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Waverly, Iowa, 1998

Clint Barton, di dodici anni e suo fratello Barney, di quattordici anni, vivevano in un orfanotrofio da ormai sei anni. (Evviva le ripetizioni)

Loro padre era al volante ubriaco, sei anni prima, e aveva ucciso sé stesso e la moglie.

Clint viveva aspettando di compiere diciotto anni, per potersene andare dall'orfanotrofio, seguire i corsi preparativi dello S.H.I.E.L.D., per poi unirvisi. Clint aveva un enorme talento: la mira. Poteva centrare un bersaglio a metri di distanza, dall'alto, dal basso e da qualunque angolazione, Clint non sbagliava mai un colpo.

Negli anni precendenti, Clint e Barney erano stati con due famiglie affidatarie, ma entrambe li avevano rispediti all'orfanotrofio per il carattere cupo e a tratti crudele di Barney.

Quel giorno, al tavolo della colazione, Clint era come al solito schiacciato in mezzo a bamini schiamazzanti e attendeva in silenzio che le cuoche arrivassero con le loro pentole piene di quella specie di poltiglia che spacciavano per latte scaldato con miele.

-Barton? - qualcuno li picchiettò sulla spalla e Clint si girò.

Era la signorina Uris, o miss Uris, la direttrice dell'orfanotrofio.

-Alzati e prepara le valigie, ci sono delle persone disposte ad adottarti, ti aspettano all'ingresso - disse con tono assolutamente piatto.

-Perché vogliono adottarmi? - chiese  Clint pochi minuti dopo, trotterellando dietro a miss Uris lungo il corridoio che portava alla sezione maschile.

-Non vogliono proprio adottarti...loro ritengono che tu abbia talento, vogliono proporti una specie di scuola. 

-Che talento credono che abbia? - chiese ancora Clint, curioso.

-Credono che tu possa essere portato per il tiro con l'arco, credo sia una specie di istituto professionale - a miss Uris piaceva usare la parola "specie".

-E non vogliono anche Barney? - ormai erano arrivati nella camerata e Clint si stava dirigendo verso il suo letto.

-No, e ora muoviti - disse miss Uris - ti aspetto all'ingresso. 

Clint la vide uscire, e non se ne turbò più di tanto. Non gli dispiaceva lasciare Barney, era un piantagrane, e anche manesco.

Sfilò da sotto il letto la borsa di tela con cui era arrivato sei anni prima e iniziò a gettarci dentro alla rinfusa le sue misere cose: i calzoni comodi, i vestiti buoni della domenica, con cui facevano la messa. Celebravano la messa in uno scantinato dell'orfanotrofio, perché la chiesa era troppo piccola per tutti i ragazzi.

Clint infilò nella sacca anche i suoi due libri, una pila di opuscoli sullo S.H.I.E.L.D. che trovava in giro e un libretto sottile, intitolato: "Il KGB, dono o maledizione?".

A Clint sarebbe piaciuto sapere qualcosa di più sui sistemi segreti russi, lo orripilava e affascinava allo stesso tempo.

Corse in bagno, si passò dell'acqua fra i capelli, giusto per non sembrare troppo sudicio e cercò di pulirsi velocemente le ginocchia incrostate di fango e erba. Lì avevano il permesso di farsi la doccia solo una volta ogni settimana.

Decise di non passare a salutare Barney, che di sicuro avrebbe fatto un casino enorme, magari lo avrebbe pure menato colto da uno scatto d'ira e di sicuro avrebbe preteso di essere portato anche lui. 

Clint non avrebbe sentito la mancanza di nessuno in quel posto. Si caricò il borsone sulle spalle e all'ultimo decise di prendere con sé anche il pallone di cuoio che era abbandonato di fianco al comodino, dopotutto l'aveva pagato lui quel pallone, con i soldi dei lavoretti che faceva ogni tanto in città.

Si avviò lungo il corridoio e quando fu sicuro di non avere nessuno intorno, si mise a correre per la felicità, ridendo da solo.

Se ne andava! Se ne sarebbe andato da quel posto! Non avrebbe più visto né Barney né miss Uris! SArebbe andato in una scuola di tiro con l'arco.

Arrivò all'ingresso, dove lo aspettavano miss Uris e due altre persone. 

Erano un uomo e una donna. 

Lui era alto, capelli radi, con una benda sull'occhio e la carnagione scura, vestiva completamente di nero e aveva l'aria di uno i cui segreti avevano segreti. 

Lei, invece sembrava molto giovane, aveva i capelli neri tirati in uno chignon strettissimo e gli occhi chiari, quasi glaciali.

Clint ci mise meno di tre secondi a capire chi fosse l'uomo, dato che compariva sempre negli opuscoli che collezionava, e in qualche foto c'era anche la giovane ragazza.

Vedendo Nick Fury e Maria Hill davanti a lui, Clint si rese conto che miss Uris non aveva capito proprio nulla.

"I don't judge people on their worst mistakes" - | Natasha Romanoff |Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora