15-Che la festa abbia inizio (pt.2)

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Sfortunatamente o meno, non mi sto affatto divertendo. Le feste, i luoghi affollati, l'alcool, il ballo e tutte quelle cose che implicano interazioni eccessivamente sociali, non mi piacciono affatto. 

Odio profondamente tutto questo bordello, andrei anche via se soltanto non fosse il compleanno di Namjoon e lui si merita la mia presenza.

Sospiro, vedendo Jimin, Hoseok e un altro tizio sconosciuto ballare animatamente, sorridendo e ridacchiando fra loro. Sposto pigramente gli occhi verso Jin, seduto accanto a me mentre sorseggia un cocktail e parla con un uomo sulla sessantina, a quanto ho sentito, era un suo caro professore che si trova qui per sbaglio. Come me, insomma.

Torno a guardare la pista e vedo Namjoon dirigersi verso i nostri amici, trascinato dal biondo tinto. Sembra abbastanza brillo, il nostro caro festeggiato, ma è meglio così, fa tanto per noi, anche in casa e questo è il minimo, davvero il minimo, con la quale possiamo ringraziarlo.

Bevo un altro po' del liquido azzurrognolo che contiene il bicchiere fra le mie mani quando una figura mi sfreccia davanti a velocità ultrasonica. Sgrano gli occhi, pronto a lanciare bestemmie contro colui o colei che mi ha quasi fatto sporcare la camicia buona, quando noto un Jeon Jungkook, dal viso altamente serio, poggiato sul pilastro accanto a me, guardando la sala con occhi assenti.

Lo squadro un altra volta, cercando di capire cosa non vada nel mio maknae, non trovando alcun particolare che mi faccia dedurre di una possibile lite con qualcuno nei dintorni. So di cosa è capace Jungkook e non ci mette un non niente a tornare pieno di lividi quando qualcosa non gli torna.

«Jungkook.‒ chiamo, serio, ma il corvino non alza nemmeno la testa. Non mi avrà sentito per via della musica alta. ‒Jungkook, rispondi!»

Il nominato, finalmente, risponde, guardandomi dritto negli occhi con una serietà pazzesca. Che merda è successo?‒

 «Yoongi-hyung, dimmi.» si limita a pronunciare, avvicinandosi di poco a me.

«Cosa hai?» domando, inarcando un sopracciglio.

«Niente.» 

«Non prendermi per il culo.» sibilo, assottigliando lo sguardo.

«Cazzo, Yoongi, non‒ Argh! Dannato Kim!» esclama, portandosi le mani fra i capelli.

«Jungkook, ti stai sentendo male? Torniamo a casa?» poso una mano sulla sua spalla, facendo trapelare un filo di preoccupazione.

«No. Merda, hyung!‒ abbassa la testa, scostandosi. ‒Devo scopare con qualcuno.» sbotta.

«Cosa cazzo‒ faccio per dire, ma il corvino mi blocca.

«Niente, sto bene, scusa. Ora vado, ho bisogno di sfogarmi.» si allontana da me a passo svelto, andando verso una ragazza vestita in modo succinto, incominciando a parlare all'orecchio.

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