Le luci dell'alba

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Durante il viaggio in macchina vedo il volto di Dario più sereno, disteso, come se si fosse rilassato dopo il nostro discorso.
Guida con la mano sinistra sul volante e ogni tanto si passa la destra nei capelli.
Sento un po' di imbarazzato tra di noi.

"Com'era il concerto?" mi domanda dopo 5 minuti di silenzio.

"Carino, sono molto buffi quei pinguini.." rispondo sorridendo. "Anche se non sono proprio il mio genere.."

"E qual è il tuo genere?" domanda distogliendo un attimo lo sguardo dalla strada e volgendomi uno sguardo che pare interessato.

"Diciamo in generale il mondo Indie, tra i miei preferiti ci sono Daughter, non so se conosci.. poi molto banalmente Ed Sheeran, a mia discolpa dico che lo seguo da prima che andasse di moda.. poi un tempo sentivo un po' di rock alternativo, rock americano.. ma diciamo che ascolto un po' di tutto. Anche qualcosa dell'indie italiano, i soliti Gazzelle, Aiello, Legno, Brunori Sas.. quelli che vanno di moda ora diciamo."

"Wow. Niente male.."  esclama con tono stupito.

"E tu, invece?" chiedo poggiando un gomito sul finestrino.

"Allora il mio cantante preferito in assoluto è Francesco Motta, non so se hai presente.." annuisco, tra me e me penso che forse è un po' il tipo da Motta, un po' particolare, diverso da chiunque altro.

"Poi quello che prediligo per tutti i giorni sono le playlist Lo-Fi, le ascolterei all'infinito.. poi ascolto anche un po' di rap, ma diciamo ora meno rispetto a qualche anno fa. Pensa che avevo anche iniziato una mezza carriera da rapper..." dice parcheggiando sotto casa mia.

Scoppio a ridere e mi copro la bocca con le mani in segno di sorpresa

"Non ci credo" esclamo tra le risate.
"Cosa ridi?" dice aggrottando le sopracciglia, ma poi mi offre un sorriso.
"Tu rapper? Dario matassa?"
".. in realtà mi facevo chiamare Flevor, esprimevo quello che adesso esprimo con la scrittura e i podcast tramite musica.."
"Flevor? E che significa?"
"Lascia perdere.." dice per poi esplodere in una risata.

Rimaniamo a chiacchierare in macchina per un tempo indefinibile.
Del nostro amore per la musica, le cazzate fatte da giovani come la sua esperienza da rapper, il mio sogno di diventare cantante da adolescente, i primi concerti.
Come la musica ci abbia aiutato nei nostri momenti più "bui", a scappare dai nostri "demoni" interiori.

Non credevo di riuscire a parlare di queste cose con Dario, però viene tutto spontaneamente e non voglio  né riesco a frenarlo.

"Cazzo, sono le 5:30!" urlo io vedendo l'ora sullo schermo del telefono.
"Dici davvero?" Chiede anche lui stupito, per poi guardare l'orologio dal cinturino marrone che porta sempre al polso sinistro.

Effettivamente non mi ci ero mai soffermata ma è una caratteristica che ormai lo definisce, anche se non noto spesso queste cose.

"Beh a questo punto tanto vale andare a prendere qualcosa da colazione.. conosco un posto qui vicino che è la fine del mondo" propone lui, lasciandomi un secondo spiazzata.

"Mmm, vabbè, ormai i miei genitori mi avranno già dato per dispersa.. quindi tanto vale fare colazione ormai" dico facendo spallucce.

Mette in moto e guida con movimenti leggeri e fluidi, osservo il suo volto concentrato mentre sfreccia tra delle stradine a me sconosciute.

È proprio bello.
Penso tra me e me, è un attimo dopo vorrei prendermi a schiaffi.
Non va bene che io pensi tutto questo, per niente.

Ci fermiamo davanti a un piccolo negozietto con la saracinesca alzata solo per metà.
"Sicuro che sia aperto?" domando titubante.
"Certo, aspetta un attimo qui"

Lo osservo col sorriso sotto i baffi mentre scende dalla macchina, vedo che si china davanti alla saracinesca, bussa e cerca di infilare la testa per vedere oltre di essa, è troppo alto per riuscirci bene.
Scoppio a ridere nel vedere la scena, è veramente esilarante.

Lo osservo mentre aspetta con le mani in tasca, continuo a ridere mentre lui mi guarda serio, pian piano compare un sorrisetto anche sulle sue labbra.
Qualche secondo dopo vedo la saracinesca aprirsi e un anziano signore spuntare dietro di essa.

Vedo che Dario ci scambia quale parola, il signore è piuttosto serio ma gli fa cenno di entrare, a sua volta Dario mi fa cenno di raggiungerlo.
L'odore che pervade le mie narici appena entrata è qualcosa di soave.

Dario opta per una brioche vuota, mentre io per una al pistacchio.
È veramente buona.
Arrivati al momento di pagare Dario mi fa segno di fermarmi con la mano.

"No, te lo devo." Dice con voce profonda e decisa.
"Dario, assolutamente no, non dirlo nemmeno per scherzo" ribatto io.
Nel frattempo il signore ha già afferrato la sua banconota e gli sta stampando lo scontrino.

"Prendo anche due paste da portare via" aggiunge.

Mentre usciamo dal negozio mi dice sottovoce "sono per mia madre e mio fratello."
Che premuroso, penso tra me e me, io sono così egoista che non ho pensato nemmeno minimamente di portare qualcosa ai miei genitori.
Mi riaccompagna a casa, questa volta per davvero.

Le prime luci dell'alba accarezzano le strade di Bologna.

"È già l'alba.." sussurro io quando siamo a pochi metri da casa mia.
"Già, è passato così veloce il tempo.. come mi succede raramente, grazie Sara." asserisce con tono quasi dispiaciuto.
"Grazie a te Dario, ti voglio bene." pronuncio le ultime tre parole senza nemmeno pensarci, e lo abbraccio impulsivamente.
Lui mi ricambia quasi immediatamente, sciogliendosi al mio tocco.

"Anche io, Saretta." risponde lui.

Lo saluto e mentre mi allontano dall'auto sento un dolore allo stomaco, ma non è la fame, ho appena mangiato.
È più un senso di vuoto. Inspiegabile.
Non riesco a capacitarmene.
Vado a letto e ancora non riesco bene a comprendere quello che è successo durante la notte.
È un qualcosa di mai provato.
Però è bello, e vorrei che non potessi mai smettere di sentirmi così, come stanotte.

Mentre mi spoglio e mi metto a dormire, mi risuona nella mente una canzone che si sentiva volume molto basso nell'auto di Dario, per ironia della sorte.

Se c'è un posto bello, sei te
Ti ci devo portare
Se c'è un posto bello, sei te
Ti ci devi portare
Se c'è un posto in più accanto a te
Mi ci devi contare

••••
Helloooo
Sono stata un po' cattiva ad aspettare così tanto per pubblicare il seguito, ma diciamo che vi sto abituando a quando sarò in Erasmus ahah
La canzone che ho citato alla fine è "Klimt" di Gio Evan, mi ha stimolato molto nella scrittura di questo capitolo.
Un bacio😘🥰

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