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Natasha aprì gli occhi sentendo di avere le palpebre pesanti e il corpo indolenzito.

Era sdraiata su un letto comodo e caldo, con addosso una specie di enorme maglione da uomo che le arrivava fino sopra le ginocchia. Sollevò con precauzione l'orlo del maglione e scoprì di avere tutto il busto coperto da una fasciatura pulita, tenuta ferma da una spilla.

Aveva mal di testa, ma era abbastanza fievole. 

Si alzò a sedere, con l'intento di andarsene da lì.Ma non aveva idea di dove si trovasse e non aveva idea di chi fosse il suo ospite.

Come in risposta ai suoi pensieri, la porta si aprì ed entrò Clint.

-Cosa ci faccio qui? - chiese Natasha raddrizzandosi di colpo, pronta a qualsiasi possibile aggressione.

-Calmati! - esclamò Clint - eri ferita e ti ho portata qua! Ti ho curata e nascosta al posto di consegnarti a Nick Fury in persona, dovresti essermi grata! 

-Mi hai portata via dalla mia casa  - disse Natasha, sporgendo il mento in avanti.

-Erano cattivi - Clint accese la luce e si sedette su uno sgabello girevole - lì ti facevano male. Rischiavi di morire ammazzata.

Natasha non disse nulla: odiava dare ragione agli altri, e in particolar modo, da due minuti a quella parte, a Clint.

-Senti, ascolta - Clint cercava di forzare un tono calmo e ponderato e Natasha lo capiva - ho un'idea. Tu saresti una risorsa preziosa per lo S.H.I.E.L.D.  In questo momento, tutta l'America ti vuole morta e forse ha ragione. Ma se tu lo volessi potrei aiutarti a reinserirti nella società e ti troverei un lavoro da agente. Ripeto, saresti una risorsa preziosa.

Natasha era in preda ad una lotta interiore. Una parte di lei voleva tornare al KGB, vittima della sindrome di Stoccolma che l'aveva fatta affezionare a 

(un pazzo)

Andrey, ma l'altra parte voleva cogliere al volo l'occasione. Le si prospettava davanti una vita migliore, lontana dalle torture e dalle violenze che aveva subito per diciotto anni. Ma se avesse scelto Clint non sarebbe stata una traditrice nei confronti di Andrey? Lui era stato così

(cattivo)

gentile e condiscendente con lei nel corso degli anni, era grazie a lui se ora sarebbe stata in grado di sconfiggere un esercito a mani nude.

NO! Era cattivo, era cattivo, era cattivo...

A Natasha girava la testa e strinse il bordo della coperta.

-Un lavoro da agente dello S.H.I.E.L.D. dici?

-Certo.

-E tu come fai a essere convinto che non ti ucciderò alla prima occasione buona? - lo sfidò Natasha, scrutandolo attentamente.

-Perché sono l'unica persona di cui tu ti possa fidare. Se mi uccidi avrai l'intero S.H.I.E.L.D.  alle costole e l'unico posto in cui potresti rifugiarti sarebbe quella tua scuola di danza dove ti torturerebbero per aver portato loro gli americani alle porte.

Natasha rimase colpita. Per la prima volta da quando era bambina, si accorse che quel posto era davvero cattivo, senza scrupoli, malvagio.

No, decise, non ci voleva tornare più. Non voleva più uccidere uomini solo perché doveva scontare una punizione. Non voleva mai più sentire la frusta abbattersi sulla sua schiena. Mai più in tutta la sua vita.

Alzò lo sguardo su Clint e vide nei suoi occhi una luce nuova. Era sincero, l'avrebbe aiutata. Voleva aiutarla. Natasha lo riteneva degno di fiducia. Sapeva che poteva fidarsi di lui.

-D'accordo - disse a bassa voce, fissandosi le mani - ci sto. Non voglio tornarci mai più in quel posto...

Clint sorrise e si sedette accanto a lei sul letto, facendo il gesto di stringerle la mano. Natasha d'istinto si allontanò un poco, scrollando via la mano di Clint.

-Oh, scusa... - balbettò Clint confuso.

-Niente... lascia stare. Solo non sono abituata a farmi toccare. Di solito l'unica cosa che mi tocca è la frusta...o gli schiaffi.

-Non preoccuparti, ci si può lavorare - Clint le sorrise, ma Natasha no. Nel suo profondo, però, anche lei sorrideva. Semplicemente non era capace di farlo. Non lo faceva mai.

Rimasero in silenzio e Natasha provò a sorridere, ma gli angoli della sua bocca si rifiutavano di piegarsi all'insù.

-Questa è casa tua? - chiese, arrendendosi.

-Sì - rispose Clint - vivo qua con mia moglie.

-Tu...hai già una moglie? - chiese Natasha stupita.

-Sì. Si chiama Laura. Aspetta un bamino.

-Wow - Natasha era colpita, ma si rabbuiò subito.

Clint capì di avere appena fatto una gaffe: Natasha non poteva più avere figli.

-Lei sa che sono qua? - chiese Natasha, all'improvviso preoccupata.

-Gliel'ho detto, tranquilla. Non è proprio felicissima ma... - Clint fece spallucce - io mi fido di te, so che non ci farai del male.

-Come fai ad essere così sicuro? - chiese Natasha, con un pizzico di velata ironia.

-Sono un veggente - rispose serissimo Clint - posso vedere nel futuro. Ad esempio...so che sposerai un uomo alto e biondo - poi scoppiò a ridere nel vedere l'espressione confusa di Natasha - eddai, scherzo!

Natasha sorrise di nuovo internamente. Anche se non lo sapevano ancora, Clint ci aveva preso sull'uomo alto e biondo.

-E tua moglie dov'è adesso? - domandò Natasha.

-Nella città vicina - rispose Clint - a fare la spesa.

-Come nella città vicina? - Natasha era perplessa - Dove siamo, in messo al nulla?

-Ehm...quasi - replicò Clint - vuoi vedere? Ti porto fuori.

-Okay - ripose Natasha.

-Aspetta...ti do le scarpe - si alzò e aprì un armadio a muro, con uno scaffale pieno di scarpe e prese un paio di scarponcini di cuoio - sono di Laura, ma credo che ti stiano.

Natasha si infilò gli scarponcini sui piedi nudi e si alzò, un po' barcollante. Clint si offrì di aiutarla, ma Natasha rifiutò categoricamente l'invito. 

L'ultima volta che aveva permesso a qualcuno di aiutarla a reggersi in piedi era stato un paio di anni prima con James e ci aveva messo secoli a fidarsi di lui.

Attraversarono la casa, Natasha con solo indosso l'enorme maglione, si guardava intorno ammirata, posando lo sguardo sui molti oggetti domestici che non aveva mai visto. 

Clint aprì la porta dell'ingresso e si parò davanti a loro uno spettacolo immenso. C'era una pianura che si distendeva infinita davanti a loro, e si univa al cielo lontanissimo.

-Wow - commentò Natasha - è bellissimo qua.

-Già - annuì Clint - a Laura piaceva l'idea di far crescere i bambini lontano dalla città.

-In effetti è una bella idea - disse Natasha - sarà un maschio o una femmina?

-Un maschio - rispose Clint - a Laura piace il nome Cooper.

-Bello - approvò Natasha.

-Anche Natasha è un bel nome - commentò Clint.

-Sarebbe Natalia in realtà - replicò Natasha - Natalia Alianova Romanova, ma mi ricorda la Russia e Andrey. Natasha è più bello.

Clint sorrise, e all'improvviso, Natasha si sentì bene. 

Forse, per la prima volta da che era nata, si poteva fidare di qualcuno. Si era fidata i James, certo, ma James era un po'...ambiguo.

Clint le sembrava davvero una brava persona. Era felice, e quell'emozione, provata così poche volte nel corso degli ultimi diciotto anni, le piaceva. Le piaceva molto.

"I don't judge people on their worst mistakes" - | Natasha Romanoff |Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora