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Clint e Natasha erano seduti sul divano di casa Barton, e guardavano la televisione. Natasha aveva deciso che le avrebbe fatto bene ascoltare delle persone che parlavano in inglese. Sullo schermo si evolvevano  le vicende  di un gruppo di sei amici a New York, erano tre maschi e tre femmine e passavano metà del tempo a bere caffè da tazze enormi.

Natasha capiva il senso delle battute e sorrideva ogni tanto, mentre Clint al suo fianco si sbellicava dalle risate. Natasha aveva costatato con piacere che in quel momento di spensieratezza riusciva a sorridere senza nemmeno sforzarsi.

In quel momento, Laura li raggiunse, uscendo dalla stanza di Cooper, dove era rimasta per una buona mezz'ora.

-Finalmente dorme – sospirò, passandosi una mano sulla fronte – sono esausta.

Natasha scattò subito in piedi, per farle posto sul divano.

-Oh, non ci pensare nemmeno, cara – Laura la liquidò con un gesto lieve della mano – devo andare in cucina, è quasi ora di cena e a quanto pare hai avuto una giornata produttiva – fece l'occhiolino a Natasha, che si sorprese enormemente quando i suoi muscoli facciali si atteggiarono a sorriso senza il suo consenso.

-Posso cucinare io – si offrì Clint, torcendosi sul divano, in una posa da contorsionista per continuare a guardare il programma e allo stesso tempo sua moglie.

-Moriremmo intossicati – sussurrò Natasha, con una nota di sarcasmo nella voce.

Sia Clint che Laura la fissarono, stupiti, ma subito dopo sorrisero.

-Probabilmente ha ragione, Clint – ridacchiò Laura – ti ricordi l'ultima volta?

-L'ultima volta è stato un incidente – puntualizzò lui, facendo il sostenuto.

-Abbiamo dovuto rifare la cucina – disse solo Laura, facendo di nuovo l'occhiolino a Natasha e poi sparì in cucina.

Sempre più stupita da sé stessa, Natasha si ritrovò a ridere sotto i baffi. Non aveva idea di cosa le stesse succedendo, ma era felice. Era molto felice.

-Sì, vuoi stare lì dietro a ridacchiare o venire qua? - la chiamò Clint – no, perché Ross sta tornando da Rachel...

-Arrivo – tentò di esclamare Natasha, senza riuscire a infondere nella voce tutta l'allegria che provava.

__

Natasha era sdraiata nel suo letto, aspettando ormai sfiduciata il sonno. Erano successe talmente tante cose, quel giorno!

Era riuscita a parlare in inglese, aveva aperto una considerevole crepa nel muro del suo blocco psichico. Ora, nella sua mente le fazioni buono e cattivo, si dividevano abbastanza nettamente. Era sicura, sicurissima che Clint fosse nei buoni e la KGB nei cattivi. E anche Laura era nei buoni. Laura e Cooper.

Natasha dovette soffocare l'ennesimo sorriso nel cuscino. Già, un sorriso. Riusciva a sorridere di nuovo. Era così facile! Bastava sollevare verso l'alto gli angoli della bocca e il gioco era fatto. Era sempre stato così facile?

No, non riusciva proprio a dormire. Si alzò nel buio della stanza e guardò l'ora. Appena le due di notte. Si infilò un paio di jeans e una maglietta. Non voleva fare rumore uscendo dalla porta d'ingresso, così aprì la finestra e si calò giù, aiutandosi con la grondaia.

Natasha si mise a camminare nella campagna circostante, senza curarsi dei piedi nudi solleticai da fili d'erba coperti di brina. Non faceva freddo. Non come in Russia.

Poi un'ombra le passò accanto, velocissima. Natasha si dovette trattenere per non urlare.

Un'altra ombra, più vicina, la superò correndo, e poi un'altra ancora e ancora, ancora! La rossa, terrorizzata, si spostava velocemente di qua e di là, determinata a non toccare quelle ombre.

"I don't judge people on their worst mistakes" - | Natasha Romanoff |Where stories live. Discover now