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Erano all'aeroporto internazionale di New York, in attesa del loro volo.

Clint batteva nervosamente un piede a terra e Natasha marciava avanti e indietro nella sala d'attesa.

-Tutto questo è colpa mia - disse la rossa, per la diciottesima volta.

-L'hai già detto questo - sbuffò Clint, posandosi una mano sul viso - e io ti ho già risposto che non è vero diciotto volte.

-E invece è vero. Se non mi avessi presa con te io sarei ancora al KGB  e tu non staresti scappando da New York in fretta e furia per sfuggire a degli psicopatici.

-Natasha, io ho scelto di portarti con me e Fury ha accettato l'idea. Nel momento in cui lui ha dato il suo consenso io ti ho considerata come una di noi. 

-Di noi chi? - lo interrogò sospettosa Natasha.

-Dello S.H.I.E.L.D. - rispose Clint.

Natasha era toccata dalla fiducia di Clint. Forse il suo cuore allenato ad essere duro e freddo nel corso degli ultimi diciotto anni, si stava sciogliendo.

-Ora, siediti un attimo e ascoltami.

Natasha, seppur contro voglia si abbandonò su una delle scomode sedie di legno fissate al pavimento della sala d'attesa. Clint si chinò a frugare nella borsa nera che si era portato dietro e ne tirò fuori una busta di carta marrone.

-Cos'è? - domandò Natasha.

-La nostra nuova copertura. Ho telefonato a Fury e mi ha detto di fingerci queste persone per passare inosservati fino a nuovo ordine. Siamo sotto osservazione e on possiamo andare alla base rischiando di essere seguiti.

Tirò fuori dalla busta un passaporto, una patente e una carta d'identità. 

-Allo S.H.I.E.L.D. abbiamo tutti un'identità fittizia, la tua sarà questa -le spiegò.

Natasha aprì il passaporto. C'era una sua foto scattata qualche giorno prima per aggiornare gli archivi. Di fianco alla foto c'era indicato il suo nome: Aglaya Lebedev

-Il nome russo giustificherà l'accento - le spiegò Clint, anche se Natasha ci era già arrivata - io sarò Christopher Smith.

-Non è molto originale - commentò Natasha, forzando una smorfia che poteva passare per un sorrisetto ironico.

-...e siamo due sposi nobili in vacanza, chiaro?

-Chiaro.

-Okay. Fury mi ha detto che dovremo recarci ad una serata di gala domani sera. I tuoi vecchi amici attaccheranno lì.

-Oh. Un altro attacco terroristico? - chiese Natasha, incollerita.

-Temo di sì. Uccideranno un sacco di gente  se non li fermiamo.

-Lo sai che è una trappola, vero? - Natasha si accertò che Clint avesse capito - se siete riusciti ad hackerare i loro file è solo perché ve l'hanno permesso. Loro vogliono che noi ci troviamo lì domani sera...così potranno prendere me.

-Lo so - disse cupo Clint - ma non glielo permetteremo.

Natasha tacque. Voleva scusarsi con Clint per averlo trascinato in quella follia, le dispiaceva sul serio. Ma sapeva che lui l'avrebbe liquidata con un gesto della mano. Si morse l'interno della guancia rabbiosamente. Per una volta aveva trovato qualcuno che si fidava di lei e... e lo portava dritto dritto nelle braccia del nemico. Si diede dell'idiota per aver sottovalutato così la potenza e la capacità del KGB.

Avrebbe dovuto saperlo, Andrey non avrebbe rinunciato alla sua spia 

(più utile)

prediletta. Natasha era profondamente in crisi. Non capiva più cosa volesse da lei Andrey. La cercava perché ci teneva veramente o perché il suo progetto Vedova Nera lo avrebbe portato al successo?

Natasha era confusa e frastornata.

-L'hai detto a Laura? - chiese infine per distrarsi.

-No. Fury prima mi ha urlato addosso per dieci minuti perché l'ho chiamato e rischiavo di essere tracciato. Ha detto che la chiamerà lui.

-Io...CLint, mi dispiace veramente...

-Smettila, Nat. Non è colpa tua...

-Non esiste frase più fatta di questa - lo interruppe lei.

-...lo so, ma in questo caso è vera. Non lo è. Al massimo è colpa mia che non sono stato attento, ma ormai e fatta e poi, - cercò di abbozzare un sorriso - non sono mai stato a Budapest.

Natasha si sforzò di stirare all'insù gli angoli della bocca.

__

Dieci minuti dopo, Clint scosse la spalla di Natasha.

-Dobbiamo andare, Aglaya - le disse Clint, prendendo la borsa.

-Andiamo allora - mormorò Natasha, alzandosi a sua volta.

Le due spie si misero in coda per l'imbarco, con la brutta sensazione addosso di avere appena fallito qualcosa.

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Spazio autrice:

Okay, questo capitolo è corto e nemmeno molto bello, ma questo weekend ero piena di compiti e sono andata a due gare, per cui non ho avuto molto tempo per scrivere, ma ci tenevo a pubblicare.

Comunque, forse domani riuscirò a scrivere un capitolo decente.

Vi sta piacendo questa storia?

Byeee

-Emma

"I don't judge people on their worst mistakes" - | Natasha Romanoff |Waar verhalen tot leven komen. Ontdek het nu