24. Problemi in paradiso (vierundzwanzig)

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Apro gli occhi lentamente, mentre questi odiosi raggi sole di colpiscono in pieno volto. "Devo ricordarmi di chiudere le tende" penso nella mia testa mentre mi stropiccio gli occhi. Un braccio mi tiene salda per la vita e io sorrido sapendo già di chi è. Mi volto verso di lui mentre immagini della sera prima ripercorrono la mia mente. Dorme beatamente e io penso che sia ancora più bello di quanto lo sia da sveglio: i capelli biondi, di solito sempre ben sistemati, ora completamente scompigliati, il respiro regolare e gli occhi chiusi. Sorrido sincera e gli sfioro la guancia con le dita. "Dio se è bello" penso nella mia testa mentre lo guardo. Non voglio svegliarlo, perciò non lo disturbo più. Mi alzo cercando di non fare rumore e mi rimetto l'intimo di ieri. Per coprirmi mi metto la camicia bianca di Nico. Ha ancora il suo profumo che mi manda fuori di testa. Abbottono lentamente ogni bottone guardandomi allo specchio e pensando al ragazzo che è ancora addormentato nel nostro letto.

Nico pov's
Apro gli occhi ma li richiudo subito per la troppa luce. Mi metto una mano sulla fronte per cercare di fare ombra sui miei occhi. Accanto a me il letto è vuoto e freddo. I miei occhi vagano per la stanza cercando la ragazza con la quale ho dormito fino a stamattina. E poi la vedo davanti alla finestra, con solo la mia camicia addosso, di spalle rispetto a me. I capelli le scendono morbidamente sulle spalle, un po' scompigliati. Però è bellissima comunque, mi sembra quasi una ragazzina. Ora si passa una mano tra i capelli spostandoli dall'altro lato. "E' bella da togliere il fiato" penso. Ancora non si è accorta che mi sono svegliato, così mi alzo silenziosamente, mi rimetto i boxer e la raggiungo. Poso dolcemente le mani sui suoi fianchi, avvolgendola nelle mie braccia. È più bassa di me, ma non così tanto. <Buongiorno> le dico appoggiando il mento sopra la sua testa. <Buongiorno a te> mi risponde alzando la testa e lasciandomi un bacio sulle labbra. Noto che ha in mano il telefono. <Che stavi facendo?> le chiedo curioso facendola voltare verso di me. Lei sospira e appoggia il telefono sul comodino, per poi tornare a guardarmi negli occhi. <Niente di speciale> mi risponde con un sorriso. Mi immergo nei suoi occhi castani che amo. Più li guardo, più mi innamoro di lei. Dentro di essi ci trovo tutte le sfumature di marrone, dal castano chiaro al colore del cioccolato fondente. Ma io sto imparando a conoscerla e capisco che c'è qualcosa che non va. Lei abbassa lo sguardo e questa cosa non fa altro che confermare i miei dubbi. <Cosa c'è?> le chiedo sollevando il suo mento con due dita. <Nulla, amore, va tutto bene> dice allontanandosi da me e incrociando la braccia al petto. Fa sempre così quando c'è qualcosa che non va. <Chris per favore...> le dico riavvicinandomi di nuovo a lei. Non mi piace vederla così. <Nico non...> inizia a dire voltandosi verso di me ma io la blocco. <Si tratta di Daniel vero?> le chiedo. Se c'è una cosa che so e che ho imparato nello stare con lei è che suo cugino è l'unico, oltre a me, a influenzare il suo umore e il suo atteggiamento nei confronti degli altri. <Sì...> sospira, ma ancora è restia dal dirmi tutto. <Ti ascolto Chris...> le dico cercando di aiutarla. <E' solo che... sai, non gli ho detto che ero venuta a Parigi con te perché ero ancora arrabbiata per quella storia del Canada, anche se lui non c'entrava> mi risponde un po' triste. <Io te l'avevo detto che avresti dovuto chiamarlo> le dico io. <Ma sentilo! Adesso devo fare quello che dici tu?! Te l'ho detto: ero incazzata per la storia del Canada! Cosa avrei dovuto dirgli poi? "Ciao Daniel come va? Ho saputo che hanno dato degli ordini di scuderia idioti al mio ragazzo e ne abbiamo parlato. Tu cosa ne pensi?"> mi risponde nervosa. <Non ti ho detto che devi fare quello che ti dico io, solo di chiamarlo. Non mi sembra uno sforzo enorme!> <Ma non mi sembra che lui si sia sfaticato per chiamarmi!> mi risponde ancora più arrabbiata alzando il tono della voce. Io sbuffo e alzo gli occhi al cielo mentre lei incrocia le braccia al petto. <E' inutile che sbuffi> mi dice stizzita. <Se permetti mi dà leggermente fastidio discutere per queste cazzate> le rispondo nervoso. Lei non mi risponde e abbassa lo sguardo triste. "Odio vederla così" penso nella mia testa mentre mi avvicino a lei e la accolgo nelle mie braccia come se fosse una piccola creatura indifesa, che ha bisogno di essere protetta. Perché per me lei è come una piccola goccia d'acqua in un deserto: è un bene prezioso e va protetto e conservato. E per me lei è questo. <Scusami...> le sento sussurrare piano, la sua testa contro il mio petto, mentre le accarezzo i capelli. <Non ti devi scusare. È anche colpa mia che ti ho "obbligato" a chiamarlo, quando non te la sentivi> le dico facendole alzare lo sguardo verso di me. <Lo so che lo fai per il mio bene ma...> dice con voce triste, ma io la blocco prendendole il volto tra le mani. Ha gli occhi lucidi e questo mi provoca una fitta al cuore. Mi fa troppo male vederla in questo stato. <Ehi, basta. Va tutto bene. Non è successo nulla> le sussurro per poi baciarla sulle labbra. La amo, la amo troppo. Quando ci stacchiamo ci guardiamo sorridenti. <Te l'ho già detto che ti amo da impazzire?> le dico sorridendo. <Ripeterlo non fa male> mi risponde lei con un sorrisetto facendomi ridere. <Ti amo> mi dice in un sussurro contro le mie labbra. <Ti amo anch'io> le rispondo baciandola di nuovo questa volta con più passione.

Siamo fatti per amare | Nico Hulkenberg Where stories live. Discover now