per poi scendere al piano di sotto, sentendo un'odorino di uova invadere le mie narici.

Salterellando, vado in cucina, vedendo mia madre alla presa con delle padelle. Non appena mi nota, conclude di cucinare e porge il suo operato sul piatto precedentemente preso da me. 

Incomincio a mangiare, sedendomi a tavola. Finalmente mangio cibo commestibile e non cosette in scatola che non hanno sapore!

«Oggi rimarrò tutto il giorno a casa, finalmente.‒ annuncia, incominciando anche lei a prendere forchettate di bacon. Che poi, chissà da dove l'ha preso. ‒Mi hanno perfino pagato in anticipo! Ho dovuto sostituire il mio collega, che più che collega potrebbe venirmi figlio, forse ha la tua stessa età, sai!» esclama.

«Wow, sai come si chiama?» chiedo, masticando rumorosamente e lei mi lancia un'occhiataccia, intimando di mangiare correttamente.

«Kim Yugyeom, credo.» fa spallucce e io annuisco, finendo il cibo.

«Vado, mamma, ci vediamo dopo.» le lascio un bacio in guancia e vado all'ingresso. Prendo lo zaino ed esco, avviandomi a scuola.

Guardo dietro, cercando Lalisa, ma non la trovo. Saranno un paio di giorni che non viene a scuola, strano. Vedo sempre Jennie, però.

Sistemando le bretelle dello zaino, cammino, fino a quando il suono di un clacson non mi fa sobbalzare e girare.

«Tae!» esclama la voce di... Bogum, affacciandosi dal finestrino.

Sgrano gli occhi e sorrido automaticamente. L'auto mi raggiunge.

«Salta su! Ti stavo venendo a prendere.» dice, facendo un cenno con il capo.

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