Freddo

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Dal capitolo precedente
"Usciamo a prendere una boccata d'aria?" mi sussurra Dario abbassandosi fino al livello del mio orecchio.

Il calore della sua voce mi provoca la pelle d'oca, rabbrividisco ma cerco di non farglielo notare.
Annuisco e ci dirigiamo a prendere i cappotti.
Appena usciti mi fa cenno di seguirlo, è abbastanza buio e vedo solo una salita un po' in collina.
Chi sa dove mi vuole portare.

- - - -

Dopo un paio di minuti ci ritroviamo davanti lo spettacolo di Bologna illuminata di notte.
Mi ricorda quella famosa festa a casa sua per San Valentino, quella in cui tutto è iniziato.
Sembra un salto nel tempo.
Ora che ci ripenso, è proprio strano che l'avessimo fissata proprio per quel giorno..

"Scusa, preferivo questa vista, non posso farne a meno." esclama con tono piuttosto rassegnato.

"Non scusarti, è bellissima" gli rispondo.
Ci sediamo entrambi a terra, io mi porto le ginocchia al petto istintivamente.

Vedo che tira fuori una sigaretta dalla tasca.
Lo fulmino con lo sguardo mente se la infila tra le labbra cercando l'accendino in tasca.
Mi guarda con fare dispiaciuto.

"Sara, ti giuro che non fumavo da tre giorni nemmeno una sigaretta.
Ma ora ne ho bisogno, per scaricare la tensione." tenta di giustificarsi, fissandomi con gli occhi dispiaciuti.
Alzo gli occhi al cielo come in segno di rassegnazione.

"Quale tensione?" gli domando.
"Della presentazione, e tutto, negli scorsi giorni ero tranquillo.. forse perché far calmare te non mi ha fatto pensare a tutte le mie insicurezze e paure." dice accendendo la cicca che tiene ancora in bilico fra le labbra.

"Meno male che dovevamo prendere una boccata d'aria.. questa mi sembra più una boccata di catrame" esclamo sarcasticamente.
Scoppia a ridere mentre sputa fuori la prima nuvola di fumo.

"Hai ragione, alzo le mani" dice sollevando le braccia in segno di resa e continuando a ridere.
"Però ti giuro che ho fumato poco, guarda" dice mostrandomi il pacchetto quasi pieno. Sembra manchino solo 3 o 4 sigarette.
"L'ho comprato una decina di giorni fa, è tanto per me.. ma veramente non ne ho sentito il bisogno.."

Mi sento contenta davvero per lui.

"Bravo, sono fiera di te, davvero.. e anche un po' di me, ci sto riuscendo" dico mimando una vocina da ragazzina emozionata.
Mi tira un pugnetto sulla spalla.

"Beh, io sono riuscito a farti socializzare, e a farti aprire un po' con me.. quindi anche io ci sto riuscendo." dice continuando a espirare la nicotina.
"Un po' sì, forse.." rispondo, sento le guance che iniziano a farsi rosse e cerco di reprimere questo mio riflesso inconscio.

"Come va con Tonno?" Mi chiede spegnendo la sigaretta su di una pietra, dal tono di voce sembra essere diventato serio.
"Mm bene, perché?"
"Non so, lui non mi dice niente.. mi piaceva saperlo prima da uno di voi, diretti interessati, se ci fosse qualcosa da sapere.." chiede guardando verso la città.

Scoppio a ridere e lui si volta scrutandomi con sguardo interrogativo.

"Tonno mi ha chiesto aiuto per conquistare Marta, stavi vernante pensando che ci fosse qualcosa fra di noi?" dico continuando a ridere, non riesco a trattenermi.
"Ah, che ne so io.. vi trovo a parlare da soli, prima al pub, poi nascosti nello studio ad abbracciarvi.. uno si fa due domande"
"Nono, assolutamente, il Tone poi non è nemmeno il mio tipo.."
"E come sarebbe il tuo tipo?" mi domanda, lasciandomi spiazzata.

Incrocio il suo sguardo e i suoi occhi mi penetrano, sembrano arrivare fino al cuore e dargli una scossa.
Ci penso un secondo, leccandomi il labbro inferiore per prepararmi a parlare.

"Non lo so sinceramente, forse i casi umani.. come il mio ex, ma ora è diventata una moda dire di essere attratti dai casi umani.. quindi la risposta definitiva è che non lo so.. probabilmente sono anche io un caso umano.
Mi sa proprio che l'amore non fa per me.." aggiungo per poi scoppiare a ridere da sola. Sono così patetica, non so nemmeno perché io stia ridendo. Mi copro il volto con le mani in preda alla vergogna, non voglio che mi veda diventare paonazza come sempre.

Lui rimane serio per un secondo, e poi sorride.
Quel sorriso e i suoi occhi mi provocano di nuovo quella sensazione di formicolio allo stomaco, decido di buttarmi nell'erba per nascondere le mie guance che adesso stanno per andare letteralmente a fuoco.

Mi faccio cadere con la schiena all'indietro ritrovandomi sdraiata nell'erba a ridere come un'idiota.

"Per me invece l'amore non esiste.." inizia lui a dire con solennità.

Queste parole sono come una pugnalata dritta al cuore, non so perché.
Mi sembra di non capire più nulla ma mi sforzo di ascoltarlo ancora.

".. o meglio, per me esiste per un brevissimo lasso di tempo, nel periodo in cui capisci che ti piace una persona e la idealizzi.. la trovo una cosa estremamente effimera e passeggera."

Queste parole mi investono in pieno, è come se un tir improvvisamente mi arrivasse addosso senza preavviso, spazzando via il mio corpo inerme.

Prendo coraggio e gli rispondo.
"Non sono d'accordo.." rispondo dura, sollevandomi a sedere.

"Quello di cui stai parlando, secondo me, si può definire 'infatuazione' o 'innamoramento'. L'amore è qualcosa di ben diverso.
L'amore per me è voler stare con una persona nonostante tutti i suoi difetti, accettarli come l'altro accetta i tuoi, perché oltre all'idealizzazione dobbiamo sapere che nessuno non è perfetto.
Ma possiamo completarci a vicenda accettando sia le cose belle che brutte di chi ci sta accanto, perché ci rendono migliori."
Mi accorgo solo alla fine del mio discorso che sto stringendo i pugni quasi fino a piantarmi le unghie nei palmi delle mani.

Non proferisce parola, osservo come la luce della luna illumini un lato del suo volto mettendo in risalto la lieve barbetta che sta già ricrescendo nonostante l'abbia rasata per la presentazione.
È talmente bello, ora che ci faccio caso.
I suoi occhi così scuri e profondi non sembrano volermi concedere la loro attenzione.

"Forse dovremmo rientrare.." risponde freddamente.

"Sì, hai ragione, siamo le due star della festa.. ci daranno per dispersi" aggiungo sorridendo e schiarendomi la voce, per sdrammatizzare un po'.

Si alza prima di me e mi offre la mano per aiutare me a tirarmi su.
Ci avviamo per la discesa, e me la porge nuovamente perché è parecchio buio e si rischia di scivolare, penso che abbia notato che sono pure un po' imbranata.
Gliela afferro con titubanza.

"Scusa per le mani gelate" mi dice mentre arriviamo in piano.

In effetti sono molto fredde, come noi dopo questa discussione.

"Figurati, anche le mie non sono da meno. Grazie per avermi aiutato." gli rispondo affiancandomi a lui mentre cammina verso l'ingresso di casa.

Le distanze tra di noi si allungano e avverto un senso di vuoto che mi coglie improvvisamente, il gelo che c'è fuori si comincia anche a sentire dentro di me e all'interno della casa.

Che ho combinato?

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