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Natasha stava ascoltando Andrey che parlava da venti minuti ininterrottamente e si chiedeva come potessero essere già passati da due anni da quando aveva cominciato il progetto Vedova Nera. Ma allora le sembrava quantomeno impossibile essere mandata ad uccidere qualcuno. Essere spedita in missione per il KGB le sembrava un compito da grandi, una cosa importante.

Ma adesso, Andrey le stava dicendo che aveva un incarico. Lei, Natasha Romanoff, dieci anni appena compiuti aveva un incarico.

E quell'incarico si chiamava Nick Fury. Doveva fare l'impossibile per ucciderlo. Fury era a capo dello S.H.I.E.L.D. e quest'ultimo era una minaccia per il KGB.

Natasha non si sentiva pronta per uccidere, affatto. Certo, aveva già ucciso, in quel posto. Le facevano esercitare su gente che trovavano per strada o su chi si ribellava agli ordini.  Una volta a Natasha avevano ordinato di uccidere una sua compagna, che aveva fallito l'esame finale che permetteva alle ragazze di completare la loro vita al KGB. Natasha si era rifiutata. Si era anche presa una violenta punizione dopo, ma non voleva aver quella ragazza appena diciassettenne sulla coscienza.

-Quindi, in conclusione, ti facciamo arrivare in America, ti facciamo intrufolare a casa di Nick Fury e...

-Aspetta... - lo interruppe Natasha - aspetta. Quindi io dovrei andare lì e...e ucciderlo? Così, a sangue freddo? Io...

-Hai, ragione, non è facile da capire, Natalia, ma possiamo renderlo semplice. Quali sono i notri scopi?

-Eliminare obiettivi scomodi. Purificare il mondo - rispose in automatico Natasha.

-D'accordo. I nostri sono scopi buoni, ne convieni?

Natasha annuì. Ormai il KGB stava facendo il suo lavoro: nella testa della bambina i concetti che insegnava erano ben chiari. Certo, poteva essere un posto brutale, che Natasha odiava, che le faceva male fisicamente e interiormente, ma nella sua mente il KGB era buono, lo S.H.I.E.L.D. cattivo. Per lei esistevano solo nero e bianco, nessuna via di mezzo. O buono o cattivo. Loro erano i buoni.

-Bene, Nick Fury è una minaccia indiscutibile. Non è stato reso noto al pubblico, ma nel '95, cinque anni fa, abbiamo avuto contatti con la vita extra-terrestre, e Nick Fury c'era dentro fino al collo, lo so. Rapirlo non servirebbe a nulla, quello ha la bocca cucita, non ci direbbe niente. L'unica è ucciderlo in modo che non possa impedirci di decriptare i suoi file. Natalia, se riuscissimo ad entrare nel computer di Nick Fury, avremmo la strada spianata. Potremmo salire al potere, diventare la società più importante del mondo. 

-Capisco - disse a bassa voce Natasha - ma i suoi file rimarrebbero comunque criptati con chissà quali codici segreti. 

-Codici che lui cambia regolarmente. Ma una volta morto lui...

-Ho capito - annuì Natasha.

-Bene - disse Andrey, visibilmente compiaciuto - bene, e non sarai sola in questa missione, Natalia. Avrai un accompagnatore. Vieni, te lo faccio conoscere.

Era in quei momenti, quando Andrey sfoderava quel sorriso gentile che Natasha lo vedeva quasi come un padre. Lei gli voleva bene veramente, in fondo. Il KGB avva fatto un lavoro egregio con Natasha. Lei, in cuor suo, sapeva che se Andrey in passato l'aveva punita era stato solo per giuste cause, per aiutarla a seguire la retta via. Andrey le voleva bene. Ogni tanto le accarezzava i capelli, o le conservava qualcosa di buono da mangiare quando i pasti al refettorio erano particolarmente scarsi. Andrey una volta, l'anno prima l'aveva portata a fare una breve gita a Mosca, le aveva fatto visitare alcune cattedrali e poi l'aveva portata a vedere un balletto a teatro, per farle: "imparare dai grandi ballerini". Natasha era completamente sottomessa al volere di Andrey.

Mentre Natasha richiamava alla memoria i momenti più belli di quella giornata a Mosca, i due erano usciti dallo studio e anche dalla sede del KGB. Ora erano nell'enorme cortile con l'erba falciata all'inglese, diretti verso un capanno che Natasha non aveva mai visto. Era vecchio, ma si reggeva ancora in piedi.

-Dove andiamo? - chiese. alzando lo sguardo. Era sempre stata un po' più bassa di Andrey, e quando era in piedi vicino a lui, le sembrava un gigante.

-Ti farò conoscere il tuo compagno.

Entrarono nel capanno. All'interno era tutt'altro che sgangherato, le pareti erano rivestite di acciaio e pannelli insonorizzanti e al centro dell'angusta stanza c'era un ascensore che aspettava con le porte aperte.

Andrey la guidò verso l'ascensore e vi entrarono.

Mentre un ronzio accompagnava la discesa dell'ascensore, Natasha udì un urlo strozzato, ma potente. Un urlo di dolore. Non sembrava di una ragazzina, ma piuttosto di un uomo fatto e finito. 

-Stanno torturando qualcuno? - chiese Natasha, calma.

-Probabilmente stanno punendo qualcuno. Stiamo andando in un posto molto importante Natasha. Qua dentro noi alleniamo i Soldati d'Inverno. Sono persone a cui è stato iniettato un siero che ha aumentato le loro capacità fisiche. Obbediscono che è una meraviglia. Con loro potremmo conquistare tutta la Cina senza che nessuno se ne accorga. 

-Wow - disse affascinata Natasha.

-Lo so - rispose con un ghigno soddisfatto Andrey - li abbiamo creati con la collaborazione del Hydra.

L'ascensore si fermò e le porte di ferro si spalancarono.

Davanti a loro c'era un lungo corridoio, e ai lati delle celle, da cui uscivano mani che si protendevano verso la libertà, i visi erano premuti sulle inferriate e si udivano grida soffocate di paura, dolore e rabbia messi insieme.

Natasha rabbrividì e notò con orrore che il pavimento era macchiato di sangue nei punti vicino alle celle.

-Assassino!

-Traditore!

-Bastardo!

Erano le parole che i prigionieri gridavano ad Andrey.

-Non capiscono - disse semplicemente Andrey - non capiscon quanto hanno ricevuto. Ma dopo i nostri trattamenti speciali capiranno. Vedrai, capiranno eccome.

Natasha non osava passare in mezzo a tutte quelle mani che sporgevano, quei volti che la fissavano colmi di rabbia.

-E lei chi è, la tua fidanzata in miniatura?

-Guardate! L'assassino ha avuto una piccola assassina!

-La strozzerò come tu hai fatto con la mia bambina!

-Le passerò un cappio in torno al collo come hai fatto a mia moglie!

I prigionieri urlavano oscenità di qualunque tipo a Natasha, augurandole di morire in modi raccapriccianti e violenti.

Natasha non sapeva cosa fare. Andrey la prese delicatamente per mano e iniziò a condurla lungo il corridoio, fiocamente illuminato da scadenti luci neon.

Natasha allora fece l'unica cosa che le venne in mente: cercò di darsi un contegno, di far sapere ai prigionieri chi comandava, chi era libera e chi no. Alzò il mento, inarcò il collo e radrizzò la schiena. I capelli le ricaddero come una cascata rossa sulla schiena.

Andrey la guardava orgoglioso.

In fondo al corridoio c'era un'unica cella, con un ragazzo all'interno. Dimostrava una trentina d'anni ed era l'unico che non urlava. Stava ritto in piedi e guardava dritto negli occhi Natasha.

-Natalia, lui è James Buchanan Barnes.

"I don't judge people on their worst mistakes" - | Natasha Romanoff |Tempat cerita menjadi hidup. Temukan sekarang