Compassione

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Sento un formicolio nel torace, è l'ansia che mi scoppietta dentro, o forse qualcosa di più. Non riesco a discriminare.
Mi fissa con gli occhi spenti, un'espressione triste.
Gli faccio pietà.

Non c'è cosa più deleteria di vedere la compassione negli occhi di una persona a cui vuoi un bene incondizionato, o forse dovrei dire una persona che ami.

"Basta piangere, ti prego, davvero." mentre pronuncia queste parole prende il mio viso tra le mani, per poi asciugarmi le guance con i pollici, e offrendomi un sorriso appena abbozzato.

Mi sposta una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
Sono tutta un fremito.
Il mio cuore batte alla velocità del suono.

"Vieni qui." dice accompagnando la mia testa sul suo petto.

Mi lascio cullare dalle sue braccia, dal suo odore, che oramai riconoscerei tra mille, che è diventato un profumo della quotidianità. Mi fa rilassare per qualche secondo.

"Sara. A me puoi dirlo." afferma dopo qualche minuto in cui siamo rimasti abbracciati.

"No, Dario, non capisci. È proprio a te che non posso dirlo.." esclamo con la voce traballante.

Mi guarda sconcertato, sembra proprio non capire cosa io intenda.
Mi allontano di nuovo, tornando al punto in cui eravamo seduti poco prima, e lui mi viene dietro.

Dio, quanto sono stupida, mi prenderei a schiaffi da sola in questo momento.

"Sei impazzita?" mi chiede una volta dopo avermi raggiunta.

"Sì.. credo proprio di sì."

"Davvero, non ci capisco più nulla." dice passandosi una mano sul viso.

"Nemmeno io Dario, nemmeno io."

Esita un secondo, lo vedo pensieroso.

"Ma ho fatto qualcosa?" domanda preoccupato.

"Tu che pensi?" chiedo risentita.

"Non lo so, non lo so! Mi sembra di non riuscire più a comprenderti.." dice rassegnato, unendo insieme le mani.

"Non mi capisco più nemmeno io, Dario. Posso assicurartelo."

"Vai avanti, per favore." mi dice, ora guardandomi di nuovo in faccia e facendomi un cenno con la mano per invitarmi a proseguire il discorso.

Sospiro, prendo l'aria che penso sia sufficiente a farmi iniziare la frase e parlo.
Nel frattempo lui mi guarda un po' storto, mentre cammina avanti e indietro dinanzi a me.
Dato che sono una codarda e non riesco a formulare un discorso di senso compiuto, decido di esprimermi con parole di qualcuno che non sia io, che però rispecchiano il mio stato d'animo.

"Un vecchio poeta, che ho tanto amato durante la mia adolescenza, diceva una frase che si adatta, forse ironicamente, alla mia situazione «Ciò che ero solito amare, non amo più; mento: lo amo, ma meno; ecco, ho mentito di nuovo: lo amo, ma con più vergogna, con più tristezza; finalmente ho detto la verità. È proprio così: amo, ma ciò che amerei non amare, ciò che vorrei odiare; amo tuttavia, ma contro voglia, nella costrizione, nel pianto, nella sofferenza.» riesco a recitare tutto il passo, contro ogni mia possibile previsione. La mia voce ogni tanto si spezza su alcune parole.

"Petrarca...?" afferma con un'espressione stranita, arricciando le labbra.

"Di chi sei innamorata?" dice facendo un passo in avanti, verso di me.

"Ti interessa?" chiedo con un filo di voce e girando il viso di lato, per non incontrare i suoi occhi.

"Certo che mi interessa, Sara."
dice venendomi vicino, e poi poggiando due dita sotto al mio mento per farmi voltare verso di lui.

I nostri sguardi inevitabilmente si scontrano e si mischiano. E vedere i suoi occhi proprio in questo momento fa davvero male.
È come se al posto delle iridi avesse delle lance che mi trafiggono petto, trapassandomi il cuore e privandomi di qualsiasi forza vitale.

Deglutisco, sto sudando freddo, letteralmente.

"Perché mi hai portato proprio qui?" Domando io, cercando di sviare il discorso. Incrocio le braccia sul petto.

"Stai evitando la mia domanda.." mi incalza cercando ancora intensamente i miei occhi.

Gli faccio cenno di no con la testa.
Ora è lui ad allontanarsi da me, cammina per qualche metro e poi tira un pugno in aria.

"Dario, io non.. non riesco a capire.." balbetto.

"Mi vuoi dire di chi sei innamorata? Devo sapere se sei innamorata di Nicolas, o di chiunque altro mio amico.. adesso!" sputa fuori con tono arrabbiato.

Non so come, sento l'ansia abbandonare il mio corpo per qualche secondo, e scoppio a ridere.

Lui rimane serio, non batte ciglio. Mi indaga con uno sguardo di disappunto.

"Nicolas?!" domando ancora in preda alla risata di poco prima.

"Sara, non prendermi per il culo!"

"No, Dario, non sono innamorata di Nicolas." rispondo scrollando le spalle.

"Perché lo pensi?" aggiungo poco dopo.

Il suo volto si rabbuia. Inizia a parlare sommessamente, come se stesse pensando ad alta voce.

"Non lo so, non riesco a togliermi dalla testa la scena dell'altra sera in macchina, dopo il concerto di Ed, quando credevo che stessimo per baciarci, ma tu sei fuggita.. Però pensavo al fatto che tu avessi chiesto proprio a me di venire, mi hai regalato i biglietti per Motta.. ma nella mia mente è ancora indelebile la scena di tu che balli con Nic a Pasquetta lo scorso anno, dopo che hai cantato quella canzone di Brunori Sas.. che per qualche millisecondo avevo pensato che fosse indirizzata a.." lo interrompo.

"..A te." affermo, questa volta con tono più deciso. Chiudo gli occhi, come se facendo così potessi cancellare ciò che ho appena detto.

Sgrana gli occhi.

"Come hai detto?!" domanda con voce smorzata.

Mi porto una mano sulla fronte come per nascondermi ai suoi occhi, se solo fosse veramente possibile.
Mi sto mettendo a nudo davanti a lui, mi sento spogliata di tutto, persino di quel briciolo di dignità che mi rimaneva.

"Hai sentito bene. Era per te, Dario." esclamo stufa di tutta questa situazione, buttandomi a sedere in terra a gambe incrociate.

"Giuralo!" dice a voce più alta.

"Lo giuro, Dario! Non rendere tutto ancora più difficile di quanto già non sia!" gli rispondo alzando anche io la voce.
Le lacrime cominciano a sgorgare nuovamente sul mio viso, e inizio a singhiozzare.
Lui viene verso di me sorridendo.

"Perché ridi?" gli chiedo tra un singhiozzo e l'altro. Cerco di regolarizzare il respiro e fermare il pianto con tutta me stessa.

"Perché mi sento esattamente come te, stupida." dice sedendosi accanto a me e asciugandomi nuovamente le lacrime con le sue mani.

"Mi prendi per il culo.." dico riprendendo fiato e arrestando per qualche secondo il pianto.

Scoppia a ridere.
"No, no, sono serio.. Sara."
Allontana le mani dal mio viso e si massaggia le tempie.

"Sono un idiota." sentenzia.
"Ti sarei dovuto correre dietro ieri sera quando sei scappata, ma avevo bisogno di metabolizzare i miei sentimenti.. tutto quello che sentivo e ho realizzato di reprimere, in questi mesi, in questo anno."

"Dario, non prendiamoci in giro.. non voglio la tua compassione." replico perentoria. Non voglio lo faccia solo perché ormai ho palesato i miei sentimenti per lui.




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Buongiorno! Oggi capitolo un po' presto rispetto al solito, mi girava così 😅😂
Come avrete già letto ho citato un passo dell'"Ascesa al monte Ventoso" di Petrarca, per chi lo volesse sapere più precisamente.
So già che un po' mi odierete per il finale, fatemi sapere cosa ne pensate di questo capitolo (in generale).
❤️

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