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Erano passate un paio di settimane e Natasha si era abbastanza ambientata in casa Barton. Laura le aveva procurato dei vestiti e delle scarpe della taglia giusta e Natasha si era sistemata nella stanza degli ospiti, non senza un certo disagio.

Clint le stava lentamente insegnando a stare in compagnia di altre persone senza nutrire istinti omicidi per chi osasse anche solo sfiorarla. 

Avevano informato Nick Fury, che sulle prime non voleva saperne assolutamente nulla dell'idea di Clint, ma poi, dopo una dozzina di test della verità e altrettanti agguati a sorpresa per controllare il livello di gestione della rabbia di Natasha, Nick si era lasciato convincere e anzi, stava quasi cominciando ad affezionarsi a quella ragazzina coi capelli rossi.

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-Svegliaaaa! 

L'urlo beduino di Clint fece fare un salto di tre metri a Natasha, che gridò e cadde dal letto.

-Cosa cavolo... - borbottò, cercando di districarsi dalle coperte e massaggiandosi la schiena che aveva battuto cadendo.

-Oggi ti porto in città! - gridò Clint, spalancando la porta della stanza e facendola sbattere contro il muro. 

-Sono le cinque! - sbraitò Natasha, liberandosi con un gesto secco dalle coperte.

-Ci vogliono minimo tre ore per arrivare - si giustificò Clint, aprendo l'armadio con un altro tonfo incredibile che fece rimbombare la testa di Natasha. L'uomo lanciò una felpa e un paio di jeans sul letto di Natasha.

-Giuro che se ti prendo... - borbottò Natasha, alzandosi e lanciando la coperta sul letto.

Clint era già scappato via.

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Venti minuti dopo, un'assonnatissima Natasha era sulla soglia della casa, guardando Clint che tirava fuori l'auto dal garage e portarla sull'autostrada.

Clint parlava sempre della "città vicina" come un contadino può parlare del paese che dista solo qualche miglio, ma Natasha aveva scoperto che si trattava  di New York e distava tre ore in macchina da lì.

Natasha entrò in macchina, seduta accanto a Clint.

-E perché non mi hai avvisata ieri sera? - bofonchiò Natasha, stropicciandosi gli occhi.

-Per vedere se mi avresti ucciso o no - replicò Clint.

-Te l'ha detto Fury? 

-Già - ammise Clint.

-Stiamo andando alla base dello S.H.I.E.L.D?  - indagò Natasha.

-No, quella è a Washington. Nick vuole che ti faccia conoscere un po' di vita civile.

-Oh - rispose solo Natasha, appoggiando la testa al finestrino.

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Tre ore dopo, Clint aveva parcheggiato la macchina in una vietta vuota e i due stavano camminando verso uno dei numerosi Starbucks presenti in città.

Successe in un secondo.

Un braccio robustissimo cinse la gola di Natasha, che si ritrovò compressa contro un uomo robustissimo. La rossa gridò e Clint fece per correre da lui, ma un robusto manganello di ferro raggiunse il suo petto e lo stese a terra senza fiato.

Natasha si divincolò violentemente e riuscì a guardare in faccia il suo aggressore.

-Alexander? - riuscì a rantolare. 

Alexander era uno degli scagnozzi più fedeli di Andrey e sicuramente uno dei più forti.

Superato lo stupore iniziale, Natasha cercò di divincolarsi ancora più ferocemente di prima.

"I don't judge people on their worst mistakes" - | Natasha Romanoff |Where stories live. Discover now