5. Tregua? (fünf)

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Sento un rumore, come se qualcuno bussasse alla porta. All’inizio penso di starmelo sognando, ma inizia a farsi sempre più insistente. Apro lentamente gli occhi e mi metto a sedere sul letto. Continuo a sentire lo stesso rumore. Guardo l’orario ed è l’una. “Chi cazzo è che mi viene a rompere le scatole all’una di mattina!?”. Vado ad aprire la porta anche se non ne ho voglia, ma la curiosità e la voglia di mandare a quel paese colui o colei che c’è dietro è troppa. Apro la porta e trovo l’ultima persona che mi sarei aspettata di vedere. <Nico?> chiedo allibita. Lui non mi risponde entra e chiude dietro di sé la porta. Indossa una tuta grigia. Sto per dirgliene quattro quando mi prende per i polsi e mi spinge contro il muro.  Si avvicina pericolosamente al mio viso e posa le sue labbra sulle mie. Io all’inizio sono stupita, ma poi mi lascio andare e diventa un bacio sempre più passionale. Mi stacco un attimo da lui e mormoro a un soffio dalle sue labbra <Nico domani c’è la gara>. Lui non mi risponde, ma mi solleva per le natiche facendo incrociare le mie gambe attorno al suo bacino <Lo so, ma avevo un disperato bisogno di vederti, di baciarti. Ti voglio più di ogni altra cosa>. Io sorrido a quell’affermazione e lo bacio. Lui intanto cammina, finché non sento la mia schiena aderire al materasso. Continua a baciarmi e ci stacchiamo per riprendere fiato, con le labbra ancora gonfie. <Sei bellissima> dice, per poi riprendere a baciarmi, mentre inizia a togliermi la maglia del pigiama. Mi sveglio con la fronte sudata e avvinghiata al cuscino. No, no, no, non è possibile! Vi prego ditemi che mi sto auto-prendendo in giro e che non ho sognato veramente di baciare Nico. Lancio il cuscino dall’altra parte del letto, mentre cerco di alzarmi. Devo essere veramente andava fuori di testa per aver sognato una cosa del genere. Ma non è tanto il genere di sogno che ho fatto che mi preoccupa, ma è con chi! Sono le 9:30 e decido così di prepararmi per poi scendere per fare colazione. Spero di non incontrare Nico perché dopo quel sogno sarebbe anche imbarazzante guardarlo in faccia. Quando scendo ci sono George, Alex, Lando, Charles e Max. <Ciao ragazzi!> dico sedendomi al tavolo con loro, dopo aver preso il latte con i biscotti. <Ciao Chris!> mi rispondono in coro. <Pronti per la gara?> chiedo ai piloti. <Sì non vediamo l’ora!> mi risponde Max tutto contento. Rimaniamo a parlare ancora un po’ poi loro vanno al circuito per parlare con le loro squadre, mentre io me ne torno in camera. Verso mezzogiorno mi dirigo al circuito. Decido di mangiare all’hospitality della Renault per poi andare a vedere la drivers parede. La gara inizia tra 2 ore ma nel paddock e in pista c’è grande fermento. Io non vedo l’ora che inizi. Vado vicina alla pit lane per vedere le macchine d’epoca e i piloti che ci sono sopra. Saluto Daniel con la mano e lui mi fa l’occhiolino. Subito dopo il giro vado verso i box Renault per vedere la gara. I miei zii, cioè i genitori di Dan la seguiranno dall’hospitality. Sono seduta su uno sgabello aspettando l’inizio della gara, quando mi si avvicina la PR di Daniel, Alexandra. <Ciao Christine vuoi un caffè?> mi chiede porgendomi la bevanda scura. <Certo grazie!> le rispondo. Beviamo tranquillamente i nostri caffè parlando del più e del meno quando mi chiede <Sei molto legata a Daniel vero?> <Sì, siamo praticamente come fratello e sorella. Ho vissuto qui con lui a Perth fino al liceo, poi mi sono trasferita a Londra dove vivo tutt’ora>. Lei mi sorride e mi saluta perché deve andare a parlare con alcuni impiegati della Renault. Qualche minuto e inizia la gara. Sono tesa come una corda di violino. I piloti fanno il giro di formazione poi si sistemano in griglia. Partiti. Mio cugino parte bene, ma non arriva neanche alla prima curva che va sull’erba e rompe l’ala anteriore. Io mi metto una mano davanti alla bocca e mi trattengo dall’imprecare ad alta voce. La gara intanto prosegue con le frecce d’argento in testa e Nico che lotta con una delle Haas. All’undicesimo giro mio cugino è diciannovesimo, mentre Nico è ottavo. La macchina Carlos inizia ad avere del fumo ed è costretto a fermarsi. Mi dispiace per Carlos. La gara è ravvivata da dei sorpassi dal fondo pista e da Max che sorpassa Seb al trentunesimo giro. Ma proprio in questo giro vedo la macchina di Daniel ritornare ai box e non è per il pit stop, ma per un definitivo ritiro. Mi viene da piangere. Mi dispiace tantissimo, vorrei andare da lui e abbracciarlo dirgli che ci sono. Posso soltanto immaginare la sua incazzatura. Ma non si può respirare un attimo che il giro seguente c’è il ritiro di Grosjean. Mio cugino intanto si è fermato a parlare con il suo ingegnere di pista e poi è andato nell’hospitality, come ieri. L’ultimo giro è snervante con la battaglia per il settimo posto con Nico, Kimi e altri piloti. La gara è vinta da Valtteri Bottas che praticamente volava, secondo posto per Lewis e terzo per Max. Nico è riuscito ad aggrapparsi al settimo posto. Finita la gara e le premiazioni faccio un salto al box Red Bull per fare i complimenti a Max e poi mi fiondo all’hospitality Renault. Fuori c’è Nico con alcuni membri della squadra che gli fanno i complimenti. Io non lo saluto, perché il mio pensiero adesso è di vedere mio cugino, però è stato comunque bravo. Non fatevi idee strane eh! È stato bravo in pista, ma questo non significa che sia più simpatico. Saluto velocemente i miei zii e poi vado nella stanza di Dan. Apro la porta e lo vedo sdraiato sul divano che guarda il telefono. Mi siedo a fianco a lui sul bordo del divano. <Come va?> dico mentre lui appoggia il telefono su un tavolino. <Male, Christine come vuoi che vada? Ho deluso tutti. Si aspettavano tanto da me e io li ho delusi> <Dan…> dico, ma non so come proseguire, perché in fin dei conti sappiamo entrambi che l’errore è stato suo. Lui si alza e si mette davanti alla finestra. Anche io mi alzo. <Non so se ci riuscirò> dice girandosi e ritornando a guardarmi. <Non riuscirai a fare cosa?> <A mantenere la promessa> <Daniel Joseph Ricciardo tu sei il migliore pilota per me e commetti errori come tutti gli esseri umani. Lo so che quegli errori ti costano cari, ma so anche che il campionato è lungo e che mancano ancora 20 gare, hai tutto il tempo di recuperare e dimostrare quello che sei veramente. Daniel tu la manterrai quella promessa e lo farai per me> gli dico accarezzandogli la guancia e passandogli una mano tra i capelli, facendo così riesco a calmarlo un po’. Lui non mi risponde ma mi abbraccia facendomi capire quanto questo significa per lui. Rimaniamo un po’ così poi ci stacchiamo. <Allora io vado in hotel, quindi ci vediamo stasera ok?> <Ok a stasera allora!> mi risponde schioccandomi un bacio sulla guancia. Mio cugino non è un honey badger, è un orsacchiottone. Esco dal paddock e prendo un taxi per tornare in hotel come al solito. Passo le restanti ore prima di cena in camera, poi scendo per mangiare. Mi siedo al solito tavolo con i ragazzi e parliamo di quella che è stata la gara del pomeriggio. Subito dopo ritorno in camera, faccio una doccia per rifrescarmi prima di andare a dormire. Appena esco dalla doccia con i capelli umidi e l’accappatoio addosso, bussano alla porta. Vado ad aprire e davanti mi ritrovo Nico. <Ciao?> dico, che è più una domanda che un’affermazione. <Ciao>. Lui mi sta praticamente spogliando con lo sguardo. “No c’è ma fai con comodo eh?” penso nella mia testa infastidita. <Hai bisogno di qualcosa?> chiedo cercando di risvegliarlo dai suoi pensieri. <Ehm… Sì. Daniel mi ha detto di dirti che tra mezz’ora circa usciamo per andare… ah il posto non te lo posso dire perché mi ha detto che è una sorpresa> mi risponde cercando di darsi una svegliata. <Ok> dico per poi chiudere la porta. Vado ad asciugarmi i capelli per poi mettere un top argento con le paillette e dei pantaloni neri. Lascio i capelli sciolti. Prendo una piccola borsa a tracolla ed esco dalla stanza. Nella hall trovo i ragazzi ma alcuni di loro non ci sono come Max e Pierre, ma al loro posto con mia grande sorpresa c’è Kevin Magnussen. Non mi sta antipatico, ma nemmeno simpatico, ma questo perché non ci ho mai parlato e quindi non ho mai avuto l’opportunità di conoscerlo. In questo posto ci andiamo in macchina, e io come l’altra volta, sono in macchina con mio cugino, Lando, George e Nico. Arriviamo in un piccolo luna park. Appena scendiamo mi ritrovo davanti quello che non mi sarei mai aspettata di vedere e che intuisco sia il posto di cui mi parlava Nico.

<Gli autoscontri?> chiedo a mio cugino che mi sta affiancando

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<Gli autoscontri?> chiedo a mio cugino che mi sta affiancando. <Abbiamo affittato tutta la pista. Che c’è hai paura di farti male?> mi chiede con un sorriso. <No assolutamente. Non vedo l’ora di farti fuori> dico dandogli un leggero pugnetto sulla spalla. Lego i capelli in una coda alta per poi andare a scegliere la macchina. Affianco a me si siede Lando che è tutto gasato. <Christine spero tu lo sappia guidare questo coso!> mi dice ridendo. <Certo> dico inserendo una chiavetta che ci ha dato Dan. Al suono della campanella partiamo tutti. Inizio a colpire i primi che trovo a tiro e ogni tanto sentiamo partire delle imprecazioni da parte di qualcuno che riceve dei colpi forti. Quando colpisco forte mio cugino, lui impreca e io e Lando ce la ridiamo battendo il cinque. Facciamo 5 giri io e 5 Lando. Lando guidava molto bene quell’affare devo ammettere, mi dovevo tenere bene perché dava certi colpi che ancora un po’ e mi faceva volare fuori dalla macchina. Dopo i 10 giri che abbiamo fatto cambiano le coppie. Io finisco in macchina con Kevin. Non mi dispiace, sicuramente è meglio che stare in macchina con Nico. Come prima con Lando facciamo 5 giri a testa. Io in quei 5 giri vado sempre addosso a Nico e a qualcun altro, ma per la maggior parte Nico. Quando gli vado addosso, ci guarda. La competizione tra Kevin e Nico è sempre stata alta. Dopo i 5 giri con Kevin scendiamo dalle macchine. Nico scende e ci guarda strano: un misto tra male e qualcos’altro che non riesco a decifrare. <Che c’è Hulkenberg? Sei arrabbiato perché ti abbiamo speronato troppo?> dice Kevin avvolgendomi un braccio attorno alle spalle. Io ridacchio alla battuta di Kevin e gli batto il cinque. Nico non risponde e va avanti. C’è qualcosa che non va…

Nico Pov’s
Ma perché? Non poteva stare in macchina con qualcun altro? No con il pilota che odio di più al mondo! Scendo dalla macchina un po’ nervoso, ma non per i colpi che ho ricevuto ma per Christine. Mi da un fastidio sovrumano vederla vicina a Kevin. <Che c’è Hulkenberg? Sei arrabbiato perché ti abbiamo speronato troppo?> dice Kevin avvolgendole braccio attorno alle spalle. Che nervoso! Quanto vorrei staccargli quel braccio! Non la deve toccare! “Nico, ma cosa te ne frega! Non è la tua fidanzata e non ti sta nemmeno simpatica!” risponde nella mia testa il mio subconscio. Gli lancio un’ultima occhiata per poi allontanarmi e andare avanti con Daniel e Carlos. Chris mi ha guardato strano come a dire “Cos’hai?”. Io non le voglio rispondere o almeno non le posso rispondere, perché nemmeno io riesco a capire cos’ho. Carlos si affianca a me e mi chiede <Che hai? Ti vedo strano> <Nulla> sbotto infastidito. Lui non mi crede e si volta indietro e poi ritorna a guardarmi con un sorrisino sulla faccia. <E’ per Christine vero?>. Sono messo così male? <Sì> sussurro. <Ma che dici di provarci con lei? Magari, che ne sai, va bene> mi propone Carlos. Non lo so. Provarci con Christine? Non se ne parla neanche! È troppo squilibrata e non mi sta simpatica. O forse è più facile litigarci che provarci. <Nah, penso che lascerò perdere> rispondo a Carlos dandogli una pacca sulla spalla. <Boh come vuoi, ma io rimango comunque della stessa opinione> mi risponde alzando le spalle.

Siamo fatti per amare | Nico Hulkenberg Onde histórias criam vida. Descubra agora