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Petali bianchi di magnolia cadevano come neve ai miei piedi. Li strappai uno per uno, spiaccicandoli per bene fra le mie dita prima di gettarli a terra.

Mancava poco all'alba e, per fortuna, nel vecchio giardino segreto c'era ormai abbastanza luce per potersi destreggiare nell'ambiente. In quell'angolo di paradiso, io continuavo a sfogare tutto il mio odio.

Hamlet non era morto, ma era uno stregone che, fino ad allora, avevo conosciuto nei panni di un cane.
Che razza di stupido piano.

Era falso persino il nome - Hamlet - ed ora ero maledettamente arrabbiata. Ero stata ingannata, circuita come una stolta da tre demoni senza scrupoli che continuavo a ripetermi che stavano agendo per il mio bene.
Era per il mio bene farmi affezionare ad una persona che nemmeno esisteva? E farmi soffrire per la stessa? La verità era che ognuno di loro era un gran egoista

Uriah ed Emily avrebbero fatto di tutto per restare insieme, anche ingannare una stupida ragazzina e incastrarla in un matrimonio - un matrimonio che, al momento, reputavo ancora più sospetto.
E poi c'era Elias, il peggiore di tutti, che aveva costruito tutta quell'opera solo per avvicinarsi a me.
Perché non comportarsi diversamente, perché non farlo in un modo accettabile? Poteva conoscermi nella piazza, fingendo di chiedere spiegazioni, oppure trovarmi nel bosco, come quella volta quando eravamo piccoli.

Ripensai a quel giorno.
Mio padre stava per morire ed io non ero solo distrutta, ma dilaniata. Per ore, gironzolavo per il villaggio senza sosta, consumando le mie scarpe.
Ed Elias mi seguiva.

Ci avevo messo qualche giorno per notare quello strambo ragazzetto tutto pelle e capelli. Se ne stava a dieci passi di distanza e mi seguiva, osservandomi da lontano. Non aveva mai provato a parlarmi, né a spiegare le sue attenzioni: compariva davanti a casa mia quando vi uscivo al mattino e mi seguiva sino al ritorno, ormai a sera inoltrata.
L'unica volta che riuscimmo ad avere un contatto, divenne il nostro addio.

Sfiorai l'orologio al mio polso, ripercorrendone i tratti così amorevolmente appressi. E provai rabbia, una cieca e indistinta rabbia. Nacque nel mio cuore e si propagò sin alle punte dei piedi, costringendomi al fuoco.
Volevo essere cenere.

«Sei qui.»

Nemmeno mi spaventai, se pur mi sorprese quella presenza alle mie spalle.

«Non ho voglia di parlarti,» ammisi, mentre Uriah si sedeva al mio fianco e mi sorrise gentile.

«Per fortuna, devi solo ascoltare,» disse, e quasi gli diedi uno schiaffo, tanto era il rancore che provavo.
Perché mi aveva cercato, perché proprio lui? Non erano bastate le bugie e gli inganni, ora volevano anche deridermi?
La sfortunata ragazza che credeva in un amore inesistente: che commedia crudele.
Uriah ed Emily certo sarebbero stati dei sostenitori.

«Elias ha sbagliato,» cominciò, ed io sospirai, stanca.
«Uriah-»

«No, ascoltami,» mi bloccò, deciso: «so che Elias ha sbagliato e che anche io l'ho fatto, e quindi permettetemi di subire il peso delle mie azioni.»

Sembrava davvero dispiaciuto, quasi stesse soffrendo, ma non potevo dirmi una fedele della sua sincerità. Uriah era stato in grado di fingere un'intera identità e un sentimento come la pietà: per uno come lui, doveva essere stato una bazzecola.

«Ora che conosci la storia completa puoi decidere il tuo futuro, Ophelia. Elias è uno stregone, questo è vero, e non si è sempre comportato nel migliore dei modi, ma ha superato l'inferno pur di ritrovarti e si merita una possibilità.»

Una possibilità?
Presto mi sarei messa a ridere.

«Mio fratello ha chiesto ad un uomo di stuprarmi pur di annullare un matrimonio,» incisi, spietata: «credi davvero che io abbia anche solo il desiderio di prestarmi a tali sciocchezze? Elias è ciò che vuoi, ma, per me, è solo uno sciocco. Poteva semplicemente presentarsi, fare come tutti fanno, e, invece, ha scelto questa insulsa messa in scena per cosa? Salvare tu ed Emily da un destino infelice? Beh, mio caro marito, la vita è infelice

Gli sputai quelle parole addosso con la massima sincerità, perché erano esattamente ciò che pensavo. Non mi interessava se l'avrei ferito, né di altro.
Meritava ogni infelicità.

«Mi dispiace, Ophelia,» accusò lui, a sguardo basso. «Mi dispiace per tutto ciò che hai subito, anche a causa mia ed hai ragione, tutto questo era inutile. Ma, ormai, il gioco è fatto, quindi perché non trarne qualcosa di positivo?»

«Positivo?» Chiesi, sarcastica.

Uriah mi prese la mano, sorprendendomi sinceramente. «Dai una possibilità ad Elias. Permettergli di parlarti, anche solo per un momento. Lo so, ora sei arrabbiata e ferita, ma temo che questo dolore non se ne andrà mai se non ti confronterai con lui. In fondo, siete il principio di questa storia.»

Personalmente, non volevo essere proprio niente, e soprattutto non con Elias.
Sfilai la mano da quella di Uriah e mi strinsi a me, cercando di difendermi.

«Io non ho bisogno di lui. Per me, Elias resta un estraneo.»
«Ma Hamlet era importante.»

Sentendo quel nome, un brivido di dolore infranse il mio cuore e tutto, velocemente, peggiorò. Squadrai malamente Uriah e, se solo possibile, lo avrei dilaniato sul momento.
Davvero non riusciva a capire ciò che provavo, nessuno riusciva.

«Lo hai detto tu stesso,» scandii, furente: «Hamlet è morto
Lo era il suo ricordo, così il mio affetto per lui, distrutto da tutte quelle nuove verità, così atroci.
Hamlet era un mio amico, ma ora c'era Elias e non era la stessa cosa, ed Uriah doveva capire.

Il ragazzo, arreso, si rialzò, restando comunque a guardarmi. «Promettimi che ci penserai.»
Di tutto rimando, non risposi.

Promesse, promesse e ancora promesse. Gli altri ne pretendevano ma, le mie, conoscevano solo delusioni. Quella volta, avrei tenuto il coltello per il manico.

Angolo

Nuovo capitolo!

Cosa ne pensate di ciò che sta accadendo?
Ophelia dovrebbe o no perdonare Elias?

Fatemi sapere!

A presto,
Giulia

Ophelia | il cacciatore di stregheWhere stories live. Discover now