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Natasha si stringeva nervosamente i lembi del vestito sgualcito, mentre camminava a passo spedito verso l'ufficio di Andrey.

Scese la lunga scalinata di marmo e si ritrovò nell'ingresso. Da lì si diresse a destra e si diresse verso un'altra scala, ma a chiocciola e di ferro battuto, che scendeva verso il sottosuolo.

Sapeva che ormai le allieve erano tutte nelle camerate, raggomitolate nei loro letti freddi, che si scambiavano qualche parola prima che spegnessero le luci. Le ragazze non potevano uscire dalle camerate dopo le nove di sera ed erano le nove e due minuti. 

Natasha arrivò davanti alla porta dell'ufficio di Andrey. Prese un profondo respiro e bussò.

-Ah, vieni pure Natalia - disse dall'interno la voce di Andrey, fredda come suo solito.

Natasha entrò cercando di controllare i tremiti. Fece correre lo sguardo intorno a sé, alla ricerca di qualche strumento che potesse essere usato come punizione, ma non vide né bacinelle colme d'acqua gelida, né coltelli affilati, né fruste, né manganelli. 

-Non avere timore Natalia, non sei qua per essere punita. Non stasera.

Natasha trattenne a stento un sospiro di sollievo e annuì piano, cercando di vedere negli occhi di Andrey qualche emozione che tradisse quello che voleva fare, ma non aveva mai visto degli occhi così piatti e inespressivi.

-Siediti, dobbiamo parlare di una cosa molto importante - disse indicandole una sedia di ferro davanti alla scrivana.

Natasha si sedette come le aveva insegnato miss Hemilton. Non era una posizione comoda, con la schiena drittissima e il collo rigido, le mani compostamente unite in grembo e la gamba destra accavallata sulla sinistra, ma era un riflesso spontaneo, dopo tutti quegli anni di addestramento.

-Quanti anni hai, Natalia?

-Otto, signor Nikolaev - rispose, sostenendo lo sguardo dell'uomo.

-Quante volte ti ho detto di chiamarmi Andrey, Natalia? Comunque, otto eh? Certo sei giovane, ma d'altronde è questa l'età in cui i caratteri vanno forgiati - sembrava parlare da solo - ti ho convocata perché hai del potenziale, Natalia, hai molto potenziale. Sei molto più utile delle tue compagne, lo sai vero? 

-In...in che senso? - chiese Natasha.

-Loro sono deboli, Natalia, non dureranno a lungo. Forse quattro o cinque sopravvivranno e saranno utili, ma scommetto che nella tua sezione non tutte compiranno quindici anni. Tu no, Natalia. Sei resistente, sei forte, tenace e soprattutto dici quello che hai in testa. Sono affascinato dalle rispostacce che continui a dare ai tuoi superiori, nonostante tu sappia che ne seguirà una punizione.

Natasha era indecisa se prenderlo come un complimento.

-Perciò abbiamo pensato di...

-Abbiamo? - lo interruppe Natasha - in quanti siete a decidere del mio futuro?

-Oh - Andrey sghignazzò - è proprio di questo genere di risposte che parlavo prima. Io e il capo dei servizi segreti russi - aggiunse.

-Oh.

Andrey le porse una cartellina di carta consunta, macchiata in vari punti e con alcune clips che fermavano fogli volanti. Una scritta fatta a pennarello nero campeggiava sul primo foglio all'interno della cartellina.

Era scritto in russo. 

Черная вдова проект (gentilmente fornito da Google traduttore, non mi fiderei troppo, ma non conoscendo il russo mi arrangio).

-Progetto Vedova Nera - lesse ad alta voce Natasha - cos'è? - chiese alzando lo sguardo su Andrey.

-Un'idea. Per addestrare una ragazza a diventare la migliore spia del mondo. Un'assassina formidabile, a cui nessuno può sfuggire - disse con un disgustoso ghigno sul volto.

-U...un'assassina? - chiese balbettando, dimenticando la posizione rigida e protendendosi verso Andrey.

-Esatto. Richiederà impegno, Natalia, ma soprattutto dovrai imparare a dare ragione a noi. 

-Posso declinare? 

-No.

-Ma io non lo voglio fare! E poi assassina di chi? Chi dovrei uccidere? - chiese stringendo il fascicolo.

-Persone pericolose per la nostra società. Persone che potrebbero minare la nostra idea di mondo ideale.

-"Nostra" di chi?

-Della Russia. 

-E chi sarebbero queste persone pericolose? - chiese Natasha, scorrendo con lo sguardo il fascicolo. Era scritto con l'alfabeto cirillico. Lì, fin da bambine, le allieve avevano imparato a parlare fluentemente inglese e russo senza nessun tipo di accento e a scrivere principalmente con l'alfabeto latino, per cui faceva una certa fatica a decifrare il cirillico.

-Membri dello S.H.I.E.L.D. ad esempio. Nicholas Fury, Margareth Carter, Howard Stark.

-I bersagli sono tutti americani? - chiese Natasha. Aveva sentito parlare di loro, durante alcune lezioni teoriche. Fury era a capo dello S.H.I.E.L.D., l'agente Carter era anche lei membro dell'organizzazione insieme ad Howard Stark.

 Per quanto Natasha cercasse di tenere fuori dalla sua testa tutto quello che voleva farle credere il KGB, un'informazione le si era ancorata nel cervello da tempo. Che si era ancorata nel cervello di tutte come prima regola di base: russi buoni, americani cattivi. E in particolare i membri dello S.H.I.E.L.D. erano considerati i peggiori di tutti.

-Tutti parte dello Shield - disse Andrey.

-Okay - qualcosa scattò nel cervello di Natasha e in quel momento, tutte le informazioni che le avevano conficcato nel cervello a forza in quegli anni, iniziarono a fare il loro effetto - d'accordo. Lo farò.

Andrey ghignò. Sapeva che un giorno finalmente sarebbe riuscito a domare la ragazzina rossa che non si faceva condizionare dalle regole imposte dal KGB. Ce la stava facendo, la stava rendendo muta, zitta, incapace di opporsi. Natasha doveva diventare la perfetta spia, la perfetta assassina, un'esecutrice di ordini. 

Grazie a lei, Andrey sarebbe riuscito a conquistare il potere che desiderava. Grazie a lei avrebbe dato il via al progetto "Vedova Nera". E quella bambina non sarebbe stata che la prima di tutte le Vedove Nere che sarebbero venute dopo. Se con Natasha avesse funzionato, ANdrey avrebbe dato il via ufficiale al progetto. 

Andrey non aveva la minima idea di quanta forza di volontà si trovasse nelle profondità di Natasha.

E se avesse funzionato avrebbe dato i via alla sezione maschile del KGB, col progetto: "Soldati d'Inverno".

C'era un ragazzo lì, tenuto in vita sotto congelamento, dato che era stato trovato negli anni '40, mutilato, ma un grande guerriero. Oh, sì, pensava Andrey, sarebbe diventato uno dei più potenti di Russia.

Lui conosceva i due prescelti per l'esperimento come Natalia Alianova Romanova e James Buchanan Barnes, io li conoscevo come mia madre e lo zio Bucky.

"I don't judge people on their worst mistakes" - | Natasha Romanoff |Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora