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Ovviamente, non furono solo pochi minuti

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Ovviamente, non furono solo pochi minuti.
E, il mattino dopo, fu il fiato pesante e caldo di Elias a riportarmi alla realtà: scattai come una molla, sconcertata, e, non appena capito quanto fosse tardi, scappai come una furia.
Nemmeno mi accertai di dove fosse finito Hamlet, scomparso dal mio fianco: in quel momento, avevo altri problemi.
Tornai in camera mia, ma, prima di entrare, mi fermai sull'uscio. «Elias, non ti preoccupare: resta qui.»

Il cane mugolò, quasi a dissentire, ma io fui più veloce, chiudendolo fuori dal corridoio. Intanto che camminavo, mi sistemavo il vestito e toglievo paglia dai miei capelli, sperando di non scontrarmi con qualche cameriera.
Quando entrai nella mia camera, però, lo spettacolo fu ben peggio.

«Oh, eccovi

Uriah era seduto sulla scrivania a mani giunte e mi fissava con vivida rabbia. La camicia aveva i primi bottoni sbottonati ed era mal piegata, come se l'avesse tenuta per dormire. Palesemente, però, Uriah non aveva chiuso occhio quella notte.
In realtà, temevo che mi avesse cercato – che l'avesse fatto per molte e molte ore- e che, alla fine, si fosse arreso, restando seduto quella stanza a covare odio e rancore.
Più guardavo nei suoi occhi, cupi e scuri, più il mio coraggio vacillava, lasciandomi attonita. Avevo paura.

«Non dovreste essere qui,» provai, debole.

«Questa è casa mia, Ophelia: io posso tutto,» sancì, famelico. «Ieri sera, vi ho cercata. Volevo scusarmi, in realtà, e avevo bisogno di parlarvi: peccato che, però, voi non eravate qui. Non eravate da nessuna parte. Che inspiegabile mistero.»

«Mi sono rinchiusa in uno sgabuzzino, ed ho dormito lì. Non mi avete trovata perché non volevo essere trovata.»

«Non volevate essere trovata?» Ripeté, con una smorfia ironica. «È un peccato, Ophelia, davvero un peccato. Se vi foste fatti trovare, magari avreste saputo che i miei uomini hanno scovato ben dieci streghe e che, alla notizia, mi sono trovato incerto. Giustiziarle? Far finta di nulla? Le vostre parole mi hanno colpito ed ero davvero confuso. Poi, però, siete scomparsa, e per me è stato come una rivelazione: anche la dolce donzella può impazzire e scappare. Quindi, perché fidarmi di lei? Perché assecondarla quando lei non lo fa con me? Ophelia, quelle donne sono morte, e non ho paura a dirvi che, magari, una vostra parola gentile avrebbe potuto evitarlo o, magari, addolcirlo.»

Uriah aveva ucciso a causa mia.
Era un'ammissione terribile, soprattutto vista la mia condizione. 
Io, che non credevo la magia, e che provavo a difendere il mio genere, avevo causato uno sterminio.
Strinsi le labbra, sospirando appena: dovevo ricollegare la mia mente, dovevo ragionare.

«No,» dissi, così: «non è vero.»

Uriah alzò un sopracciglio, insolito. «Non è vero?»

«Non è vero che è colpa mia,» affermai, convinta: «voi siete abituato ad uccidere, Uriah, non avete nemmeno rimpianti. Se volete uccidere lo fate, se non volete non lo fate. Io vi ho aggredito, lo so, e me ne sono andata, lasciandovi a voi e il vostro rancore, ma non è colpa mia se quelle donne sono morte. Il loro sangue scorre solo sulle vostre mani.»

Ophelia | il cacciatore di stregheOnde as histórias ganham vida. Descobre agora